Capitolo 62

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Stavo aspettando ormai da qualche ora.

Nascosta nell'ufficio di Giulio.

Voleva che fossi lì.

Voleva che fossi la prima persona a sapere.

A sapere le sorti del suo futuro.

Chissà cosa gli avranno chiesto.

Di cosa staranno ancora parlando.

Se accetterà il lavoro.

Un anno in America.

Di relazione a distanza.

E poi chi lo sa.

Chissà come continuerà la nostra storia.

Magari conoscerà un'altra.

Un'americana tutta curve e capelli biondi.

Diversa da me.

In tutto.

Ma migliore.

Spero di no.

Amo Giulio.

Voglio che tra noi sia per sempre.

Anche se i per sempre non durano un cazzo.

Era quello che mi ripeteva sempre un ragazzo in casa famiglia.

Aveva perso la fiducia nella vita.

Ed era triste.

Perché bisogna credere nei per sempre.

Mi stavo annoiando.

In una stanza totalmente al buio.

Seduta dietro alla scrivania.

Con la paura che qualcuno possa scoprirmi.

Ma tecnicamente soltanto Giulio ha le chiavi.

Sentii un rumore provenire dalla porta.

Era lui.

Avevo riconosciuto il profumo del suo dopobarba.

Ero sulle spine da ore.

Da ieri sera.

Alla notizia di questo colloquio.

"Finalmente, pensavo fossi stato rapito!".

L'uomo accese le luci.

Poi si avvicinò a me.

Aveva qualcosa di voluminoso appoggiato sull'avanbraccio.

"Scusami, ma è stato un incontro complicato" accennò un sorriso prima di baciarmi.

Mi era mancato.

Gli lasciai il posto alla scrivania.

Mi appoggiai al tavolo.

"Allora? Vuoi dirmi com'è andata?".

"Molto bene, sono stato professionale e gentile, come dicevi tu".

"E?".

In risposta prese quella cosa scura.

Sembrava un indumento.

Lo aprii verso di me.

Era una felpa.

Blu.

Con la scritta University of Denver color argento.

"Hai accettato" fu lì che capii.

Aveva accettato il lavoro.

"Sì".

"...bene, sono fiera di te" mormorai.

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