Capitolo 28

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Ero a lavoro.

Avevo il servizio al ristorante.

All’ora di cena.

I tavoli erano tutti pieni.

Io e le altre ragazze schizzavamo da una parte all’altra.

E per fortuna era così.

Almeno non avevo tempo di pensare a quello che avevo fatto.

Avevo baciato Giulio.

In un luogo pubblico.

Ci avrebbero potuti scoprire.

Ma era tutto così giusto.

Per niente sbagliato.

Ne avevamo bisogno.

Era scattata la scintilla.

Come animali.

Solo dopo capii le sue parole.

Io lo tenevo legato a me.

Con un filo sottile.

Quasi invisibile.

Aveva ragione.

Lo avvicinavo.

Per poi allontanarlo.

Cazzo Amelia.

Sveglia.

Devi prendere una decisione.

Non fa bene a nessuno dei due questa situazione.

Fai soltanto male.

Andando ad avallare le parole di Gabriele.

Di quella sera.

La verità?

Non riesco a staccarmi completamente da lui.

Perché una parte di me vuole conoscerlo.

E viverlo.

Ma l’altra è più realista.

Sa di non poter costruire nulla con lui.

Non nei prossimi tre anni.

Quindi che fare?

Mollare la presa.

Recidere il filo.

“Amy, c’è Pierpaolo che ti aspetta fuori”.

Il mio turno al ristorante era finalmente finito.

Nonostante i mille pensieri ero riuscita a rendermi utile.

“Grazie Cri, ci vediamo domani” salutai la mia collega.

Uscii dal locale.

Pierpaolo era appoggiato al muro che mi aspettava.

Chissà come mai.

“Ehi” mi sorrise.

“Ehi”.

“Tutto bene a lavoro?”.

“Sì, peccato per il dolore ai piedi”.

“Ci credo...”.

“Mi cercavi?”.

“Sì, volevo dirti che sono molto felice di uscire con te domani”.

Che tenero.

“Anche io”.

“Ho prenotato in uno dei ristoranti più noti giù in città perciò vestiti elegante”.

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