Capitolo 40

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Venni afferrata e tirata in un piccolo corridoio.

Avevo il fiato sospeso.

Ma poi davanti a me si parò Giulio.

"Ma le pare il modo?!" sbottai.

Mi aveva spaventata.

"Scusami, ma volevo farti l'in bocca al lupo per il colloquio...stavi andando dal Rettore, no?" sorrise.

"Sì, stavo andando proprio adesso".

L'uomo mi osservò con uno sguardo strano.

"Stai bene? Sembri stanca...".

"Non ho chiuso occhio stanotte, troppi pensieri però sto bene".

"Sicura che riesci a sostenere il colloquio?".

"Certo".

"L'altro studente scelto è del terzo anno quindi mi raccomando, impegnati per quel posto alla conferenza".

"Cercherà di fare del mio meglio".

"Non sei felice di esserti piazzata al primo posto?".

"È stato merito tuo immagino".

Avevo la sensazione che Conti vi avesse messo lo zampino.

Come potevo essere arrivata prima con un argomento così stupido?

"No".

"Ma come è possibile?".

"Io non ho valutato le presentazioni, non ho fatto nulla, il Rettore si è occupato delle valutazioni e della graduatoria".

"Ce l'ho fatta per merito mio?".

"Sì, Amelia...dovresti credere un po' di più nelle tue capacità".

Aveva ragione.

"Posso chiamarti più tardi per sapere com'è andata?" mormorò imbarazzato.

"...va bene".

Ed eccolo lì.

Di nuovo.

Quel sorriso killer.

Capace di sciogliere il cuore di chiunque.

"Ora vado altrimenti arrivo in ritardo".

"Certo, devi andare, bene...mi raccomando, sii te stessa".

Annuii.

Gli lanciai un ultimo sguardo.

Per ammirarlo.

Super elegante.

Super affascinante.

Mi incamminai di nuovo.

A separarmi dal Rettore c'era soltanto una scalinata.

Salii ogni gradino lentamente.

Dovevo liberare la mente da qualsiasi pensiero.

Bello o brutto che fosse.

Era il mio momento.

La mia occasione.

Presi un bel respiro.

E bussai.

"Avanti".

Entrai quasi in punta di piedi.

L'uomo se ne stava seduto dietro la sua scrivania in mogano.

L'ufficio sembrava arredato con mobili antichi.

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