Capitolo 1

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Capitolo uno

"Melanie, il tavolo tre ti aspetta per la prenotazione!" le urlò la signora Ava cercando di sovrastare il vociferare delle varie persone che occupavano le sedie spugnose della tavola calda.
Melanie le alzò un pollice, segno che aveva sentito benissimo e munendosi del dispositivo elettronico per le commissioni, poté avvicinarsi alla coppia che aspettava di poter ordinare.

"Oggi c'è molta gente" constatò David avvicinandosi a Melanie e prendendo i piatti per una comanda da servire.

"Già, sarà per la fiera" rispose stancamente la ragazza andando a servire un tavolo adiacente al muro infondo alla stanza gremita di gente.

"Mi chiedevo, ti va di andarci?" le chiese speranzoso di una risposta affermativa.

"Non posso" rispose schietta Melanie aspettando che la signora Ava le poggiasse sul bancone un ordine da portare al tavolo tredici.

"Perchè?" continuò imperterrito il riccio.

Melanie si trovò in seria difficoltà. Era da tempo che non usciva di casa, se non per il lavoro e per alcune commissioni. Non poteva di certo confessargli che non se lo poteva permettere, che a fine mese ci arrivava a stento e che un'uscita, anche un semplice caffè, era considerato per lei, nella condizione in cui si trovava, un lusso che proprio non poteva permettersi.
E di sicuro non poteva chiedere a David di anticiparle i soldi per il biglietto d'ingresso alla fiera, o per una vaschetta di patatine prese al volo dai fast food ambulanti.

"Ragazzi a lavoro!" li ammonì Ava, salvando Melanie dalla verità.

Non appena David si fu allontanato, la signora Marshall le bloccò un braccio.

"A fine turno devo parlarti" le sussurrò dolcemente.

******

Nel momento in cui il locale fu libero di tutti i clienti che nel corso della giornata si erano fermati per un pasto, e Ava abbassò la serranda dall'interno, Melanie abbandonò la piccola stanza dello sgabuzzino adibita anche a spogliatoio e poté indossare la sua maglietta comprata in un negozietto vintage a pochi dollari, distante qualche isolato da casa sua.
Dopo aver chiuso la porta, si avvicinò ad Ava che la stava aspettando con uno sguardo materno.

"Tesoro, come te la stai passando?" chiese prendendole la mano teneramente.
"E non mentirmi!" continuò Ava.

"Tutto come sempre" rispose abbassando il capo.

"David ci è rimasto male al tuo ennesimo rifiuto. Proprio non capisci che gli piaci?"

"Ma a me non piace lui. E poi non voglio uscire" rispose rimanendo sul vago.

"Non vuoi o non puoi?" Le chiese con un cipiglio.

"Perché mi stai umiliando, Ava?"

"Lungi da me umiliarti, tesoro. Voglio semplicemente che ti confidi con me, che sia tu a dirmi di aver bisogno di qualcosa. Non posso prendere io l'iniziativa di aiutarti. Perché ho timore di risultare invadente" le parlò la signora Marshall.

"La verità è che si, ho bisogno di un lavoro che mi dia uno stipendio leggermente più alto. Con l'affitto e le bollette arrivo a fine mese con l'acqua alla gola. Ma con i turni qui, gli unici giorni in cui potrei dare disponibilità agli altri datori di lavoro sono la domenica, a volte solo il pomeriggio, e il lunedì. E nessuno mi assumerebbe" si confessò la ragazza provando vergogna ad ammettere che, per alcune uscite, aveva bisogno di denaro.

"È da un po' che ci stavo pensando. Ne ho parlato con Franz. Ti vogliamo aiutare" sorrise Ava.

"Non voglio soldi, Ava. Voglio la possibilità per guadagnarli" disse risoluta.

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