Capitolo 33

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Capitolo trentatré

L'idea di condividere una serata con Rider, in famiglia, preoccupava Melanie.
Con Rider tutto la preoccupava, in realtà.
Le situazioni accanto a lui erano imprevedibili, come imprevedibile era la sua vita.

E mentre sedeva nei sedili posteriori, accanto a sua madre, lanciava qualche occhiata preoccupata a suo padre, osservando la sua compostezza statica, che poggiava la schiena dritta e tesa allo schienale, guardando di sottecchi Rider, che guidava come un esperto la sua auto.
Si erano messi in viaggio per raggiungere il fatidico ristorante la cui prenotazione era stata fissata quella mattina stessa, e Melanie non vedeva l'ora che la serata volgesse al termine, poichè Rider sarebbe partito subito dopo la cena, e che lei gli avrebbe detto addio.

O almeno, così sperava.

Il pensiero di salutarlo per sempre, la fece sorridere leggermente, poi però quell'espressione di mera contentezza, scomparve, alla consapevolezza che avrebbe vissuto comunque quella serata.
Sperò solo durasse poco.

Sperava un po' troppo, forse.

Nervosa, cominciò a giocherellare con l'orlo del vestito nero, mentre tutti, all'interno dell'abitacolo contemplavano il silenzio, incrementando quel senso di inquietudine in Melanie.
L'espressione di pieno stupore di Rider alla vista del suo corto vestito, nel momento in cui aveva sceso le scale e si erano ritrovati tutti nel soggiorno, le aveva provocato uno stupido sorriso che, però, aveva subito ricacciato.

Non aveva scelto quel vestito per ottenere l'approvazione o il costante sguardo di quel ragazzo sul suo corpo. L'aveva scelto, primo perché era stato un regalo di qualche ora prima da parte di sua madre, e poi perché si vedeva bellissima.
Le piaceva il modo in cui quel semplice tubino abbinato a dei sandali bassi, le si adattava perfettamente, avvolgendo le forme impeccabilmente, senza che la ragazzina apparisse volgare.

Guardò sua madre sulla sua destra, tranquilla e con un sorriso sereno sul volto.
Il suo esatto contrario.
Per errore spostò il suo sguardo sullo specchietto retrovisore, cercando inconsapevolmente gli occhi di Rider, trovandoli subito.
Imbarazzata, distolse lo sguardo, fingendo un leggero colpo di tosse, per spezzare quel silenzio che per quanto fosse spiacevolmente muto, le risultava davvero troppo assordante.
Rider, d'altro parte, era abbastanza tranquillo e il sorriso sghembo che riservò a Melanie, colta in flagranza, esprimeva che si sarebbe comportato come al suo solito, come lo stronzo che era.
Di certo non avrebbe fatto a meno di prendere in giro la ragazzina di fronte ai suoi genitori.
Erano amici d'altronde, giusto?
Avrebbe scherzato con lei. È così che fanno gli amici, no?

"Vi dispiace se fumo?" Chiese fintamente dispiaciuto Rider, osservando i genitori della ragazza, non prendendo in considerazione Melanie.

Quando entrambi i capi furono mossi in segno di diniego, il ragazzo si portò alle labbra la sigaretta, con tutta l'intenzione di fumarla.

"A me si" parlò timida e con un filo di voce Melanie.

Oh, certo che la infastidiva. Rider lo sapeva benissimo. Sorrise e portò l'accendino vicino alla sigaretta, trovandola innervosita e riflessa nello specchietto.
Imperterrito, continuò.
O almeno cercò, finché la sigaretta non gli fu tolta dalle labbra dalla ragazza, che con un balzo si era fatta avanti per impedirgli di fumare.
Melanie tornò con le sue spalle sui sedili con in mano la sigaretta spenta. Vittoriosa, la nascose nella tasca del suo spolverino nero, abbinato all'abito, regalando un'occhiata di sfida a Rider, che non aveva avuto il tempo di reagire.

Ah, Melanie doveva solo ringraziare che ci fossero i suoi genitori in macchina, altrimenti avrebbe sperimentato in prima persona ciò che succedeva a chi osava sfidarlo.
Scosse la testa, sorridendo sornione, e decise di avvertirla, con un solo sguardo minaccioso, facendole capire in che guaio si era andata a cacciare.

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