Capitolo 29

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Capitolo ventinove


Il giorno seguente, la ferita, dopo averla medicata, sembrava andasse sempre meglio e il dolore stesso era sopportabile.
Sarebbe partita nel pomeriggio per arrivare la mattina seguente, in perfetto orario per festeggiare suo padre per tutta la giornata.

Con un'occhiata all'orologio e uno sulle robe da portare con lei, cominciò a preparare la valigia.
Si sarebbe fermata qualche giorno, anche se aveva avvertito la tentazione di fermarsi lì per sempre.
Aveva avvertito Ava circa la sua partenza, la quale non aveva ribattuto nulla.

'Finalmente hai trovato il coraggio di tornare' le aveva risposto la signora teneramente.

E lei non vedeva quasi l'ora di riabbracciare suo padre. Anche sua madre.

Si spostò in bagno lentamente per organizzare il beauty case e inserire i pochi prodotti di bellezza che possedeva. Col capo chino, intenta a chiudere la cerniera, tornò in sala.

"Buongiorno" asserì la voce di Rider, sdraiato comodamente sul suo letto.

Melanie sussultò per lo spavento, poi lo guardò contrariata di vederlo lì.
Arrossì di colpo ricordandosi della sera precedente, e si infastidì di come il ragazzo si fosse dileguato dopo aver fatto sesso.

"Te lo dico per la terza volta. Lascia le chiavi di casa qui e sparisci"

"Non mi sembrava che la mia presenza ieri ti infastidisse così tanto mentre..." cominciò sornione Rider, leccandosi il labbro inferiore, provocando un ulteriore arrossamento sulle guance alla ragazza, immobile alla porta del bagno.

"N- NO! Finiscila! Non riesumare quel discorso! Non c'entra! Non è normale che improvvisamente mi piombi in casa. Questa non è casa tua. Dammi le chiavi" balbettò, riprendendosi poco dopo e alzando il tono di voce, con la speranza di apparire autoritaria.

Tutto sembrava, tranne che autoritaria dinanzi agli occhi famelici di Rider.

"Vieni a prenderle" rise agitando il mazzo di chiavi.

"Non sto al tuo gioco" parlò Melanie dandogli le spalle e inserendo il beauty case nella valigia, posizionata sul tavolo.

Lo avrebbe ignorato, lui si sarebbe stufato e se ne sarebbe andato. Giusto? Non gli avrebbe dato per nulla l'attenzione che Rider desiderava su di sé.  In questo modo avrebbe colpito il suo smisurato ego, l'avrebbe ferito nel profondo e non si sarebbe fatto più vedere.

"Dove andiamo?" Chiese la voce sussurrata di Rider, mentre poggiava con delicatezza le sue mani sui fianchi della ragazza, che ebbe uno spasmo per la vicinanza non prevista con il ragazzo.

Non l'aveva neanche sentito avvicinarsi a lei.

"Tu, vai in un luogo dove ti ho già mandato tempo fa, io invece... beh sono fatti miei" parlò risoluta, ritrovandosi con uno strattone del ragazzo, di fronte a Rider.

Il ragazzo rise, avvicinandosi alle labbra della ragazza, che voltò il capo per non farsi baciare.

"Mmh vorrei tanto portarti lì con me per una seconda volta, bambolina" rise malizioso, muovendo la mano sul suo fianco.

"Allontanati"

"Hai paura di sbagliare di nuovo?"

Melanie restò spiazzata da quella domanda. Sapeva che avesse sbagliato, lo sapeva anche lui. Era quel 'di nuovo' che la preoccupava. E se non fosse stata in grado di fermarsi, proprio come la sera precedente? Giunse alla risposta che più temeva.

Si, aveva paura.

Di Rider, di se stessa e di loro due quando erano insieme.

Melanie lo strattonò delicatamente, tornando ad occuparsi della sua valigia, a riempirla con vestiti precedentemente ben ripiegati, fingendo di non sentire quello sguardo ardente sul suo corpo.

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