Capitolo ventitréRider le si avvicinò con sguardo tetro e strappò dalle fragili e tremolanti mani, quell'ingente carico che portava la ragazza.
"Non ho bisogno del tuo aiuto" parlò Melanie, cercando di strattonare con un movimento brusco, ciò che il ragazzo poco prima aveva afferrato.
Rider sbuffò e aspettò che la ragazza aprisse la porta.
Ma, contrariamente ai suoi desideri, Melanie non accennava neanche ad estrarre le chiavi dallo zainetto."Che aspetti ad aprire la porta?" Chiese spazientito.
"Vattene. Non sei il benvenuto a casa mia" lo sfidò Melanie, dando le spalle alla porta e ritrovandosi davvero vicina al ragazzo.
Wow questa era pesante. Faceva male, ma avrebbe fatto finta di niente.
"Cazzo me ne frega. Benvenuto o no, apri questa porta. E non lo ripeterò più" parlò minaccioso prendendole il volto.
Melanie lo scostò duramente, poi si voltò in cerca delle chiavi, ponendo, successivamente, una distanza dal corpo di Rider, che si era fatto volontariamente più vicino.Entrarono in casa silenziosi, e Rider si andò a sedere su una delle due sedie che c'erano in stanza, osservando Melanie poggiare le buste sul tavolino.
"C'è un balcone?" Chiese, estraendo una sigaretta dal suo pacchetto.
"Fuori dalla porta" annuì Melanie odiosa.
Rider rise, davvero credeva che si sarebbe fatto sbattere fuori da una mocciosa?
"Cosa ti avevo chiesto prima di lasciarti andare, stamattina?" Sussurrò mellifluo Rider, osservando lo sguardo da cane bastonato della ragazza.
Le bastava un niente per cambiare atteggiamento, passare da uno spavaldo e sicuro di sé, ad uno da cucciolo in pericolo.
E dio, l'ultimo sguardo gli piaceva da morire!
"Dillo, Mel" continuò, sollevandosi dalla sedia e camminando con passi lenti, lentissimi, verso la ragazza, che negava con la testa indietreggiando impercettibilmente.
No, non glielo avrebbe detto. In quella situazione le sembrava la cosa più sbagliata da dire, la cosa più schifosa che potesse rappresentare e significare il possesso nei suoi confronti da parte di Rider.
"Mel" cantilenò Rider, portando una mano verso il jeans, sollevando la maglia da un lembo, e facendole intravedere la beretta.
"D i l l o" soffiò fin troppo lentamente sulle sue labbra.
"D-di fare la brava" si arrese con le lacrime agli occhi.
Si sentì una stupida bambina che aveva appena disobbedito a suo padre, ed ebbe paura che anche Rider avesse pensato la stessa e identica cosa.
Quel suono alle orecchie di Rider, bastò a spingere il ragazzo a delineare con la sua lingua, il labbro inferiore di Melanie e trattenerlo tra i suoi denti. Cominciò ad esercitare sempre più pressione, finché non sentì dei lamenti fuoriuscire da quella bellissima bocca.
Sorrise maligno nel constatare l'uscita di una gocciolina di sangue da un punto del labbro, a causa della pellicina che le aveva strappato.
"E come sempre non mi hai ascoltato. Perchè devi fare sempre e tutto di testa tua?" La rimproverò il ragazzo, nascondendo il viso nel collo della ragazza, che sussultò.
"Cosa sei venuto a fare qui?" Chiese impaurita, tenendo le braccia lungo i fianchi, immobili.
"Ero di passaggio e ho portato il pranzo" rispose serio in viso, allontanandosi.
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Running after you
RastgeleAlessitimico. Anaffettivo. Arrogante. Bastardo. Egoista. Machiavellico. Misantropo. Sfacciato. Stronzo. Vendicativo. E bello da togliere il fiato. Pochi aggettivi che avrebbe usato Melanie per descrivere Rider. Abitudinaria. Emotiva. Ridicolosamen...