"Eccomi" dico giungendo nella ultra spaziosa sala da pranzo, quasi sentendomi osservata dai troppi quadri, stampe e tele che popolano le candide pareti color lenzuola.

Shawn, in piedi vicino al bancone della cucina, mi fa segno con la mano di prendere posto su una sedia.

Mi accomodo su uno degli sgabelli di fronte al bancone, chiedendomi a cosa debba questo onore. 

Shawn rivolgendosi verso di me, ma rimanendo dalla parte opposta del bancone, mi porge una tazzina di caffè probabilmente appena preparata. La poggia sul piano di marmo venato senza dire nulla.

"Consideralo un piccolo gesto per scusarmi di quello che è successo" dice, deve aver notato la mia espressione confusa.

"Non è tua la colpa" affermo decisa, non può affibiarsi da solo le colpe di quel coglione di Dylan.

"Si, lo so, ma molto probabilmente non si scuserà mai".

"O-Ok" dico poco convinta accettando il caffè e portandomi la tazzina alla bocca "sappi solo che per me l'offerta di un caffè caldo non è solo 'un piccolo gesto', ma è un gesto che ti rende davvero onore" ironizzo.

"Ti piace così tanto?" Chiede stupito.

"Si, diciamo però che cerco di non esagerare, dato che già di mio non sono una persona così tranquilla, quindi..."

"È solo caffè, e poi se non sei una persona così tranquilla beviti litri di tisane piuttosto che il caffè, no?" Chiede sorridendo.

"Beh il fatto è che io amo da matti anche le tisane, quindi in pratica nelle mie vene non scorre sangue, ma caffè e tisane" dico sicura di me.

"Non ha senso, se bevi caffè che dovrebbe farti stare sveglia, e poi bei altrettante tisane, otterrai due effetti opposti" commenta, sembrando molto interessato al discorso.

"Si, ma io solitamente bevo il caffè perchè mi piace il gusto, non lo uso per stare sveglia" rispondo per mettere a tacere i suoi dubbi.

"L'effetto è lo stesso" ribatte lui.

"Beh, sono una persona dualistica, facci l'abitudine" gli sorrido continuando a sorseggiare.

"Mi piacciono le contraddizioni, sono un maestro in questo" scherza amichevolmente.

"Da dov'è che vieni?" Do il via ad un'altra conversazione per permettergli di parlare di sè.

"San Francisco, come Tyler, tu?".

"Utah" rispondo.

"Esotico".

"Direi pittoresco piuttosto" lo correggo "Oh e desolato, nulla a che vedere con San Francisco".

"Tutta un'altra storia. Ma noioso dopo un po'" Risponde brevemente, riuscendo a mostrare il suo interesse e la sua volontà nel portare avanti la conversazione pur limitandosi a frasi molto brevi. Mantenendomi sulla stessa linea di pensiero, tento di suscitare lo stesso effetto.

"Credi che esista qualcuno che non vorrebbe vivere altrove rispetto a dove si trova?" Lancio un interrogativo banale ma efficace.

"Difficile, l'insoddisfazione e la noia entrano in gioco per tutti prima o poi" enuncia "C'è solo un luogo in cui non mi annoierei mai e non è un luogo, ma una persona che non ho ancora incontrato se capisci che intendo".

"Oh, molto profondo. Condivido appieno" resto stupita dalla dolcezza della sua affermazione, pronunciata come fosse un pensiero qualunque e comune da condividere.

"Comunque ti suggerisco di non essere troppo spiritosa con Dylan, mi preoccuperei se iniziasse a venirti dietro. Però è da dire che non lo sconosco un granché".

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