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«Non dirmi che hai fatto quello che penso».

«Ah sei tu, buongiorno anche a te!» rispose Marco sbadigliando.

Aveva ancora le palpebre chiuse, il suono del cellulare l'aveva svegliato e nella penombra della sua stanza aveva risposto senza guardare chi fosse.

Si girò sul fianco destro e vide che la svegliava segnava le 8.

«Sì, sono io. Cosa è successo ieri sera?» tagliò corto Matteo, la curiosità lo stava divorando.

Marco si strofinò gli occhi e puntando i gomiti sul materasso, si alzò appoggiandosi alla testiera: «Non potevi aspettare e farmi dormire un po' di più?».

«No, forza raccontami tutto»

Per quanto fosse ancora tra le braccia di Morfeo, capì subito a cosa si sta­va riferendo il suo amico, l'aveva visto allontanarsi con quella ragazza.

«Ti so dire solo il suo nome, si chiama Jessica» rispose grattandosi la testa.

«Voglio più dettagli, non far finta di non capire» la voce all'altro capo del telefono si fece più severa.

Marco capì che doveva vuotare il sacco, doveva dirlo ad alta voce, ripetere nella sua mente il grande sbaglio fatto poche ore prima.

Tirò un lungo sospiro e iniziò a raccontare all'amico tutto, confessando di essere stato con un'altra donna ma che nel momento più intenso l'aveva chiamata Chloe.

«Ho capito che sto mentendo a me stesso Teo, non posso più far finta di nulla. Io amo ancora Chloe» strinse le lenzuola e le scostò con for­za, pur indossando solo i boxer neri sentiva molto caldo.

«Oh finalmente l'hai capito. Cosa intendi fare adesso?» domandò Mat­teo.

Marco si sentì colpire in pieno stomaco, pur sapendo cosa voleva era pre­occupato dal rifiuto di lei, il rivivere di nuovo quell'addio l'avrebbe devasta­to.

«Farò l'impossibile per lei, per poterla stringere di nuovo tra le mie braccia, non posso continuare a stare senza di lei.», stordito dalle emozioni che gli provocavano quei pensieri, si alzò e si diresse in bagno davanti allo spec­chio.

Accese la luce e notò nella sua immagine riflessa il suo viso stanco, risul­tato di quella notte bella densa di sensi di colpa e rimorsi.

«Ho commesso un altro errore Teo, ho permesso che il mio orgoglio l'al­lontanasse da me, l'ho messa in dubbio pur conoscendola. Ci ho prova­to ma senza di lei non è lo stesso, mi sembra di vivere in uno stato di apnea perenne, non resisterò a lungo» .

*****

Spalancò la finestra lasciando entrare quel venticello fresco, il letto disfatto riportava i segni di una nottata terribile, le lenzuola erano più sul pavimento che sul materasso. Si chinò a raccogliere il copriletto bianco dal tappeto turchese e lo ripose sulla sedia accanto all'armadio.

Non era riuscita a chiudere occhio per più di un paio di ore, erano state troppo pesanti quelle parole, per di più dette dalla sua migliore amica, la persona che dovrebbe conoscerla più di chiunque altro.

Dopo quell'attacco gratuito Riccardo l'aveva portata fuori assicurandosi che stesse bene, lei non aveva alcuna intenzione di piagnucolare sulla sua spalla, di mostrarsi di nuovo fragile, aveva quindi finto di stare bene spe­rando di ingannarlo.

Raccolse le lenzuola rosa e le sistemò facendole aderire bene al materas­so.

"Non riesci più a fare nulla senza di lui?" quelle parole continuavano a rim­bombarle in testa, prese il cuscino e lo lanciò nell'armadio.

Cascare nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora