-30-

167 25 128
                                    

Era passata una settimana. Non eranostati giorni facili, era stato costretto a mettere in discussione sestesso, con le parole di sua madre a rimbombargli in testa. Una semplice domanda l'aveva spinto con le spalle al muro, costringendolo a svestirsi delle sue sicurezze, cosa che mai aveva fatto.

Per quanto gli costasse ammetterlo, non aveva fatto nulla per recuperare Chloe, nulla per farle capire quanto avrebbe voluto stringerla tra le braccia, cancellando quella distanza tra loro.

Parigi...Praga...Budapest... qualunque città pur di stare lontani da tutto quello. Se lo erano ripromessi tante volte, prendere un aereo e scappare via così per qualche giorno. Non l'avevano mai fatto per davvero, il suo lavoro l'aveva sempre frenato.

Fece una lunga tirata, rilasciando lentamente il fumo mentre iniziava a capire quanto fosse stato un autentico stronzo; il lavoro l'aveva sempre portato altrove con la testa, sorvolando anche su quanto bisogno lei avesse di qualche presenza in più, di qualche momento in più per loro.

Era diventato come suo padre: l'aveva sempre detestato e ora vestiva i suoi panni. Si chiedeva quando era accaduto, quando si era fatto inghiottire dai suoi progetti, dalla sua voglia di arrivare. Scosse la testa come a voler allontanare quelle verità per concentrarsi su quei dannati fogli, ma lei continuava a percorrere la sua mente, non gli dava tregua. 

Infilò due dita nel colletto della camicia cercando di allentarlo un po' per liberarsi di quell'improvviso calore, quella sensazione di apnea che lo marcava stretto negli ultimi tempi.

Gettò l'ennesimo mozzicone nel posacenere alla sua destra e riprese a rileggere i dati da esporre nel pomeriggio ai nuovi clienti. Riga dopo riga gli occhi sembravano perdersi, confondevano le parole, fino quasi a diventare un enorme buco nero, un vortice dal quale non sarebbe uscito. Probabilmente la consapevolezza di non aver fatto abbastanza, di aver sempre posticipato il tutto lo stava divorando rendendogli impossibile il lavoro.

"Ho bisogno di rinfrescarmi" pensò dirigendosi in bagno, dove aprì il rubinetto con foga.

Lasciò scorrere il getto per qualche secondo fissando lo specchio e ciò che vide non gli piacque affatto; faticava a riconoscersi in quel viso stanco, in quelle occhiaie marcate e in quelle iridi spente. Allungò una mano sotto l'acqua e se la passò sul viso un paio di volte, le molecole fresche a contatto con la calda pelle gli diedero sollievo. Chiuse il rubinetto e tornò alla scrivania deciso a terminare al più presto il lavoro.

«I materiali scelti sono stati reperiti da...» il suo sguardo cadde sul calendario davanti a lui e si pietrificò.

Possibile che se ne fosse dimenticato?Aveva bisogno di una conferma, ultimamente perdeva spesso la cognizione del tempo. Allungò il braccio sinistro e compose velocemente i numeri sulla tastiera portando la cornetta all'orecchio: «Paola ciao, puoi dirmi che giorno è?» ,

Dall'altro capo ci fu un attimo di esitazione, di silenzio, poi flebilmente arrivò la risposta: «E' l' 8 maggio dottore, ha bis..?»

Marco chiuse la conversazione senza nemmeno lasciarla finire.

Era proprio quel giorno l'occasione per dimostrare quanto lei fosse importante, quanto era disposto a cambiare per loro. Sapeva bene quanto per Chloe fosse difficile affrontare quel momento da sola, il dolore l'avrebbe divorata. Lui doveva essere lì a sostenerla. Era consapevole che lei non avrebbe voluto vederlo, ma doveva sapere che poteva ancora contare su di lui, poteva ancora sentirsi al sicuro tra le sue braccia.

Preso da questi pensieri si alzò, spense il pc e uscì di corsa dall'ufficio giungendo alla scrivania di Paola: «Sto andando via, annulla l'appuntamento per oggi pomeriggio».

Cascare nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora