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Seduto accanto al finestrino, Marco era incantato ad osservare la città correre veloce come i suoi pensieri. Ogni luogo poteva nascondere lei, ogni via poteva vederla seduta in qualche bar, a sorseggiare il suo amato caffè macchiato. La città era immensa, troppo immensa, anche per loro due. Si erano persi, si erano solo persi... Continuava a ripeterselo; lei era spaventata e toccava a lui trovarla, proprio come quella volta. Questa volta però era diverso, era in pericolo il loro futuro.

Avrebbe dovuto ripetersi il discorso, rileggere gli appunti per studiare al meglio la strategia, ma i sentieri della sua mente erano percorsi solo da Chloe in quel momento.

Intorno a lui il mondo andava avanti, qualche posto più in là due anziane signore chiacchieravano amabilmente. L'anziana signora dagli occhiali viola, raccontava alla sua vicina paffuta i primi passi della sua nipotina, felice di essere la nonna di quell'adorabile birbante. Dietro di loro, su quei sedili di plastica blu, una ragazza riccia mora con un grande paio di cuffie viola, agitava energicamente la testa, probabilmente al ritmo di una hit estiva. Vicino a lei, un ragazzo biondo magrolino, la osservava timidamente, in attesa del momento giusto che sembrava non arrivare mai. Marco sorrise a quella scena, era come guardarsi allo specchio il giorno del primo appuntamento con Chloe.

Un forte strattone, accompagnato dal suono prolungato del clacson, lo fece sussultare.

«Ma non è possibile» urlò all'improvviso l'autista suonando insistentemente

«Dove cavolo hai la testa? Sulle strisce si attraversa! Sta cretina» concluse imprecando l'autista.

Marco e gli altri passeggeri, incuriositi, si affacciarono dal finestrino per capire meglio le dinamiche dell'evento. In quel momento il suo cuore si fermò per un attimo: non poteva credere ai suoi occhi.

*****

Erano bastate quelle poche domande a far sentire Chloe inadeguata, a farle capire che per quanto fosse arrabbiata, era ancora innamorata di Marco. Non poteva negare ciò che il suo cuore le gridava, mentre la sua testa cercava di buttarlo fuori. Si portò le mani sulla testa e sbuffò, non poteva assolutamente andare avanti così, aveva bisogno di metabolizzare, di capire, perchè non era ancora pronta ad affrontare le persone e le loro domande.

Avvolta dal traffico e protetta da quel caldo sole, decise di fare due passi e stare un po' con se stessa, voleva raggiungere il suo luogo, il luogo dove da sempre andava per riflettere in solitudine.

Fin da quando era piccola aveva bisogno di stare sola per poter metabolizzare gli eventi spiacevoli e trovare poi la forza di reagire, proprio come aveva fatto dopo quella terribile notte di dieci anni prima...

Il dolore la stava di nuovo schiacciando, le succedeva sempre quando quel ricordo faceva capolino. Una lacrima corse lungo la sua guancia, la asciugò in fretta decisa con il dorso della mano

«Basta piangere basta! Devo andare avanti!» si ordinò serrando i pugni lungo i fianchi.

Iniziò a camminare sotto i portici con passi veloci e decisi, diretta verso il suo luogo, ignorando completamente le vetrine che superava; sicuramente in un altro momento sarebbe rimasta ore a guardarle con gli occhi languidi, soprattutto quel negozio di scarpe all'angolo, appena superato, che lei amava.

Aveva una scarpiera piena di ogni tipo di calzatura, tacco a spillo, stivaletto, décolleté, stivali, eppure non erano mai abbastanza. Ogni scusa era buona per acquistare un nuovo paio di scarpe. Un compleanno, un appuntamento... Anche per il primo appuntamento con marco aveva acquistato un nuovo paio di scarpe, un paio di décolleté nere con laccetto di brillantini sulla caviglia da abbinare al suo vestito rosso corto, con un piccolo spacco sul fianco destro e uno scollo a U.

Presa da quei pensieri, attraversò la strada senza guardare e all'improvvisò il suono di un clacson la spaventò, un pullman di linea stava avanzando verso di lei; l'autista con destrezza la scansò all'ultimo. Chloe corse sul marciapiede, alzò gli occhi al cielo e espirò, era viva!

*****

Doveva assolutamente scendere! Il destino gli stava dando un'occasione, e lui non avrebbe lasciato perdere. Marco si alzò di scatto e andò velocemente dall'autista

«Si fermi devo scendere»

«Abbiamo appena passato la fermata, non posso! Scenderà alla prossima»

Si portò le mani alle tempie, non poteva permettersi di perderla: era troppo importante!

«Mi ascolti, le sto chiedendo per favore. Ho avuto una notte terribile, la mia futura moglie non ne vuole più sapere di me, non avevo idea di dove fosse finchè non l'ho vista pochi secondi fa. Devo incontrarla, si fermi» urlò attirando l'attenzione dei passeggeri.

Le anziane signore intenerite cercarono di aiutarlo, era tutto cosi romantico!

«Si fermi! Lo faccia scendere» urlò l'anziana signora paffuta, seguita dalla sua amica

«Lo aiuti, nessuno di noi dirà niente»

Ma l'autista era irremovibile, questo però non lo scoraggiò.

«Sono disposto a pagare se necessario, ma deve fermare questo dannato pullman»

«Le ho già detto no! Vada a sedersi! »

Marco sconsolato andò verso il suo posto e incrociò lo sguardo dell'anziana signora che gli fece l'occhiolino, sussurrandogli «Ti aiuterò, mi ricordi tanto mio marito... Che riposi in pace» concluse facendosi il segno della croce.

Lui non capì finché la signora non iniziò a lamentarsi

«Oh mamma mia mi sento male, mi gira tutto. Si fermi, la prego»

Tutti i passeggeri preoccupati insorsero costringendo l'autista ad una fermata di emergenza. Marco mandò un bacio veloce alla donna e scese di corsa: non poteva perderla!

*****

Chloe era quasi arrivata al parco, con la testa piena di pensieri. Conosceva un solo modo per mandare via il caos nella sua testa: ascoltare della buona musica. Aprì la borsa per prendere il cellulare, ma non lo trovò. Continuò a tastare, a cercare ma il cellulare non c'era e improvvisamente un flash: l'aveva lasciato sul tavolo, a casa.

«No no no! Dannazione, quando smetterò di essere così distratta?» si chiese agitando i pugni in aria.

Doveva assolutamente tornare a casa a recuperarlo, in fondo Marco era alla riunione, così aveva detto Riccardo, al bar. E se stava mentendo, se era ancora a casa?

Camminava su e giù sul marciapiede, indecisa su cosa fare: lasciare lì il suo telefono o andare a recuperarlo, rischiando di incontrare Marco? Optò per la seconda scelta, pregando di non trovarlo lì, non lo avrebbe sopportato. Chiuse velocemente la borsa e tornò indietro a passo svelto, doveva raggiungere la sua auto che, fortunatamente, distava solo qualche centinaio di metri.

Attraversò il ponte, superò i portici e si avviò verso il parcheggio, ed ecco la sua panda rossa. Tirò fuori le chiavi dalla tasca e la aprì con il telecomando a distanza mentre si avvicinava. All'improvviso, mentre stava aprendo la portiera della sua auto, si sentì afferrare il braccio da dietro.

SPAZIO AUTRICE

Ciao!!! Eccomi con un nuovo capitolo. Pian piano state conoscendo meglio Marco e Chloe, e il loro affrontare quella terribile notizia. Chi sarà stato ad afferrare Chloe? Ditemelo con un commento e lasciatemi una stellina se il capitolo vi è piaciuto.

Vi abbraccio,

la vostra Wiky.

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