1) Trasformazione

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Con lo sguardo fisso sull'orizzonte, salgo su un masso proteso verso l'alto, simile ad un promontorio di dimensioni ridotte, e lascio che il vento giochi con i miei capelli. La gamba destra è più avanti e piegata leggermente, quella sinistra è tesa, la postura è impeccabilmente eretta e il mio sguardo sembra sfidare i segreti che cela quella linea dove la terra tocca il cielo. Ai piedi dell'altura rocciosa su cui mi trovo, si estende una valle immensa, la cui erba di un verde vivido ondeggia al tocco delicato del vento; la valle, circondata quasi interamente dalla fitta foresta, sembra essere immersa in una calma apparente. Sullo sfondo si innalzano le montagne che, con la loro imponenza, sembrano protendersi verso l'alto con l'obbiettivo di toccare il sole, tramite le proprie cime innevate. Alle mie spalle invece, sorge la parte di foresta più fitta del territorio in cui abito: se ci si addentra, le fronde degli alberi coprono ogni singolo spiraglio di luce che cerca di baciare la terra e, grazie al vento, sembrano sussurrare una melodia malinconica. All'interno della foresta non si capisce mai se è notte o giorno, in quanto la luce non raggiunge il sottosuolo. Mi piace recarmi qui prima di scuola: il fruscio delle fronde degli alberi mi tranquilizza, la sensazione dell'aria fresca sulla pelle mi libera la mente, il fatto di essere sola mi mette a mio agio... Mi sembra di dimenticare tutto, di poter essere tutto ciò che voglio, di essere spronata a vivere il brivido di urlare al mondo chi sono.

Arrivo a scuola con il fiatone, a causa della corsa che ho appena fatto per arrivare prima del trillo della campanella di inizio lezioni. Nel cortile di fronte all'atrio vedo una ragazza parlare con Cullen, il misterioso ragazzo a cui nessuno generalmente rivolge la parola; mi fermo per qualche secondo per osservare la scena: la ragazza, come sospettavo, è Bella Swan, la nuova studentessa trasferitasi qui da poco che ha immediatamente fatto breccia nel cuore di Edward, avvicinandosi non solo a lui, ma anche alla sua famiglia. Ho sempre nutrito una leggera antipatia nei suoi confronti, ma non credo di aver mai dato un "perché" a questo mio insolito sentimento: generalmente, non sono una ragazza che punta il dito o che giudica gli altri, ma sta volta è diverso. Forse la vedo come una persona poco concreta, magari non sopporto il fatto che giochi sempre a fare "l'agnellino indifeso" di fronte a nuove conoscenza, oppure forse il fatto che sia così vicina ai Cullen mi urta i nervi; non ho nulla contro di loro, sia chiaro, ma gira voce che Jacob Black, un mio vecchio amico, sia in competizione con loro e che la sua famiglia e quella di Edward si odiano a vicenda. Sono anni che Jake ed io abbiamo perso i rapporti: chissà se un giorno, potremmo tornare ai vecchi tempi...
I miei pensieri vengono interrotti dal suono della campanella: Ok, basta fantasticare Astrid, torna con i piedi per terra se non vuoi prendere una nota! Guardo la coppia per un'ultima volta, accorgendomi che Jake ed Edward stanno discutendo in modo piuttosto acceso, poi, avvilita per non so quale motivo, mi avvio verso la classe.

A vedere tutti quei numeri mi si incrociano gli occhi: la professoressa sta spiegando lo stesso concetto da un'ora abbondante ed io sto letteralmente prendendo il sonno, nonostante stia lottando per tentare di capirci qualcosa. Guardo i miei appunti, tra i quali regna un disordine indescrivibile: l'unica cosa comprensibile è il titolo "Risoluzione dei sistemi lineari: Metodo di Sostituzione, Confronto, Riduzione e Cramer", per il resto... Mi sa che anche sta volta dovrò studiare la teoria sul libro!
Mancano ancora pochi minuti all'intervallo, posso resistere. O almeno lo spero! Nel frattempo però, una strana sensazione mi invade il corpo, aumentandone la temperatura in modo del tutto innaturale; sbatto le palpebre ripetutamente, cercando di convincermi che il calore sia solo una conseguenza dell'ansia per l'interrogazione della lezione precedente. Rimango immobile con lo sguardo fisso sul quaderno, tentando di non dare nell'occhio e suprattutto di mantenere la calma. Non appena la campanella segna la fine della lezione, mi alzo a fatica dal banco e mi dirigo spedita verso il bagno, sentendo le guance in fiamme ed il resto del mio corpo tendersi, come se stesse bruciando. Apro freneticamente il rubinetto e unisco le mani a ciotola per lavarmi il viso con l'acqua gelida, al fine di calmarmi e trovare ristoro; ma tutto ciò non serve a nulla: la temperatura corporea continua ad aumentare e sono sull'orlo di cadere nel panico! Dovrei avvisare un professore? No, dai, magari ho solo bisogno di una boccata d'aria...
Mi precipito in cortile, ansimando, e togliendomi in modo brusco e quasi disperato: ma che cosa mi sta succedendo?! Un brutto presentimento si insinua dentro di me come una dose di veleno potente, portandomi a prendere la drastica decisione di scappare (tanto nessuno si accorgerà della mia assenza: non mi hanno mai rivolto la parola e la mia presenza non è stata mai tenuta in conto, figuriamoci se proprio oggi qualcuno si accorgerà della mia mancanza!). Guardandomi furtivamente attorno, con il cuore a mille ed il dolore che sale gradualmente, mi allontano dal gruppo di studenti radunato in cortile e mi dirigo verso la foresta a passo spedito. L'unico sguardo che incontrai fu quello di Jacob Black: per una frazione di secondo il ragazzo immerge i suoi occhi scuri nei miei, facendomi sentire terribilmente goffa e a disagio. Con la coda dell'occhio lo vedo corrugare la fronte e seguirmi con lo sguardo, ma non ho tempo di badare a ciò che sta succedendo attorno a me: sto troppo male, devo andare via da qui. Per scivolare via da occhi indiscreti, abbasso la testa e accelero ancora di più il passo, andando però a sbattere contro qualcuno; alzai gli occhi, pronta a scusarmi, ma non appena mi accorsi di aver involontariamente urtato Bella Swan, appollaiata al braccio di Cullen e seguita del resto dei fratelli, iniziai a correre. Sento gli occhi di tutti loro su di me e, cosa che non mi rassicura affatto, sento che Jacob, avendomi seguita senza farsi vedere, sta parlando con Alice in un tono misto tra la preoccupazione e la determimazione. In cuor mio, spero vivamente che non mi segua: non voglio che mi veda in queste condizioni! E perché mai mi avrà seguita?! A momenti nemmeno ci ricordiamo l'uno dell'altra! E poi perché si è fermato a parlare con i Cullen? Basta Astrid, concentrati, devi arrivare alla foresta!
Ormai sto praticamente correndo a perdi fiato, combattendo contro il dolore; il calore sale, sale, sale, ed io mi sento sempre più strana, come se invasa da una situazione che non mi appartiene e che non riesco a riconoscere. Mi addentro tra la fitta vegetazione, mentre il suono dei miei passi sul letto di foglie secche che ricopre il suolo pulsa nella mia testa a ritmo con il battito cardiaco. In poco tempo raggiungo una piccola collinetta immersa nel bosco e, nel momento in cui il dolore raggiunge il proprio apice, avviene qualcosa di inspiegabile: il mio corpo si ribalta inspiegabilmente in avanti, non perché io stia cadendo, ma è come se stare in piedi mi facesse perdere l'equilibrio. Sento un leggero fastidio alla faccia, mentre sento i miei arti gemere nel momento in cui mi trovo a mezz'aria. Chiudo gli occhi, il calore sembra sparire gradualmente, mentre il dolore mi invade ancora il busto per qualche istante. All'impatto con il suolo cado a quattro zampe, nel vero senso dell'espressione: le mie gambe e le mie braccia non hanno più caratteristiche umane, ma si sono trasformate in vere e proprie zampe! Il mio dorso si è allungato e si è ricoperto di una pelliccia argentata, molto simile a quella di un lupo! Il mio volto si è allungato fino a tramutarsi in un muso canino, con due orecchie dritte ed un naso nero ed umido. Per lo spavento, perdo l'equilibrio e ruzzolo giù per la collina. Faccio per rimettermi in piedi e correre via, senza una meta, ma una voce roca mi blocca: "Ehi! Ehi, calma. Va tutto bene".
Mi guardai attorno, sperduta, soffermando lo sguardo sull'unica figura presente: un ragazzo alto, bello, muscoloso, con la carnagione color ruggine, i capelli neri e gli occhi del medesimo colore che si immergono nei miei, quasi a sondare la mia anima. L'incontro dei nostri occhi mi provoca un'ulteriore sensazione, sta volta forte, come se non fosse più la gravità a tenermi attaccata alla terra, ma lo stesso Jacob; d'un tratto, per un instante quasi impercettibile, mi sembra come se ciò che sono diventata, ciò che mi circonda, la situazione che sto vivendo, non abbiano più importanza. Il ragazzo sembra provare la stessa emozione, rimanendo immobile per una frazione di secondo, imbambolato, con gli occhi fissi nei miei.
Tento di trovare un equilibrio sulle quattro zampe, fissando lo sguardo in quello di Jacob per ritrovare tutta sicurezza di cui avrei bisogno ma che adesso mi manca.
"Sta tranquilla, è tutto apposto" Dice, tornando in sé e tendendo una mano verso di me e avvicinandosi.
In preda al panico, inizio ad indietreggiare, tentando di intimargli di andarsene, di lasciarmi stare, ma tutto ciò che riesco a fare è un mugolio costante da cucciolo indifeso. Come fa a non avere paura? Come ha fatto a riconoscermi? Perché mi ha seguita? Diamine, Jake, ho paura!
"Non devi averne, Astrid,va tutto bene!" Mi rassicura, probabilmente decifrando il mio lamento.
Lascio che si avvicini e mi accarezzi il muso, mentre non riesco a smettere di ugiolare.
"Lo so, lo so, piccola, non è facile capacitarsi di una cosa simile, ma tranquilla, ci sono qui io. Io sono come te, i Quilute, sono come noi, è tutto normale... In un certo senso" Mi dice, abbracciandomi.
Abbasso la testa al di là sua spalla, quasi come volessi ricambiare. Che cosa sono diventata?
"Un Licantropo. Ecco cosa sei diventata" Sussurra, facendomi gelare il sangue nelle vene.

𝕌𝕟 𝔸𝕞𝕠𝕣𝕖 𝔼𝕥𝕖𝕣𝕟𝕠 || 𝙹𝙰𝙲𝙾𝙱 𝙱𝙻𝙰𝙲𝙺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora