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Dopo innumerevoli tentativi di sfondare la porta, di parlarmi o dj farmi uscire dalla mia stanza, decisi di aprire la porta e dirigermi in cucina.
Quando entrai nella stanza notai che avevo gli occhi di tutti addosso.
N- Ei, come state?
G- come stai tu?
N- io bene.
D- sicura?
N- si, certo che sì.
Lele si alzò, venne verso di me e mi abbracciò forte.
Ero un po' in imbarazzo dopo quello che mi avevano raccontato, ma comunque ricambiai.
Poi "lui" si avvicinò a me.
Averlo vicino mi metteva in soggezione, vedere i suoi piccoli occhietti che mi scrutavano mi faceva male.
T- cosa.... cosa hai deciso?
N- penso che sia meglio allontanarmi per un po'.
Lo vidi sbiancare in volto.
T- n. No, non p-puoi f- farlo
N- penso sia meglio per entrambi.
T- No! Non è meglio!
Gli occhi cominciarono a pizzicarmi.
T- t-u non mi ami davvero, se no saresti riuscita a superare la c-cosa.
N- proprio perché voglio superarla devo allontanarmi.
Vidi anche i suoi occhi diventare lucidi.
T- n-no. Ti prego.
E mi prese il polso.
Era una stretta salda, ma non forte, non mi faceva male.
Mi stringeva come per dire "ti prego resta"
Ma io non potevo rimanere, non per ora.
Sussurrai uno scusa in risposta, poi mi diressi in camera mia per fare le valigie.
Di la c'era silenzio.
Prima di chiudere definitivamente la valigia, notai il suo armadio aperto, e caddi in tentazione.
Infilai nella mia borsa anche una sua felpa, quella nera con topolino sopra, che aveva il suo odore.
Mi ero ripromessa di non piangere, ma quando andai dila per salutare mi scese una lacrima bastarda.
Maledetta.
G- per quanto starai via? Sopratutto da chi starai?
Andrò do Bianca. Si è trasferita a Milano qualche mese fa, e mi ha invitato da lei, appena ha saputo della... ehm... situazione.
Conclusi guardando in basso.
Abbracciai Lele Diego e Gian, e quando arrivai a lui lo salutai con un gesto della mano.
Non era finita, la nostra relazione non era morta per un semplice bacio, ma avevo davvero bisogno di allontanarmi un po'.
Uscì di casa, salì sul taxi e quando fui sicura di essermi allontanata a sufficienza dalla casa, scoppiai a piangere.

*una settimana dopo*
Da Bianca stavo benissimo, ma la vita a casa q4 mi mancava.
Era una sera come le altre, io e Bianca ci stavamo guardando la casa di carta, quando mi arrivò una chiamata da Diego.
D- Ei Nic
N- io, cosa c'è?
D- abbiamo bisogno di aiuto.
N- cosa succede?
D- c'è Tancredi che sta impazzendo. Beve dalla mattina alla sera, e prima ha litigato con un tizio al bar, perché diceva che le Jordan stanno meglio a lui.
In più passa la giornata a dire "ma Nicole? Ma come sta Nicole, Gian hai sentito Nicole?"
Nicole? Perché stai parlando con Nicole, ti spacco la faccia"
Disse una voce in lontananza.
L'avrei riconosciuta ovunque.
D- vedi? È pazzo. Per favore vieni qui.
N- ma qui dove
D- siamo in un bar, per favore vieni a prenderlo.
N- inviami la posizione.
Raccontai tutto a Bianca, poi presi la metro ed arrivai al punto prestabilito.
Vidi in lontananza Lele, che cerva di trattenere Tancredi.
Non stava fermo un attimo.
Mi avvicinai a loro, e Diego, poco più lontano, mi guardò sorridendo
N- Ei.
Tanc si giro di scatto
Aveva gli occhi lucidi, ma anche delle grandi occhiaie.
Quando mi vide si fermò e ci guardammo negli occhi per quelle che mi sembrarono ore.

Spazio autore
Eii come state? Io tutto bene
Volevo dire che per l'lultima parte ho preso un po' spunto da una storia ( su Tancredi) che si chiama Paper House (canyonshit) che mi è piaciuta tantissimo.
Niente, volevo ringraziarvi ancora per le letture e le stelline, non so se domani pubblico perché ho un sacco d i compiti, comunque vi amo tropp❤️

Ma ci sei tu @sigh.tancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora