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Pov's Tancredi

Mi svegliai di soprassalto, convinto di trovare Nicole di fianco a me, pronta a calmarmi, ma nel letto accanto a me, non trovai nessuno.
Poggiai la testa sul cuscino respirando rumorosamente, ed asciugandomi con una mano il sudore sulla fronte.
Avevo fatto un brutto incubo, un sogno terribile che mi sembrava quasi realtà, tanto brutto da spingermi a svegliarmi, eppure adesso avevo solo vaghi ricordi, un immagine sbiadita e dei rumori lontani, molto distanti.
Richiusi gli occhi, provando a riaddormentarmi, ma continuavo a pensare al sogno, e una forte sensazione ed un brutto presentimento si facevano strada in me, impedendomi di dormire.
In più, continuavo a provar a focalizzare il sogno appena fatto, che era il motivo principale della mia insonnia di quella notte.
Erano passati ormai minuti, e più il tempo scorreva, più qualcosa mi diceva di alzarmi.
In più Nicole non era nemmeno tornata, e volevo vedere se stesse bene.
Nemmeno il tempo di alzarmi, che sentì la porta di casa sbattere, le chiavi serrare, e dei forti passi che scendevano le scale, di fretta, come se il salvataggio del mondo dipendesse solamente ed unicamente dalla velocità in cui il ragazzo, o ragazza, si trovava giù, per strada o nell'atrio, come se fosse questione di vita o di morte
Mi diressi svogliatamente in cucina, convinto di vedere seduta sulla sedia del bancone la mia ragazza, quindi non trovarla mi sorprese.
-Nicole- chiamai.
Nessuna risposta.
Bohhh
Presi un po' di caffè in una tazzina, e poi mi diressi in camere di Lele e Diego.
-Ei ragazzi, sapete per cas...- mi interruppi quando la vidi vuota.
Mi guardai in torno sperando che fosse un brutto scherzo, ma quando, dopo aver urlato e cercato, fui sicuro che in casa non c'era nessuno, mi accasciai nervosamente sul divano.
Non li avrei chiamati, erano usciti senza di me, ed adesso ero arrabbiato.
Non vedevo l'ora che tornassero, stare a casa da soli non era propriamente il massimo.
Accesi la Tv, cazzeggiai una mezz'oretta su Instagram, ma ormai si era fatta l'ora di pranzo.
Non è che era successo qualcosa? Era da tutta la mattina che avevo questo senso di inquietudine...
Forse dovevo ascoltarlo...
Presi poi il cellulare, ed andai sul registro delle chiamate.
Uno squillo...due squilli...tre squilli...
-Pronto!- squittì una voce femminile dall'altro capo del telefono.
-Si, buongiorno, vorrei ordinare una pizza Margherita, all'indirizzo **********-
-Certo, saremo lì fra venti minuti, va bene?-
Io annui, scordandomi completamente che non poteva vedermi
-ehm, c'è ancora?- chiese di nuovo la commessa.
-oh, si sì, ci sono scusi, si va benissimo, l'aspetto. Arrivederci e grazie-
Ebbene sì.
Pensavate davvero avessi chiamato Nicole?
Nah, sono troppo orgoglioso per farlo, ma aspetto con ansia una sua chiamata.
Perché io sono sicuro che mi chiamerà.

Mangiai la mia pizza seduto al tavolo della cucina.
Da solo.
Più il tempo passava più la rabbia si impossessava di me.
Avrebbero almeno potuto avvertirmi che non sarebbero tornarti a pranzo, così, giusto per educazione.
Ma adesso non mi importava più, quindi quando ricevetti una chiamata da Diego, la ignorai completamente.
I minuti passavano, e ora la mia segreteria contava la bellezza di 7 chiamate perse, 3 da Diego, e 4 da Lele.
Sinceramente ero molto fiero di me, è vero, sono una persona molto permalosa, ma ci metto poco a perdonare le persone.
Invece adesso avevo tenuto duro.
Ci ero solo rimasto un po' male, che l'unica a non chiamarmi fosse stata Nicole, ma andava bene così, gliene avrei parlato una volta tornata a casa.

Stavo dormicchiando sul divano, quando a chiamarmi quella volta fu Gian.
-Ao bro- a lui risposi, nel senso, sapevo che era via, e non mi aveva fatto niente.
-T-Tancredi, vieni s-subito in o-osped-dale-
Appena lo sentì singhiozzare mi alzai improvvisamente in piedi.
Nonostante stesse piangendo, la sua voce era calma, pacata, come se ormai il peggio fosse passato.
-che succede??-
-Nicole- disse solo.
-Arrivò subito.-

Uscì immediatamente di casa, senza tener conto delle mie condizioni.
Correvo per le strade di Milano, schivando i passanti, saltando i tombini e calpestando pozzanghere.
Era una corsa contro il tempo che non avrei potuto perdere.

Quando arrivai all'ospedale, chiesi ad un infermiera il numero della stanza, ed una volta memorizzato, salì correndo le scale, fino ad arrivare alla camera.
Fuori, ad aspettare, c'erano Lele e Diego, che piangevano forte, appoggiati l'uno alla spalla dell'altro.
Solo con uno sguardo riuscì a fargli capire la mia domanda, e mi risposero con un cenno.
Gian era nella stanza con Nicole, le teneva la mano, lei era sdraiata sul lettino pallida imitazione colto, occhi chiusi.
-G-Gian- sentì gli occhi pizzicare, e subito cercai la grande schermata verde sul televisore nella stanza.
I battiti, del cuore della mia ragazza, c'erano, il suo cuoricino batteva ancora.
Mi tranquillizzai leggermente per poi sedermi accanto a Gian.
Eravamo in silenzio, io non osavo chiedere cosa fosse successo, non adesso, quando a risvergliarmi dai miei pensieri fu la macchinetta del battito cardiaco, che adesso però emetteva un suono costante.
Mi cadde il mondo addosso.
-No- sussurrai.
I dottori entrarono in fretta nella camera, mandandoci via, e facendomi restare nel panico più totale.
Nicole stava... morendo.
Mi sembrarono ore quelle passarono, anche se in realtà erano solo pochi minuti.
Poi finalmente il dottore aprì la porta con sguardo cupo, e fece segno a Gian di seguirlo.
Io non potevo resistere, quindi entrai nella stanza.

Li, a dormire beatamente, per sempre, c'era l'amore della mia vita.
Le lacrime cominciarono a scendere a palate, e io non riuscivo a fermarle.
-Nicole, non puoi lasciarmi adesso. Non può finire così. Abbiamo così tante cose da fare ancora noi due, insieme.
Dobbiamo ancora tornare a Roma, dai tuoi genitori, tu devi conoscere i miei, dobbiamo baciarci sotto la fontana di Trevu dopo aver lanciato la moneta, dobbiamo ancora abbracciarci, coccolarci, stare insieme, vivere insieme.
Si, se ti svegli ci prendiamo una casa solo noi due, ok? Ti porto al MC quando vuoi, staremo sempre insieme, ma ti prego, non lasciarmi.
Io ho bisogno di te, Gian, Lele, Diego, loro hanno bisogno di te.
Le tue amiche hanno bisogno di te.
Se te ne vai nulla avrà più un senso, ti prego, fallo per me, si forte, qualunque cosa tu abbia la possiamo affrontare insieme, ma ti prego non abbandonarmi.-
Adesso ero inginocchiato al capezzale del letto, le stringevo la mano, e piangevo.
Piangevo tanto.
- Io ti amo, ti prego non lasciarmi-

Spazio autore
Eiii, come state? Io tutto bene.
Beh, non so se ve lo aspettavate, forse si, forse no, ma spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto.
Beh anche io ho pianto alla fine haha e non solo per quello che è successo, ma anche per il fatto che, manca solo un ultimo capitolo e la storia si conclude qui.
Sarà davvero un trauma per me, ma state tranquilli perché appena pubblicato l'ultimo, pubblicherò anche il primo capitolo di una nuova storia, che spero vi piaccia.
I ringraziamenti li lascio all'ultimo capitolo.
Ricordatevi di lasciare una stellina se vi è piaciuto.
Vi amo tanto
Ciauu

G.

Ma ci sei tu @sigh.tancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora