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Eravamo usciti dall'ospedale, Tancredi che mi rincorreva per chiedermi cosa mi avesse detto il dottore.
Io ovviamente lo ignoravo, ma sentivo dal suo tono di voce che stava cominciando ad irritarsi, ed io non volevo litigare con lui in quelli che sarebbero potuti essere i miei ultimi giorni di vita.
-Nicole cazzo, ascoltami- mi prese per le spalle facendomi voltare, ed adesso eravamo fronte a fronte.
-Cosa c'è- dissi cercando di non guardarlo negli occhi.
Vide che evitavo il suo sguardo quindi si allontanò, ferito e stupito.
-Tu... cosa... Non....io...se...- non riusciva a formulare una frase composta senza interrompersi.
-Tancredi cosa c'è, sono stanca e voglio andare a casa.-
-Tu... non vuoi più stare con me?- chiese balbettando
Io sorrisi e sospirai
-si che voglio stare con te.- feci avvicinandomi a lui di nuovo.
Mi sembrò leggermente rassicurato, ma non del tutto.
-allora cosa c'è, cosa ti ha detto il dottore?- mi prese le mani come per farmi forza
-sai che mi puoi dire tutto vero? Io ci saró sempre per te-
Continuo poi, sapevo che era sincero, ,a sarebbe stato un carico troppo forte per lui, e volevo vivere al meglio ogni momento.
-Tancredi, ti ripeto che sono solo svenuta, per calo di zuccheri. Seriamente non è successo niente.-
CALLA
Calla più grande della storia.
-Ok- sorrise con un faccino così paty che sarei rimasta tutto il giorno a stritolargli quelle morbide guanciotte che si ritrovava, ma mi feci forza e ripresimo a camminare mano nella mano.
Una volta arrivati a casa salutai tutti e poi con la scusa di fare il bagno, mi chiusi nella stanza a chiave ed iniziai a piangere.
Che senso aveva continuare?
Presi le lamette, che mi ero ripromessa di non usare più per nessuna ragione.
Mancava poco al mio addio, e così, tagliandomi non sarebbe cambiato niente.
Assolutamente niente.
Feci del solchi profondi, ed il sangue bagnava il pavimento.
Le lacrime cadevano, veloci, e facevano a gara per macchiarmi la maglia ulteriormente, dato che l'orlo, il più vicino a terra, era già diventato di colore rosso fuoco.
Singhiozzavo silenziosamente, sfogandomi sulle braccia, ed una volta finito il mio processo, mi sciacquai leggermente per far sembrare mi fossi lavata, poi mi misi una felpa larga di Tanc ed uscì dal bagno
Trovai tutti seduti sul divano a parlare, e mi feci spazio fra Lele e Vale.
-Ei amici- dissi sorridendo.
-Weee- mi rispose Lele mettendo un braccio attorno al mio collo.
-Io e Tanc siamo tornati insieme-dissi fiera
Tutti applaudirono ed io arrossì
-Beh? Che famo? Ci mangiamo una pizza?- propose Vale, ma proprio in quel momento mi vennero in mente le mie amiche.
Almeno loro dovevano sapere.
-Ehm, io non posso, devo uscire con delle mie amiche-
Notai lo sguardo contrariato di Gian, ma poi solo guardandolo gli feci capire che loro avrebbero saputo della mia situazione, così presi la borsa ed uscì.
Avevamo organizzato al parco, ed io ero arrivata in anticipo, quando vidi avvicinarsi Greta.
-Ei GRE! Come va?- le chiesi dopo averla abbracciata.
-Io bene, ma tu non me la racconti giusta-
Eccallà.
Greta sapeva riconoscere i miei stati d'animo meglio dei suoi, mi conosceva come le sue tasche, e già da 7no sguardo aveva capito che c'era qualcosa sotto.
-Aspettiamo le altre- conclusi io, non lasciando spazio a repliche.
Quando furono arrivate tutte (Elena, Bianca, Emilia, Anna e Greta) raccontai piano piano ciò che era successo.
E come stavo.
Alla fine del mio discorso, tutte stavano piangendo.
Le guardai una ad una.
Greta, che era seduta di fianco a me, singhiozzava rumorosamente, le mani strette in due pugnetti
-Oddio Nicole. Non so che dire- disse mente mi abbracciava, ma ad interrompere questo momento fu Anna,
Non parlò, semplicemente mi strinse le mani e mi guardò intensamente negli occhi.
Anche il sul viso, come il mio e quello delle altre, era rigato dalle lacrime.
- Supereremo tutto insieme- fecero poi Elena ed Emilia dopo avermi stretto in un abbraccio.
L'unica che non aveva parlato era Bianca, che si alzò per andarsene, trascinandomi con lei.
-Nicole, io non posso sopportare di perderti. Hai capito? Dio, mi sento così in colpa per non esserti stata vicino, per non aver capito ciò che stava succedendo.Ma tu sei la mia migliore amica, e se non ci fossi non so cosa farei, per cui adesso tu ti dai una svegliata, ti fai forza e combatti sta merda, perché come tuo padre, tu ci puoi riuscire.
Hai capito?-
Annui, e poi, dopo averla stretta in un caldo abbraccio, salutai le altre, che ancora erano in preda al panico e tornai a casa.

Spazio autore
Eii, come state? Io tutto bene.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. So come deve andare la storia ma non so come scriverlo per cui mi scuso se non era granché.
La storia termina fra 4 capitoli.
Non odiatemi, vi amo tanto

G.

Ma ci sei tu @sigh.tancDove le storie prendono vita. Scoprilo ora