Febbraio 2017

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Venerdì 3

E anche i pancakes sono pronti. Sotto la loro campana staranno al caldo mentre gli altri iniziano a svegliarsi...oggi sarà una giornata produttiva, me lo sento. Deve esserlo.
Continuo a chiedermi come ho fatto a lasciarmi andare così, a farmi trasportare dall'oblio e dal dolore...zia Carol direbbe di non farmene una colpa visto che in quel momento avevo bisogno di elaborare ciò che ho vissuto in Kansas. Sapere però di aver abbandonato mio marito e mio figlio per una decina di giorni non è il massimo per la mia coscienza.
Ma voglio recuperare...per loro e anche per me.
Le parole di Astra riecheggiano nella mia testa...quanto io meriti amore e tutte le cose belle che la vita offre. So di averle già, ecco perché il Kansas rimarrà nel passato dove merita di stare e io tornerò al presente e al futuro con i miei amori. Oggi pranzerò anche le ragazze...non ci vediamo da quasi un mese. So che sono passate spesso, sono state una grande rete di supporto per MonEl e Danny oltre alla mia famiglia. Hanno portato loro cibo, hanno giocato spesso con Danny e hanno anche cercato di aiutare me...e io neanche mi ricordo.
Sistemerò tutto, con loro e con me stessa.
So che non ho nulla di cui farmi perdonare, ma voglio tornare quella che ero, felice e impegnata. Preparare la colazione alla mia famiglia è un buon inizio.
Danny si è svegliato. Grazie al monitor lo vedo girarsi e continuare a muoversi. MonEl ancora dorme, così faccio piano e mi infilo nella nursery, socchiudo la porta e il mio ometto mi sorride.
"Ciao amore mio..."
È già in piedi, le barre del letto lo aiutano a sostenersi, ed è pronto a tuffarsi tra le mie braccia...mio Dio com'è cresciuto in fretta.
Qualcosa che però non cambierà mai sono le coccole della mattina, sentirlo strofinare il suo faccino dolce nel mio collo è una delle sensazioni più dolci di sempre...e come profuma di buono. Non saprei neanche spiegarlo bene, sembra talco...a questo si associa l'odore dei bimbi no? Però c'è qualcosa di più, qualcosa di dolce ma non stucchevole, qualcosa che ti rapisce e ti costringe a non staccare il naso dalla sua pelle.
"Hai dormito bene? Si...guarda quel faccino riposato...ma quanto sei bello?"
Se penso a cosa poteva succedere...ma mi hanno sentita, eccome se mi hanno sentita. MonEl, i miei, zia Carol, come hanno potuto anche solo considerare l'idea di usarlo come cavia? So che erano disperati...anche se forse non ho la reale misura di quanto lo fossero davvero.
"Andiamo a fare il latte? Si? Mamma l'ha preparato prima di venirti a prendere...lo sai dire mamma?"
Continuo a scandirlo e ripeterlo mentre lui mi fissa incantato e le sue labbra replicano le mie in silenzio...
"Ma...ma-ma..."
"Siiiii...bravissimo...questo è il mio ometto!"
Lo metto in piedi sulle mie gambe ed è tutto contento, lascia perfino la copertina che stringe in una mano per concentrarsi sul mio viso. Si tuffa e continua a ripetere quella sillaba all'infinito mentre cerca anche di baciarmi...nonostante mi stia solo lavando la faccia.
Ma va bene così. Può fare quello che vuole.

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"Hai già preparato tutto?"
"Buongiorno..."
"Ciao bell'addormentato."
Un bacio e si tuffa sul caffè.
Di solito è più attivo al mattino, potrebbe essere stanchezza residua...so che non ha riposato bene da quando siamo tornati.
"Hai detto ciao a papà?"
"Ma-ma-ma-ma-ma-ma-ma..."
Sorrido contenta e guardo MonEl incredulo.
"Ha detto mamma?"
"A modo suo..."
Sorrido orgogliosa mentre i miei ci osservano con gli occhi a cuoricino.
"Mangiate su."
"E tu?"
Certo che mangerò, ma prima...
"Pensavo di mangiare questa polpetta profumata..."
E fingo di mordicchiare Danny che sfoggia la sua risata da bimbo finto. MonEl lo chiama così, anche se è reale e rischia di strozzarsi visto che per ridere smette di respirare.
"Basta...basta. Adesso colazione."
Lo sistemo nel seggiolone in mezzo a noi e ci osserva mangiare.
"Mamamamamamamamama..."
"Mamma è da quella parte, io sono papà. Lo sai dire papà?"
MonEl gli si avvicina, si guardano occhi negli occhi con i loro nasi che si sfiorano...sono bellissimi.
"Dadada..."
"Ci sei quasi, bravo!"
Scontra il suo pugno con quello fermo e chiuso di Danny e lui sorride. Gli piace quel gesto.
"Si ma che vuoi?"
Si lamenta guardando voglioso il cibo ed è piuttosto chiaro a cosa si riferisca.
"Sei tutto tua madre vero? Goloso come lei."
Gli accarezzo la testa e si volta a guardarmi.
"Che dice papà? Cosa ti dice?"
Sorride...vederlo così felice mi riempie il cuore.
"Tesoro?"
"Dovete già andare a lavoro?"
"Non ancora, volevamo dirti..."
"Che succede?"
"Nulla di grave, non ti preoccupare, solo che noi pensavamo di rientrare a casa stasera. Dopo il turno."
"Perchè?"
Sorride come se fosse ovvio.
"Beh tu stai meglio per fortuna, ed è giusto che voi tre ritroviate i vostri spazi."
"Ma..."
"Saremo sempre vicini tesoro, se hai bisogno saremo qui, non ti preoccupare."
Guardo MonEl un po' sconsolata ma lui esita nel dire qualcosa, forse è d'accordo.
"Ehi, non guardate me, per me potete rimanere quanto volete."
"Lo so caro, e lo apprezziamo, ma è giusto che riprendiate i vostri ritmi e noi i nostri, non significa certo che non ci vedremo più."
"Ergo tua madre passerà il weekend a pulire a casa."
Vorrei sorridere, ma penso che il mio viso non vada oltre una mezza smorfia non molto convinta.
Si avvicina e mi abbraccia.
"Cosa c'è che non va amore?"
"È solo..."
"Parla..."
"Mi sembra che non abbiamo mai abbastanza tempo. Si  eravate qui, ma io...non è che siamo stati proprio insieme."
Sorridono nonostante tutto, nonostante il dolore che riporta a galla quel ricordo.
"Ci saranno altre occasioni, vedrai."
"E saranno migliori."
Annuisco poco convinta e l'abbraccio di mia madre è tutto quello di cui ho bisogno.

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