Salve! Finalmente, dopo un bel po' di tempo che nemmeno riesco a quantificare, eccomi ritornata con l'ultima recensione della lista. Chiedo venia all'autrice per averla lasciata in attesa per così tanto, specie perché dopo la pubblicazione della scorsa recensione l'avevo contattata per avvertirla che avrei subito iniziato a leggere la sua storia, ma tra gli impegni scolastici da una parte e un certo taedium vitae dall'altra ho avuto modo di rimettere mano a questo servizio letteralmente soltanto ieri.
Ma bando alle ciance: la storia della recensione di oggi è Nomen Omen, di itsmairin.
Su titolo, descrizione e copertina non ho niente da dire; ho giusto un piccolo commento da fare a proposito della scritta "Mostri si nasce o si diventa?" nella copertina, che avrei preferito fosse leggermente più grande. A parte questa piccolezza, la storia si presenta benissimo nel suo aspetto esteriore, dal titolo semplice e incisivo alla copertina ben fatta e accattivante e alla descrizione che fa molto quarta di copertina di un libro cartaceo. Ottimo lavoro: è così che si fa.
Veniamo, dunque, alla solita sezione in cui rompo le palle per la grammatica.
Inizio col dire che è forse la prima volta in cui non devo correggere i tempi o i modi verbali, perché la consecutio temporum in questa storia è semplicemente perfetta. È anche una prima volta per quanto riguarda i punti e virgola e i due punti, che sono stati usati correttamente e, pertanto, arricchiscono lo stile e giovano alla fluidità della lettura e alla comunicazione del messaggio. Pure sull'ortografia non ho osservazioni da fare. Stiamo a posto su tutto.
... Be', quasi su tutto. Perché la punteggiatura e le maiuscole nel discorso diretto colpiscono ancora. Sul serio: trovatemi una storia in cui il discorso diretto è reso correttamente in ogni suo aspetto e potrei sposarvi – o sposare l'autore della storia, ma questo è da vedere.
Il maggior problema l'ho riscontrato nel momento in cui tra la prima e la seconda battuta c'è un qualcosa che può essere sia una frase introdotta da un verbo dichiarativo sia un periodo con tutt'altra funzione. Infatti, autrice, pur avendo optato per le virgolette caporali, decisione nella quale non posso che appoggiarti, hai deciso di chiudere la prima battuta e riaprire la seconda con un trattino. Ora, questo non è propriamente un errore – ormai abbiamo capito che in materia di punteggiatura nel discorso diretto un altro po' rendono accettabile persino non usare affatto le virgolette – ma è una scelta che definirei discutibile, in particolare perché di solito il trattino in quella posizione indica che ciò che spezza il discorso diretto, sia esso un verbo dichiarativo o meno, è un inciso e di conseguenza il discorso non si conclude nella prima battuta, ma continua nella seconda. Insomma, il trattino di norma è limitato a usi come questo, tratto dal primo capitolo:
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