Capitolo 2.

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Chicago di notte è proprio bella. 
L'aria gelida mi invade i polmoni mentre resto stretta contro la schiena di Mark Collins, sulla sua moto. La luna piena illumina la città, così come le insegne luminose per le grandi strade. 
"Potevi anche dirmelo che sembro la reincarnazione di Harley Quinn" sbotto, guardando il mio riflesso dallo specchietto della moto, cercando di sistemare il trucco sciolto, per non sembrare Bellatrix Lastrange.
"Nah" Mark ridacchia sfilandosi il casco, poi mi indica con un cenno del capo bloccando l'oggetto sotto il braccio ""Sembri più la reincarnazione di Joker" mi corregge, e io lo liquido con una smorfia, trattenendo però una risata. 
Sciolgo lo chignon che mia madre ha insistito per farmi prima di uscire, e i capelli ondulati mi ricadono sulle spalle nude. Sospiro e seguo Collins verso il Cloud Gate, esattamente al centro della mia città preferita.
"Allora" Mark decide di sganciare la bomba, e nonostante avessi sperato di saltare questa parte della serata, la sua curiosità era comprensibile "Da chi scappi esattamente?" domanda difatti, e io sospiro, alzando il capo verso il cielo scuro.
"Cosa ti fa credere che stia scappando da qualcuno?"
"Sei la rappresentante degli studenti, ti sarai fatta in quattro per organizzare quello stupido ballo, non te lo saresti persa per nulla al mondo" mi fa presente, e non posso dargli torto.
Organizzare tutto mi è costato un mese di fatica, e anche se ne ero veramente soddisfatta del risultato, non posso negare che ormai per me è tutto rovinato.
"Sono così scontata, eh?" sorrido amaramente, e sento gli occhi scuri di Mark perforarmi la pelle.
"Luna" il mio nome detto da lui, ha un qualcosa di diverso, mi fa uno strano effetto sulla pelle e quando lo guardo, per un secondo mi dimentico di tutto il disastro di questa sera "Cos'è successo?" la sua domanda mi spiazza, ma non voglio mentire.
"Mi ha tradita" ammetterlo a voce alta fa più male del previsto, ma devo essere forte "Jeff mi ha tradita per un mese, o chissà, forse lo ha sempre fatto in questi anni, ma io ero troppo cieca per accorgermene" sospiro, perchè ormai mi sembra di non avere più certezze. 
"Sbaglio, o state insieme dal primo anno?" domanda curioso, e io annuisco. 
"L'ho conosciuto il mio primo giorno di scuola, sai no, mi ero persa nel cercare l'aula e lui mi ha aiutata. Mi sono innamorata subito del suo fascino da quarterback" scrollo le spalle, nostalgica al ricordo. 
"O del suo cervello piccolo come quello di una gallina" mi riprende lui, facendomi ridere. 
"Stare con Jeff era diventata la mia abitudine. Lo sapevamo entrambi, ormai, ma insomma... io non gli avrei mai fatto del male" ammetto, sentendo un magone allo stomaco. 
"Se non lo amavi, perchè sei rimasta con lui?" si acciglia, e io boccheggio, non sapendo bene cosa dire.
"E' complicato" ammetto, e lui alza gli occhi al cielo mezzo divertito "Ad ogni modo, a quanto pare si divertiva anche a mettere voci in giro su di noi" sbuffo incazzata, avrei proprio dovuto colpirlo più forte.
"Come il fatto che avete scopato negli spogliatoi della squadra di football?" Mark trattiene una risata e io lo guardo con la mascella a terra e gli occhi sbarrati.
Come diavolo fa a saperlo lui.
"Non è come sembra" preciso subito, ma quando scoppia a ridere sento le mie guance tingersi dello tesso colore del mio vestito.
"Non è mica una tragedia, Luna Tylers, guarda che tutti scopano" scrolla le spalle, e io sospiro frustrata.
"Ma noi non... maledizione" mi arrendo, appoggiandomi al Cloud Gate, sentendo il metallo freddo contro la schiena. Rilascio un sospiro e socchiudo gli occhi, sperando che il mal di testa passi presto.
"Ti sei mai chiesta perchè un fagiolo?" Mark interrompe il silenzio con la sua domanda retorica, e quando lo guardo, noto che fissa la scultura sopra di noi curioso.  
"Si dice che Anish Kapoor, l'autore di questa struttura, mentre disegnava il bozzetto si stesse affogando con un fagiolo. Da qui l'idea di una struttura di specchio a forma di fagiolo" la mia risposta lo lascia sbigottito, e scoppio a ridere quando mi guarda con un'espressione esterrefatta.
"Mi prendi per il culo?"
"Dovresti vedere la tua faccia" annuisco divertita, per poi fissare il nostro riflesso sulla scultura in acciaio "A dire il vero quando l'ha costruita non aveva idea che la forma finale sarebbe stata quella di un fagiolo. Sono stati i turisti a dargli questo nome" spiego sincera, e lui fischia canzonandomi.
"Però, sei informata"
"Voglio fare l'architetto" annuisco, e lui da qui capisce tante cose.
"Cornell University?" tenta, e io annuisco ancora una volta, con un lieve sorriso fiero.
"Ho fatto domanda poche settimane fa,  ma ancora non ho ricevuto risposta" ammetto senza scoraggiarmi, dopotutto era ancora decisamente presto.  
"Quel posto è già tuo. Hai sempre avuto il massimo in ogni materie, e il tuo curriculum è pieno di attività extrascolastiche" scrolla le spalle, e io mi acciglio divertita.
"E tu come fa a saperlo, Mark Collins? Che fai, mi spii?" la mia domanda lo fa ridacchiare, e quando mi guarda, sento il peso della serata scivolarmi di dosso "attento, o penserò che hai sempre avuto una cotta per me in segreto" lo canzono.
"Te l'ho detto, piccola Luna, sei stata l'unica che ha tentato di non farmi espellere, non dimentico il mio angelo custode" spiega sincero, e io sorrido sinceramente.
"Credo nelle seconde possibilità" 
"Peccato che quella era la mia centesima possibilità" 
Mi perdo a fissarlo, e non posso fare a meno di notare quanto sia l'opposto di tutto ciò che mi ha sempre attratta in un ragazzo. Niente compostezza, niente prevedibilità, niente tranquillità. Gli anfibi neri sono inchiodati nel terreno, la felpa nera gli cade larga sul corpo e la giacca di pelle lo protegge dal freddo. Le mani lunghe e ricoperte di tatuaggi reggono i lacci di entrambi i caschi delle moto, mentre con l'altra fruga n una delle tasche del jeans per cercare l'accendino. 
I capelli castano curo gli ricadono mossi sul viso, gli occhi blu sono così scuri che sembrano gli abissi più temuti del mare, e io ho sempre avuto paura di nuotare nell'oceano. Fisso il piercing al sopracciglio, e non posso fare a meno di chiedermi se ha fatto male quanto sembra, dato che io per fare quelli alle orecchie stavo per svenire dal dolore.
"Posso farti una domanda?" azzardo, e lui mi guarda mentre si accende la sigaretta, annuendo tranquillamente. "Come lo sapevi? Prima, nel laboratorio di chimica, come lo sapevi?" lo guardo attentamente mentre aspira il fumo, senza rompere il contatto visivo.
"In quel momento, la tua testa ha solo bisogno di pensare ad altro" annuisce con voce calma e tranquilla "Mia madre soffre di attacchi di panico da quando ho memoria, ho imparato a gestirli su di lei" scrolla le spalle, e io mi domando come mai la madre ne soffra da così tanto tempo. 
"Mi dispiace" mormoro sincera, e lui prende un'altro tiro dalla sua sigaretta, per poi indicarmi.
"Da quanto li hai?"
"Quasi un anno" ammetto guardando l'asfalto sotto di noi, perdendomi nei ricordi dolorosi del mio passato "Mio fratello è morto pochi mesi fa" confesso, ma questo lui lo sa già, c così come tutti in quella scuola.  
"Ma certo, cazzo, Robert Tyler" si ricorda improvvisamente dispiaciuto, e io mi limito ad annuire lentamente, con la testa altrove "Mi dispiace, mi ricordo che morì poco dopo la mia espulsione" esclama, e io sorrido amaramente "Ma, com'è successo?"
"Cancro" sospiro "Gli è stato diagnosticato a inizio anno, e tutte le cure non hanno mai funzionato, così dopo pochi mesi il suo cuore non ha retto" spiegarlo, ad alta voce, ad un perfetto sconosciuto, mi procura una stretta allo stomaco e un senso di tristezza all'aletta del petto.
"Non sapevo fosse malato" si acciglia appena, con tono cauto.
"Non voleva dirlo a nessuno, lo sapevano in pochi " annuisco e lui mi ascolta in silenzio "Era convinto di poterlo affrontare e sconfigger sin poco tempo. Sai, lui non si ammalava mai, neanche da piccolo, è sempre stato in perfetta salute" scrollo le spalle.
Sospiro, per poi ispirare ancora l'aria gelida della città, sperando che questo senso di vuoto che mi assale il petto da mesi, svanisca presto.
"Per quanto possa valere; era un bravo ragazzo" Mark annuisce sincero, e io forzo un sorriso riconoscente.
Lancio uno sguardo all'orologio posto al centro della piazza, e mir endocrinologo onto che sono appena le undici, e considerando che non posso tornare a casa mia, mi tocca aspettare che faccia giorno per poi sgattaiolare nella mia camera mentre i miei sono a lavoro, ed evitare così le loro domande sul ballo.
Come faccio a dirgli di Jeff?  
"Cenerentola deve essere a casa prima di mezzanotte?" domanda e io sorrido divertita, scuotendo il capo.
"Sarei dovuta tornare a casa con Jeff, passare la notte a casa sua" scrollo le spalle staccandomi dalla scultura, stringendomi poi nelle spalle a causa del freddo "Ma se tu hai da fare non voglio intrattenerti, ti ho già infastidito abbastanza per questa sera" mi sento in colpa, e lui scuote il capo scrollando poi le spalle.
"Non che avessi di meglio da fare" ammette "Sei mai stata alla Willis Tower di notte?" domanda improvvisamente, e io mi acciglio.
"Non ci sono mai stata neanche di giorno a dire il vero"
"Mio Dio, ma sei di Chicago o no? Ad ogni modo, devi assolutamente vedere la vista da lì: è da capogiro" getta il mozzicone lontano da noi, per poi cacciare via l'ultima boccata di fumo, prima di farmi cenno di seguirlo verso la sua moto.
Se qualcuno mi avesse detto che avrei passato la mia serata dell'Homecoming in compagnia di Mark Collin e della sua moto, probabilmente stare ancora ridendo da qui fino al giorno della mia laurea.
Non per qualcosa, ma mi sono sempre tenuta alla larga dai guai, e Mark Collins è uno che ne è sempre alla ricerca.  
Se con Jeff avvertivo delle radici sicure, di casa, di comfort, con Mark ero nell'ignoto più totale, ma non en ero spaventata, anzi. 
Il brivido del rischio, improvvisamente mi vestiva proprio bene. 
E io sono Luna Tyler, la cosa più pericolosa che abbia mai fatto nella mia vita è stata la gara con Grace di chi infilasse più marshmallow in bocca. 
Lo seguo fino alla sua moto, e mi perdo ancora una volta ad osservarlo, mentre si infila il casco sul viso. Al collo le targhette militari che indossa oscillano contro il giubbotto di pelle, e ammiro ammaliata il ciondolo di un'ala d'angelo bellissima, una argento e molto dettagliata. 

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