Capitolo 7.

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"Ma dove diavolo siamo?" mi sfilo il casco curiosa, osservandomi intorno, non riconoscendo la strada. 
Mark non mi risponde, ovviamente, si limita ad un cenno con il capo, intimandomi di seguirlo.
Lo seguo lungo il sentiero circondato da un giardino ben curato, è molto lungo e porta ad una sorta di piccola cupola, una specie di piccola serra. Il tetto è costruito da piastrine in vetro colorato, ci sono quattro pilastri ai lati che reggono la struttura, un profumo floreale magnifico, e piante e fiori che non ho mai visto. Il pavimento è un mosaico ben curato, e io ammiro ammaliata tutto questo.
La leggera pioggia inizia a colpire il tetto su di noi, bagnato il prato all'esterno, e tutta la città di Chicago. Penso alla moto che si bagnerà di sicuro, e a come avremmo fatto a tornare dopo, ma Mark sembra ignorare tutto ciò.
"Come hai fatto a trovare questo posto?"
"Mia madre ha una passione per i fiori, quando ero piccolo mi portava spesso qui" scrolla le spalle vago, avanzando poi verso di me.
Indietreggio timorosa, domandandomi del perchè io senta improvvisamente così caldo. Mi ritrovo però con le spalle al muro, e il ghigno sul viso di Mark mi fa battere forte il cuore, mentre si ferma a pochi passi da me, poggiando il braccio dietro la colonna alle mi spalle.
"Mi piace" ammetto in un sussurro, e sono costretta a schiarirmi la voce, non capendo perchè l'improvvisa vicinanza con Mark mi faccia agitare così tanto.
"Il posto, o io?" ghigna leccandosi il labbro, e io ingioio pesantemente, guardandolo poi con biasimo.
"È un modo per provarci il tuo?"  
"E se così fosse? Ti dispiacerebbe?"
"Cosa ci facevi al locale con Jennifer?" domando cambiando argomento, e lui alza gli occhi al cielo trattenendo una risata.
"Vuoi proprio parlarne adesso?"
"Stiamo conversando" scrollo le spalle vaga.
"Ci stava provando con me" risponde atono.
"Ci saresti stato?" la curiosità mi divora.
"Tu che dici?" domanda retorico, e io muovo il capo contrariata.
"Non lo so, lo sto chiedendo a te"
"Ti sono corso dietro perchè credevo stessi per avere un altro attacco di panico. L'ho mollata appena ti ho vista" mi confida divertito, e per qualche strano motivo, quella risposta mi fa sorridere più di quanto dovrei.
Un fulmine squarcia il cielo, ma nessuno dei due accenna a muoversi. Mark è sempre più vicino, posso sentire il suo respiro sulle labbra.
"Lù" il mio nome detto da lui, ha un suono così sexy che mi tremano le gambe "Se io adesso ti bacio, poi dopo cosa succede?" fisso le sue labbra incredibilmente vicine alle mie, e mi brucia la bocca dello stomaco.
Non ho mai desiderato tanto baciare una persona in vita mia, mai prima di Mark Collins.
"Non cambierebbe niente" e per un attimo le mie parole sembrano convincere entrambi, e per ora, ci accontentiamo di questo attimo.
Gli occhi di Mark cadono sulle mie labbra, poi finalmente mi bacia.
Le sue labbra sono morbide, e io rivivo l'attimo in discoteca. Lo desidero con tutta me stessa, mi ripeto mentre spalanco appena la bocca, in cerca della sua lingua. 
E' un bacio famelico, bagnato, rude. Non c'è spazio per la dolcezza, no, i nostri corpi sembrano bruciare e sussulto quando la mano gelida di Mark si posa sul mio fianco, stringendo la mia pelle con forza, provocandomi un leggero mugolio. 
Baciare Jeff era dolce, piacevole, affidabile, ma baciare Collins, era come cadere con forza nell'inferno più bollente. E' un gioco di lingue, il mio labbro inferiore è rosso per il morso che mi lascia, e io sospiro di piacere, mentre mi avvicino di più a lui quasi disperata, in cerca di più contatto. 
Le mie mani stringono i suoi capelli mossi, e non ci stacchiamo neanche per prendere fiato. 
Questo bacio, lo desideravamo entrambi.
A farci staccare, è l'ennesimo tuono che squarcia il cielo con violenza, annunciando quello che sarà un gran temporale che probabilmente durerà tutta la notte.
Entrambi abbiamo il fiato corto, osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, i capelli in disordine, e le labbra rosse. 

"Bel casino" mormora spostando lo sguardo verso l'esterno, e io fisso la pioggia "Non possiamo prendere la moto. Siamo bloccati qui" 
"Potrebbe piovere tutta la notte" la voce mi esce più rauca del previsto, e tossisco appena stringendomi poi le braccia contro il petto.
Mark scrolla le spalle mentre afferra dalla tasca del cappotto l'accendino e il pacchetto di sigarette. Ne afferra una con i denti e l'accende subito dopo, cacciando poi via dalle labbra una nuvola di fumo.
"Che ne dici di uccidere il tempo con un gioco?" propongo, sedendomi sulla panchina in legno accanto ai fiori.
"Gioco sia" annuisce tranquillo, e io ci penso su qualche secondo prima di rispondere.  sedendomi su una panchina mentre lui si accendeva una sigaretta
"Abbiamo diritto solo a 10 domande ciascuno, sceglile con cura" spiego poi, e lui sbuffa divertito "Qual è il tuo colore preferito?" domando subito, e lui mi guarda con un cipiglio.  
"Fai sul serio?"
"Hey, sono le mie domande e decido io"
"Blu" risponde infine, per poi indicarmi curioso "Perchè ti sei candidata come rappresentante del consiglio studentesco?"
"Sono sempre stata brava ad organizzare e dirigere, alle medie me lo proposero, ma mi annoiavo troppo, e una volta arrivata al liceo Robert mi convinse a candidarmi. A dire ilv ero non ci speravo, anche se la mia campagna era buona, ero solo una matricola e nessuno mi conosceva" 
"Secondo te ti hanno votata perchè eri la sorella minore del capitano della squadra di Football?" domanda curioso, e io scrollo le spalle vagamente.
"Forse si, ma so bene quello che faccio, se prima ero vista solo come una sorella minore, ora me lo merito il mio posto" affermo decisa.
Non mi sono mai sentita una prima donna, ma dirigo la scuola meglio di chiunque altro, e do tutta me stessa per ogni evento e decisione, grande o piccola che sia.
"Sei sicura di te, mi piace" e quelle sue parole dette lì con un ghigno beffardo, mi fanno sorridere
"Che rapporto hai con i tuoi genitori?"
"Cosa vuoi sapere? Sono i miei genitori" risponde con un cenno del capo, e io lo guardo con biasimo, incitandolo ad andare oltre "non saprei, sono sempre stati molto presenti e gli sono riconoscente, nonostante sia un vero e proprio piantagrane"  
"Sei figlio unico, ti capita mai di sentirti solo?" domando curiosa. 
Io e Robert abbiamo sempre vissuto in simbiosi, essendo l'uno la spalla dell'altro. Da piccoli ci lamentavamo perchè casa nostra era troppo piccola per giocare a palla nel corridoio, o usare i pattini in soggiorno, ma da quando è morto, quella stessa casa mi sembra troppo grande per me, troppo vuota, nonostante fosse piena di ricordi.
"Spesso mio padre è in viaggio per lavoro, e mia madre Loa compagna, ma la solitudine non l'ho mai sofferta, sono comunque fin troppo presenti per i miei gusti" scrolla le spalle, e io scuoto il capo con un sorriso lieve.
"Intendevo dire, non vorresti avere un fratello o una sorella?"
"Non essendo una scelta possibile non ci ho mai pensato più di tanto" getta via la sigaretta ormai finita, sedendosi poi al mio fianco sulla panchina.
"Non essendo una scelta possibile?"
"Te l'ho detto, i miei genitori sono vivi per miracolo, ma entrambi hanno riportato gravi ferite" ripenso alla cicatrice sul viso di suo padre, e mi si stringe lo stomaco dal dolore "scoprimmo solo dopo che mia madre era incinta quando salì su quell'aereo, ma nessuno ancora ne era a conoscenza. Con l'impatto c'è stato un'aborto spontaneo e i medici dissero che non sarebbe più stata in grado di restare incinta" spiega con calma, e nei suoi occhi vedo la preoccupazione per sua madre, che è tanto forte quanto ferita.  
"Tua madre è davvero molto forte" ammetto con un sorrido dolce, e lui annuisce vago.
"Si, sembrerebbe di si. Ma ora tocca a me: chi era quel ragazzo al locale?" mi guarda curioso, e io sospiro nervosa. 
Già Luna, chi era quel ragazzo?
"Ash era il migliore amico di mio fratello" ammetto, mentre il mio guardo si ferma sulle mie mani, che stringono le maniche della maglia così forte da farmi male "C'è una cosa che nessuno sapeva su Robert" confido con un sorriso dolce, poi alzo lo sguardo sul ragazzo davanti amo, ammettendo per la prima volta una verità semplice, ma che pre loro era troppo forte all'epoca "Era totalmente, pazzamente e follemente, innamorato del suo miglior amico" 
Mark non dice nulla, mi ascolta attentamente senza battere ciglio, e io gliene sono grata. 
Ripenso al sorriso di Robert quando era con Ash, e mi si stringe il cuore. 
Poi però ricordo le giornate in ospedale, al dolore sul volto di mio fratello, e ricordo anche che Ash non ha fatto nulla. 
"Non chiedermi altro" sospiro, supplicando Mark con lo sguardo, poi forzo un sorriso e indico il cielo fuori, dove la pioggia è appena cessata.
"Dovremmo approfittarne, prima che ricominci" suggerisco, e lui annuisce senza dire nulla.
Recuperiamo i caschi e torniamo verso la moto, che per fortuna non era molto bagnata in quanto Mark l'aveva semi parcheggiata sotto una tettoia di un'edificio lì accanto.
Quando parcheggia fuori casa mia, sfilo ilc asco porgendoglielo, passandomi poi una mano fra i capelli per sistemarli dietro il capo.
"Ci si vede in giro, forse" scherzo, ammiccando alla famosa mattina dopo l'homecoming.
"Ok, me lo merito" ridacchia appena, restando seduto sulla sua moto, ma privandosi del casco.  divertito appoggiandosi alla sua moto "Oggi è il 19 del mese" mormora appena, e io annuisco confusa "Se non sbaglio il 21 saranno 6 mesi" afferma, e io resto sorpresa, non credevo se lo ricordasse
"Esatto, progetto già la mia fuga" mormoro ironica, e lui accenna un sorriso divertito.  
"E dove andrai?"
"I miei nonni paterni ci hanno lasciato la loro casa appena fuori città, io e Robert organizzavamo spesso feste lì e ci passavamo ogni vacanza con i nostri genitori" spiego scrollando le spalle "Forse ci andrò quest'anno, è da tanto che non ci vado" ammetto, poi torno a guardare i suoi occhi scuri, trovandoli incredibilmente belli "Ho un'ultima domanda" sbotto avanzando di un passo verso di lui, poggio una mano sulla moto e non stacco gli occhi dai suoi "Ti piaccio, almeno un po', Mark Collins?" lo sfido, mentre nella mai testa il ricordo delle nostre labbra unite mi invade i pensieri.
Mark ghigna, con le dita della mano destra porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, e mi sfiora la pelle con un ghigno malizioso.
"Almeno un po'" annuisce, e ciò mi basta per strapparmi un sorriso. 

   

*****    

   

"Luna Collins, potresti cortesemente smettere di scappare dalle nostre serate insieme ad un certo teppista che conosciamo bene" Grace mi affianca con un sorriso malizioso, e io alzo gli occhi al cielo, stringendo tra le mani la cartellina con delle pratiche per il consiglio.
"Ci siamo baciati" ammetto senza troppi giri di parole, e la mascella di Grace per poco non cade a terra, mentre la guardo on biasimo "non dare in escandescenza"
"Stai scherzando? Mio Dio è così esaltante, mi sembra di essere in una di quelle serie turche che mia nonna guarda sempre in tv" gesticola ridacchiando, e io le intimo di abbassare la voce, soprattutto quando vedo Kevin venire verso di noi. 
"Hey, bellezze" Kevin abbraccia da dietro una Grace esaltata, le lascia poi un bacio fra i capelli accennando un saluto in mia direzione.
Dietro di lui vedo Jeff, qualche passo indietro che stringe nervoso la bretella dello zaino, stretto nella sua uniforme sempre impeccabile.
"Ci vediamo dopo" mi stacco dal mio armadietto per poi superarli, e raggiungere il laboratorio di chimica, dove ho la prima lezione della giornata. 
Mi scappa un leggero sorriso quando varco la soglia, mentre la mia mente mi riporta alla sera dell'homecoming. 
Sei stata mollata e tradita, Luna, cosa diavolo hai da sorridere?
Le lezioni passano in modo tranquillo, per mia fortuna, e subito dopo, approfitto della pausa pranzo per cercare Lee nella stanza del club di fotografia.
"Lee" è seduto alla sua solita postazione, davanti il suo pc e con la sua macchina fotografica smontata sul tavolo, una matita fra le labbra, e la cravatta allentata sul maglione sgualcito.
"Hey" fa un cenno in mia direzione, mentre mi siedo sul banco al suo fianco, passandogli poi il foglio bianco che contiene l'approvazione per l'articolo della settimana.
"Volevo darti questo"
Non ho ancora trovato il coraggio di leggere quell'articolo, ma mi fido del consiglio e soprattutto, mi fido di Lee, così ho deciso di approvarlo, sperando di trovare il coraggio di leggerlo in questi giorni.
Dopo l'incontro con Ash, non ho fatto a meno di pensare a Robert, e un senso di tristezza mi ha invaso il cuore come una nube grigia tossica, che non mi fa respirare.
"Luna, non sei obbligata" la dolcezza e gentilezza di Lee prende il sopravvento, e io gli sorrido poggiandogli una mano sulla spalla.
"E' giusto così" scrollo le spalle, e lui sorride annuendo.
"Stai tranquilla, Robert avrà l'articolo che si merita" mi rassicura, e io so che è così. 
Allunga il braccio verso la sua cartella, afferra una busta da lettere bianca e me la passa facendomi l'occhiolino. 
"Useremo quella con lui alla partita di Football per la copertina, e sarebbe bello se questa la tenessi tu" apro la busta, e quando vedo la foto di me, Robert e Ash fuori la scuola, sorrido mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. 

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