Capitolo 3.

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"Non sono d'accordo" le labbra di Mark si curvano in un sorriso, e mi ritrovo ad alzare gli occhi al cielo esausta. 
"Se metti prima il latte, dopo sai come regolarti con i cereali" esclamo fermamente convinta della mia tesi. 
"Si tratta di un ordine naturale delle cose, Tyler. Prima vanno i cereali, poi si aggiunge il latte" scuoto il capo, non ricambiando la sua tesi, per poi tornare a mangiare il mio super burrito. 
"Se mangi così ti sporcherai il vestito" commenta e sento i suoi occhi scivolare sul mio corpo, scruta attentamente la coscia scoperta, l'abito che mi stringe in vita, e le spalle scoperte. Arrossisco appena, sentendomi improvvisamente nuda, come se esserlo davanti a lui mi facesse sentire a disagio. 
"Che si sporchi, questo burrito è troppo buono" annuisco sincera, e lui ridacchia, del tutto d'accordo con me. 
Ce ne stiamo appoggiati al muretto di una piazza in centro, davanti il chiosco di burrito dall'insegna rossa e gialla, così grande e luminosa che non c'è bisogno dei lampioni ad illuminarci la visuale. Lo ammetto, non ho mai mangiato niente di così buono in vita mia. E nonostante il mio aspetto trasandato, il mal di testa, e la pessima serata passata all'Homecoming, questa serata stava solo migliorando. 
"Quando è nata la tua indole ribelle?" Domando curiosa, e lui ci pensa un po' su, come se la domanda fosse troppo strana posta in quel modo. 
"All'asilo ho allago il bagno della suola perchè la maestra non voleva darmi un secondo succo. Alle medie ho spinto un'insegnate per le scale perchè voleva rimandarmi in matematica, e al liceo ho iniziato con le risse. Non ho un'indole ribelle, odio solo essere infastidito" scrolla le spalle, come se tutto questo fosse del tutto normale. 
"Hai mai pensato ad uno psicologo? Magari hai qualche problema con la gestione della rabbia" tento di psicanalizzarlo, e lui ridacchia divertito. 
"Non ho alcun problema con la gestione della rabbia, mi diverto in ciò che faccio, e potrei smettere quando voglio" 
"E' un motto per dipendenti, questo" gli faccio presente, e lui scoppia a ridere come se la cosa lo esilarasse. 
"I problemi fanno parte della vita. Prendiamo te come esempio, a che età è stata la tua prima rissa?" ci penso un po' su, poi ripenso a Maria Soleil all'asilo. 
"Una bambina il primo giorno d'asilo tagliò i capelli della mia bambola preferita e io le ho dato uno spintone facendola cadere nella cesta dei mattoni colorati" spiego fiera, e l'espressione di Mark è tra il divertito e l'incredulo.
"Che bambina cattiva che eri" mi fa il verso, prendendomi in giro. 
"Era la mia bambola preferita" mi difendo, ma ciò serve solo a far crescere la sua risata.
"Quando ti ho chiesto di raccontarmi della tua prima rissa, non intendevo all'asilo"  
"Non ne ho allora"
"Non hai mai litigato con nessuno? Non so, anche un piccolo insulto o altro" cerca di allargare il campo, in cerca di qualche macchia sul mio curriculum.
"Mai" scuoto il capo tranquillamente, fiera di me stessa "odio la violenza, sono più per la pace o per l'indifferenza" scrollo le spalle sincera.
"Ma sei umana?" alza un sopracciglio confuso.
"Preferisco usare il cervello piuttosto che le mani, al contrario di qualcuno qui presente" lo canzono, e lui non ribatte, si limita a scrollare le spalle colpevole, per poi terminare il suo burrito "Toglimi una curiosità" lo indico di slancio, improvvisamente troppo curiosa "Come diavolo ti è saltato in mente di dare fuoco al laboratorio di chimica?" 
Me lo sono sempre chiesa, a dire il vero. 
Mark soffoca una risata lasciando andare la sua birra, tira su con il naso e mi indica divertito, mentre io mi perdo nel movimento del suo sopracciglio, e del piercing. 
"Il preside ha esagerato, come al suo solito" sospira arrendevole, e io lo guardo con biasimo "È stato un incidente. Stavo giocando con l'accendino quando per sbaglio ha preso fuoco un libro, l'ho subito gettato nel cestino sotto la tenda per cercare di spegnerlo, ma quest'ultima ha preso fuoco in un secondo, e prima che potessi accorgermene, l'intera libreria era in fiamme. Per fortuna sono scattati gli allarmi e non si è diffuso in tutta la scuola" spiega brevemente, e io trattengo una risata.
"Ma cosa ci facevi nel laboratorio di chimica fuori dall'orario?"
"Fumavo erba" esclama ovvio
"E perché non lo hai detto questo al consiglio?" domando confusa.
"L'ho fatto, ma nessuno mi ha creduto e hanno detto che lo avevo fatto di proposito per potermi espellere una volta per tutte. Liberarsi di me gli ha fatto comodo, hanno solo colto l'occasione al volo"
"E invece adesso? Cosa ci facevi nel laboratorio di chimica questa sera? Sei stato espulso, se qualcuno ti vedeva, finivi in guai seri" spiego sincera, indicandolo divertita. 
"E' il mio posto preferito per fumare" scrolla le spalle, e sembra sincero "Toglimela tu una curiosità, adesso" i suoi occhi si incastrano nei miei e mi dimentico come si respiri per un secondo "perchè sei scappata questa sera? Saresti potuta restare a goderti la tua festa e non dargli peso"
"Per iniziare, non è la mia festa, ma il ballo della scuola" ridacchio leggermente, scrollando poi le spalle e passandomi nervosa una mano fra i capelli "e poi è facile a dirsi. Non sono molto brava a controllare le emozioni, da come hai potuto notare" lo canzono più tranquilla. 
"Avresti almeno potuto dargli un calcio nelle palle" alza gli occhi al cielo, e io mi mordo le labbra al ricordo di Jeff bagnato per il drink, e la guancia rossa. 

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