"Buongiorno Luna" Lee mi passa accanto con il solito cardigan sopra la camicia bianca, e la macchina fotografica tra le mani.
"Buongiorno" ricambio il sorriso, sistemando poi la gonna della mia uniforme.
"Hey Luna, hamburger e patatine oggi a pranzo?" Maison, un ragazzo della squadra di Basket mi indica divertito, restando appoggiato al suo armadietto chiuso, e vuoto come la sua testa sicuramente.
"La carne venerdì Maison, lo sai" lo canzono continuando a camminare lungo il corridoio della scuola, raggiungendo la sala degli studenti.
Oggi c'è più movimento del solito, essendo che venerdì sera c'è stato il ballo e che oggi è il primo lunedì da allora, tutti sono ancora eccitati e su di giri, impazienti di vedere tutte le foto sul giornalino che uscirà mercoledì.
"Salve rappresentante" mi affianca Maria stringendo tra le mani una serie di fascicoli, che guardo annoiata.
"Hey, ti sei divertita al ballo?"
"Tantissimo. Sai che un ragazzo di seconda mi ha chiesto di ballare? Poi ci siamo scambiati i numeri" spiega esaltata, e io la ascolto divertita, contenta che almeno la sua serata sia andata bene.
"Sono felice per te. Ma cosa sono quelli?" conosco già la risposta, e ho il mal di testa solo al pensiero.
"Giusto" mi passa i fascicoli risvegliandosi dai suoi pensieri, continuando a camminare al mio fianco"Billy mi ha ordinato di darteli. Sono le copie dei fascicoli per la scelta dei corsi delle nuove matricole, devi revisionarli e approvarli." si assicura di informarmi, e io annuisco consapevole del lungo lavoro che mi attende "Ah un'ultima cosa, ricorda che in mattinata devi andare dal preside, vuole vederti per parlare delle nuove uniformi scolastiche" esclama poi, prima di raggiungere la sua aula.
Sbuffo per poi svoltare l'angolo per entrare nella segreteria, ma proprio in quel momento qualcuno mi viene addosso facendomi perdere l'equilibrio, e facendo finire tutti i fogli sul pavimento.
"Maledizione" sbuffo chinandomi subito per recuperarli, se non mi sbrigo farò tardi a lezione.
"Scusa, colpa mia" esclama una voce maschile, purtroppo per me, fin troppo familiare.
Alzo il capo e mi scontro con gli occhi color nocciola di Jeff. Sospiro, sapendo che non posso scappare per sempre, così prendo un bel respiro e recupero tutti i fogli con il suo aiuto. Mi aiuta a portarli dentro, lasciandoli su uno dei banchi della stana dei rappresentanti.
Ora che ci faccio caso, nessuno ha accennato alla storia finita male tra me e Jeff, ma probabilmente nessuno ha ancora saputo, i giocatori di football sanno essere abbastanza riservati sulle questioni private.
"Grazie per l'aiuto" mormoro per poi uscire dall'aula, seguita da lui a ruota.
"Luna, possiamo parlare?" il suo tono basso mi sta supplicando, e io vorrei tanto colpirgli anche l'altra guancia.
Mi volto per rispondergli di lasciarmi in pace, e di starmi alla larga, quando la mia attenzione viene catturata dalla persona infondo al corridoio, alle sue spalle, che cammina dritta verso di noi.
Indossa un paio di cargo neri con i soliti anfibi, una felpa del medesimo colore con sopra la giacca di pelle. Tra le dita stringe il laccio del casco, mentre con l'altra mano gioca con l'accendino distrattamente.
Cammina tra gli studenti accanto ai loro armadietti, ed è capace di attirare tutta l'attenzione su di lui. Sento i mormorii di tutti, le occhiatacce che gli cadono addosso, e che accoglie con disinvoltura.
Dopotutto, tutti qui lo conoscono come il bulletto che ha dato fuoco al laboratorio di chimica, forse sono l'unica ad aver conosciuto il Mark Collins gentile e affidabile di qualche sera fa.
"Ma che diavolo..." mormoro incredula, e Jeff si volta confuso, seguendo la traiettoria del mio sguardo.
"E lui che ci fa qui?" si acciglia confuso, e io non so proprio cosa rispondere.
Già, che diavolo ci fa Mark a scuola? Non gli è permesso entrare.
Quando ci raggiunge, non mi guarda neanche, i suoi occhi sono dritti davanti a lui, e non dice nulla. Nulla di nuovo per gli altri studenti, ma per me?
Lo vedi entrare nell'ufficio del preside e mi affretto a liquidare Jeff raggiungendo poi la segreteria.
"Hey Mindy" sorrido gentilmente alla donna con i grossi occhiali sul naso e un caschetto nero dietro la scrivania "Sai dirmi cosa ci fa Mark Collins nell'ufficio del preside?" per quanto gentile e affidabile nel suo lavoro, Mindy è una gran chiacchierona.
"Oh sapessi tesoro" si avvicina a me con un sorriso divertito "A quanto pare, degli studenti affermano di averlo visto qui a scuola la sera del ballo. E guarda caso sono spariti dei trofei della squadra di football che erano esposti nel corridoio principale del primo piano" mi confida, e io scatto con lo sguardo verso la porta della stanza della presidenza.
No, non è impossibile. Mark era con me e non aveva nessun trofeo con sè.
Maledizione, che casino.
Potevo rischiare di perdere il posto da rappresentante del consiglio se avessero saputo che ero con lui nel laboratorio di chimica senza denunciare la sua presenza. Non che fosse un reato, ma era vietato categoricamente agli studenti espulsi di entrare nella scuola senza permesso dal preside stesso. E poi così questa storia dei trofei?
Devo entrare subito in quell'ufficio con una qualsiasi scusa, poi all'improvviso mi ricordo delle parole di Maria.
Busso alla porta della presidenza e subito dopo riconosco la voce del preside Moore che mi invitava ad entrare.
"Salve preside, mi hanno detto che voleva vedermi" mi chiudo la porta alle spalle, osservando il viso autoritario del preside, e Mark seduto comodamente sulla poltrona dall'altro lato della scrivania, con gamba divaricate, e l'aria annoiata.
"Oh, Luna" mi guarda indicandomi poi un fascicolo sulla sua scrivania "Ti affido il compito di scegliere le nuove uniformi scolastiche, devono essere scelte entro domani" mi spiega e io annuisco, recuperando il fascicolo sepolto tra mille documenti, e così ne approfitto per fare con calma.
"Come tu sai Mark, dovrei sporgere denuncia" stava dicendo il preside con tono autoritario.
"Faccia come crede, io ho già ribadito che non ero qui quella sera. Ho di meglio da fare di uno stupido ballo" sbuffa Mark stufo, per nulla preoccupato della vicenda.
"Allora spiegami perchè ben 5 studenti hanno affermato di averti visto nel laboratorio di chimica. Volevi dar fuoco alla stanza di nuovo?" ipotizza e il ragazzo sbuffa, soffocando però una risata.
Vorrei dirgliene quattro, ma lo sa in che casino si è messo?
"Forse qualche studente mi assomiglia o forse erano tutti strafatti dopo il ballo" ironizza, e io faccio fatica a nascondere un sorriso divertito dalle sue parole.
"Hai trovato il fascicolo?" mi guarda il preside e io annuisco afferrandolo di fretta, per poi uscire dalla stanza.
Sono costretta ad entrare in classe, non posso permettermi di saltare le lezioni, e così sono bloccata fino ad orario di pranzo. Mark deve essere andato via tempo fa, così ho perso la mia occasione di parlargli.
"Ecco la nostra bellissima rappresentante" Davon, un ragazzo di quarta, mi viene incontro sorridendo con accanto la sua ragazza, Hannah.
"Non dimenticarti di chiamarla reginetta dell'Homecoming" sorride fiera quest'ultima, e io sospiro.
"Ciao" ricambio il sorriso "Mi sono persa l'incoronazione" scrollo le spalle, per quanto amassi l'homecoming, la corona da reginetta non era affatto una mia priorità.
"Lo abbiamo capito quando Jennifer è salita sul palco dicendo che avrebbe preso il tuo posto" ridacchia Hannah, facendo ridere anche me. A quanto pare, ad Hannah piace tutto ciò che è mio, chissà se è una patologia grave.
"Ti unisci a noi a pranzo?" domanda poi Davon, e io scuoto il capo.
"Vorrei, ma sono piena di lavoro. Mi conservi il dolce?" tento, e lui annuisce divertito.
"Forza e coraggio rappresentante. Ti portiamo il dolce dopo in classe" mi sorride dolce Hannah, per poi andare in mensa.
Nella grande aula dei rappresentanti trovo Chris e Billy intenti in una discussione animata su quale foto sia meglio per la copertina del giornale.
"Ciao" saluto prendendo posto alla mia scrivania, e subito Billy mi rivolge un'occhiata curiosa.
"Tesoro" inizia subito il suo melodramma "Non puoi immaginare quanto lavoro c'è da fare" si lamenta, mentre stampa dei fogli che mi sembrano infiniti.
"Non parlarmene" sbuffo.
Per quanto divertente, essere rappresentante era abbastanza faticoso sommato al fatto che il preside non faceva neanche la metà dei ruoli che spettavano a lui.
Bil è un ragazzo in gamba. Io sono a capo fin dal primo anno, mentre lui si è trasferito qui a Chicago tre anni fa, entrando subito nel nostro team. E' un tipo stravagante e appariscente, ama decorare la sua uniforme con brillantini e perline, e il tocco di classe sono i suoi capelli rosa. Oggi ha un trucco viola sugli occhi, lo smalto in tinta e una cravatta piena di spille.
Personalmente è a lui che rubo gli orecchini migliori, è così alla moda che fa invidia a tutti.
Chris invece è molto riservato è pacato, con i capelli mossi castano scuro, l'interesse per i libri e una gentilezza smisurata.
Dopo aver revisionato le schede per le domande dei corsi delle matricole e averli approvati, passo alla scelta delle uniformi un'attimo prima di essere interrotta dalla campanella che annuncia la ripresa delle lezioni.
E' stata una giornata abbastanza movimentata. Scelgo le uniformi durante il corso di matematica senza farmi beccare dal professore per poi, dopo le lezioni, staccare le decorazioni dell'Homecoming con Billly e gli altri del consiglio.
"Ti serve un passaggio?" domanda Chris, e io sospiro stanca morta.
"Se ti dico di si, non mi odierai, vero?" scherzo, e lui ridacchia intimandomi di seguirlo verso la sua auto. Di solito torno con Jeff, e anche se sono abbastanza pratica a spostarmi con i mezzi pubblici, oggi sono troppo tanca per aspettare un'ora l'arrivo del bus.
Mi faccio lasciare fuori la grande villa di Mark, nel quartiere residenziale di Chicago, ringraziando ancora una volta la mia memoria fotografica e l'attenzione che ho per i dettagli, che mi hanno permesso di trovare subito l'indirizzo.
"Grazie mille, sei il mio eroe" lo abbraccio velocemente prima di lasciare la vettura.
Prendo un profondo respiro e attraverso il grande cancello aperto cha affaccia sulla villa privata. Osservo il viale pieno di piante e fiori colorati, ben curato e dall'aspetto di costare una fortuna. Mi avvicino alla porta e mi mordo il labbro timorosa. Ho sbagliato a venire? Sicuramente si, ma ho bisogno di sapere cosa si sono detti lui e il preside, e se devo prepararmi ad essere espulsa.
Proprio quando alzo la mano, pronta a bussare al campanello, la porta si apre rivelando un'uomo in giacca e cravatta, con una cicatrice sul sopracciglio che scende accanto all'occhio e su metà guancia, e gli occhi nocciola scuro.
Deve essere il padre di Mark, è identico.
"Salve, tu sei?" domanda accigliandosi, confuso di vedermi nel suo giardino.
"Io..." mormoro in imbarazzo "Salve, sono-"
"Luna" a richiamarmi e Vivian, che spalanca la porta superando il marito, per poi sorridermi gentilmente "Cosa ci fai qui?"
"Il cancello era aperto, mi dispiace per il disturbo. Dovrei parlare con Mark se è in casa" sorrido educatamente.
"Accomodati pure. Tesoro, lei è Luna Tyler, la figlia del detective Ian Tyler" mi presenta Vivian all'uomo, che si rilassa porgendomi subito la mano gentilmente.
"Piacere di conoscerti Luna, io sono Cole, il padre di Mark. Ora perdonatemi signore, ma vado di fretta, il lavoro mi aspetta" sorride poi, lascando un bacio veloce alla moglie, e un saluto gentile verso di me.
"Prego tesoro, entra pure" mi fa cenno Vivian e io la seguo dentro leggermente a disagio "Mark dovrebbe tornare a breve" mi spiega poi, e io sospiro avvilita "Ti va una tazza di tè?"
"Con piacere" lascio cadere lo zaino ai piedi dello sgabello dove mi sistemo, davanti a lei.
Vivian prepara un tè caldo per entrambe, e ammetto che è brava in tutto ciò che fa, non ho mai bevuto un tè così buono e dolce.
"Come sta tua madre?" domanda improvvisamente spiazzandomi, si conoscono per caso?
"Voi due..."
"L'ho conosciuta dalla dottoressa Cassandra Diaz" annuisce, poi scuote il capo mortificata "Scusami, forse non dovevo iniziare questo discorso" si scusa immediatamente, e io la tranquillizzo sorpresa.
"No tranquilla, a dire il vero mia madre parla sempre di mio fratello, sostiene che in questo modo lo sente più vicino a lei" spiego con calma, e lei sorride dolcemente.
"È una donna in gamba"
"Lo è"
"Anche tu lo sei"
"Non quanto lei, non quanto i miei genitori" ammetto abbassando ilc amo, fissando la tazza quasi vuota.
"So cosa si prova nel perdere qualcuno di importante" poggia una mano sulla mia dolcemente, accennando un sorriso comprensivo "Ma passerà tesoro, fidati di me"
"A volte mi sento come se stessi affogando e ci fosse qualcuno che mi spinga ancora più in profondità, impedendomi di risalire" ammetto, stranamente a mio agio, come quando sono in terapia da Cassy.
"Il dolore per la tua perdita non andrà mai via, ma imparerai a convinci, imparerai a gestirlo e a riempire il cuore di ricordi felici. Il dolore, poi, diventa solo un ricordo" sussurra, e io ascolto colpita le sue parole.
Parlare con Vivian, è come parlare a me stessa. Lei può capire il dolore del lutto, e non importa quanto tempo ci vorrà, non mi giudicherà.
Dopo circa un'ora, di Mark non c'era neanche traccia, così saluto gentilmente Vivian dicendo di dover andare via, ed è vero, ho così tanto da studiare che ho già mal di testa.
"Torna quando vuoi tesoro" mi sorride gentilmente, e non mi capacito di come una persona tanto gentile si parente e Collins.
Percorro il viale beandomi del dolce odore floreale che arriva fino al cancello principale.Lo supero e proprio in quel momento, la moto nera e verde di Mark si ferma davanti il cancello.
Sfila il casco e mi lancia uno sguardo interrogativo, mentre spegne il motore della vettura per poi rivolgere l'attenzione su di me.
"Che ci fai qui?" è calmo, serio, senza accennare gentilezza o divertimento.
"Ti stavo cercando"
"Non abbiamo nulla da dirci, non dovevi venire qui" scuote il capo, scende dalla moto e lancia le chiavi al maggiordomo lì accanto, poi mi super a era per entrare in casa.
"Non abbiamo nulla da dirci?" ripeto le sue parole incredula, girandomi per guardarlo "Che ti ha detto il preside?"
"Non ho fatto il tuo nome, se è questo che vuoi sapere" sbuffa appoggiandosi al muro, per poi evitare il mio sguardo.
"Non sono qui solo per questo. Hai preso tu quei trofei?" domando incrociando le braccia, e lui mi riserva uno sguardo colmo di biasimo.
"Cosa avrei dovuto farmene con degli stupidi trofei?" soffoca una risata per nulla divertita
"Forse volevi vendicarti nei confronti del preside o forse li hai venduti. Non lo so, per questo te lo sto chiedendo" faccio presente irritata, perchè non mi guarda?
"Non ho preso quegli stupidi trofei. Non ho raccontato al preside che ero con te e non lo farò, quindi smettila di venire qui a cercarmi" esclamò serio guardandomi impassibile
"Che diavolo ci facevi nel laboratorio di chimica? Non mi bevo la balla che stavi fumando"
"Non sono affari tuoi Luna, tornatene a casa" mi liquida con un gesto della mano, am non demordo, anzi, sto più che determinata a scoprire la verità.
"Perchè ti comporti così?" lo guardo incredula "Solo l'altra sera eri così disponibile, ora invece sei così scontroso che neanche ti riconosco. Che diavolo ti prende?"
"Maledizione, ancora con quella sera? Se vessi saputo che dopo quella notte mi avresti rotto così tanto le palle, avrei rifiutato di darti un passaggio" sbotta serio, e quelle parole fanno più male del previsto.
Quelle parole hanno fatto male.
Insomma, forse sono stata un po' insistente, ma è davvero necessario fare lo stronzo in questo modo?
Ma cosa i ero messa in testa? Di diventare sua amica? Amica di Mark Collins?
Ricordati chi è Luna, la sera dell'Homecoming non conta più niente.
"Hai ragione" decido di lasci perdere, dopotutto, ha detto di non aver fatto il mio nome, e questo i basta "Avresti proprio dovuto negarmi quel passaggio. Così mi sarei risparmiata di incontrare una testa di cazzo come te" esclamo, prima di andar via e lasciarlo lì.
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Homecoming
Teen FictionLuna Tyler è la classica ragazza modello: ottima figlia, ottima studentessa e ottima rappresentante d'istituto. Tuttavia, nessuno è perfetto, e il suo passato sembra divorarla all'interno. La sera dell'Homecoming, si scontra con Mark Collins, un ex...