Capitolo 21.

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"Hey tesoro" mia madre si affaccia nella mia stanza con un sorriso allegro, ne forzo uno a mia volta, che risulta chiaramente falso.
"Hey" mi sistemo meglio sul letto, infilando un cuscino tra le gambe incrociate.
Il mio cellulare squilla ancora una volta sulla scrivania, e lo ignoro. Mia madre lo guarda curiosa e quando finisce di suonare, viene verso di me con fare curioso e indagatore.
"Non esci? La fiera è iniziata da un pezzo ormai" si siede al mio fianco, accarezzandomi i capelli dolcemente.
"Non ho tanta voglia di andarci" scrollo appena le spalle, e in realtà è vero, nonostante abbia passato settimane ad allestirla.
Guardo mia madre, e dovrei proprio dirle che la sua tanto amata figlia, ha perso il ruolo di rappresentante del coniglio studentesco, ma come faccio? 
Sono così delusa da me stessa, sono così arrabbiata, e sono fuori di me. 
"Ma hai fatto tanto per organizzarlo" si acciglia poco convinta, e io forzo un sorrisoci cercando di essere convincente.
"Ho solo un fastidioso mal di testa"  tossisco, cercando di nascondere la voce incrinata, e di rimandare le lacrime indietro.
"Tesoro, cosa c'è che non va?" domanda dolcemente mia madre, e io non so proprio come dirglielo. 
Era l'unica cosa che mi restava, il mio ruolo. Era ciò che amavo di più fare.
"Nulla, sono solo un po' giù" scuoto il capo.
"Che ne dici di uscire per andare a prendere un bel gelato? Robert ti ci portava sempre quando eri triste" mi ricorda accarezzandomi i capelli, legandomeli poi in modo ordinato sul capo.
"Devi accompagnare papà alla cena di lavoro" le ricordo con un sorriso tranquillo.
"Può andarci da solo, tu sei più importante" scuote il capo ovvia, facendomi ridere. 
"Grazie mamma, ma non c'è bisogno. Più tardi andrò da Grace"
"Sei sicura?" domanda poco convinta, e io annuisco "Va bene, ma per qualsiasi cosa chiamaci, e correremo da te" sorride pizzicandomi la guancia, poi mi lascia un bacio sulla fronte, prima di andare via.
Quando i miei genitori escono per la cena di lavoro di mio padre, faccio una doccia veloce per poi infilare un paio di cargo neri e una felpa rossa larga, lascio i capelli sciolti e infilo il cellulare e le chiavi di casa nelle tasche.
Esco di casa e raggiungo a piedi il parco, la musica è così alta e si sentono le risate dei bambini che riempiono la zona. C'è un sacco di gente, e oltre a tutti gli studenti insieme ad amici e parenti, ci sono anche persone di passaggio. Ammetto che abbiamo fatto proprio un bel lavoro e le lucine attaccate ai pali della luce che collegano ogni stand illuminano l'intero parco.
"Ecco la nostra rappresentante" ulula Billy allegro, stretto nei suoi pantaloni rosa in pelle e il maglione bianco "Devi assolutamente provare lo yogurt che abbiamo ordinato, è paradisiaco" mormora con la bocca piena. 
Mi fa male sapere che presto non farò più parte del loro gruppo, che qualcuno prenderà il mio posto, e che nessuno mi chiamerà più così.
"Finalmente" Grace ci raggiunge bella come non mai, indossa un vestitino celeste floreale che si intona con i suoi occhi chiari "Ti ho chiamato tutta la sera, dov'eri finita" fa una smorfia, dandomi un pizzico sul fianco.
"Scusa, ho avuto da fare" improvviso tranquillamente, rubando un po' di quello squisito yogurt da Billy.
"Hey, come va il braccio?" domanda Chris preoccupato, venendo verso di noi.
"Bene, ci ho messo una pomata e l'ho fasciato" scrollo le spalle "Se permettete, vado a comprare uno di questi yogurt, che è davvero da orgasmo" ammetto, lasciandoli lì.
Faccio un giro veloce con Maria, ha insistito per farmi compagnia e adesso è al mio fianco che non la smette di parlare, e di raccontarmi del suo appuntamento della sera scorsa, con lo stesso ragazzo che ormai le sta facendo perdere la testa.
Quando torna al suo stand, resto da sola con la vaschetta vuota di yogurt, e quando passo davanti lo stand del tiro a bersaglio, intravedo un piccolo peluche di bradipo, e decido di tentare.
"Se c'entri tutte le lattine vinci il peluche" mi indica Kevin, passandomi l'arma a piombini.
"Quanti tentativi ho?"
"Un caricatore da 15 colpi" mi fa l'occhiolino, convinto del fatto che tanto avrei perso.
Ci provo ugualmente, e Kevin scoppia a ridere quando vede che non ho centrato neanche una lattina. Lo ammetto, non ho molta mira, sparare non fa per me.
"Questa pistola ha qualcosa che non va" sbuffo, facendo ridere sia Kevin che alcuni ragazzi che stavano sparando al mio fianco.
"Posso provarci io?" al suono di quella voce, mi blocco sul posto. 
E' lui, lo sento dal profumo, dalla vicinanza del suo corpo al mio. Non mi ha neanche toccata, eppure il mio corpo reagisce incontrollatamente, mandandomi fuori di testa.
Faccio per voltarmi, ma vengo bloccata dal volto di Mark, che avanza fino a poggiare il mento sulla mia spalla. Impugna l'arma portando le braccia ai lati del mio corpo, bloccandomi tra esse.
Prende la mira velocemente, e spara centrando tutte le lattine, e con i cinque colpi in più nel caricatore, colpisce anche quelle del ragazzino accanto a noi, che resta senza parole e con un sorriso immenso, perchè Mark ha fatto vincere anche lui.
"Però..." fischio colpita, con un leggero sorriso.
"Mio padre mi portava spesso a caccia" sussurra contro il mio orecchio, e mi volto appena, sentendo un brivido lungo la schiena.
Appoggia le mani lungo il bancone e io, ancora tra le sue braccia e a un soffio dal suo viso, mi volto lentamente, ritrovandomi vicinissima alle sue labbra.
"Ciao" mi fa l'occhiolino, e io sorrido, perchè anche dopo due settimane di silenzio, è sempre pronto a provocarmi.
"Hey" mormoro, sentendo il mio respiro aumentare.
"Scegline uno, Luna" mi richiama Kevin ridacchiando, e io torno con lo sguardo sullo stand.
Mi volto osservando i peluche, e scelgo quello del bradipo che ho visto prima, e che mi piaceva tanto.
"Avevo capito che eri impegnato questa sera" guardo Mark, incamminandomi al suo fianco, e con il peluche tra le braccia.
"Mi sono liberato" scrolla le spalle tranquillamente, facendo girovagare lo sguardo tra i vari stand con are curioso "Hai fatto davvero un lavoro straordinario, lo ammetto" si congratula colpito, facendomi sorridere.
"Beh, ci ho lavorato senza sosta per due settimane" gli ricordo, fissando divertita quel peluche troppo dolce.
Improvvisamente Mark mi afferra per il polso facendomi voltare verso di lui, mi ritrovo con il volto a pochi centimetri di distanza dal suo e posso sentire il suo respiro sulle mie labbra. Mi è mancato terribilmente, e quando mi scontro con i suoi occhi ripenso alle parole del preside.
Io lo proteggerò ad ogni costo, non voglio assolutamente he venga coinvolto, ha già troppi guai alle spalle, e una denuncia aggraverebbe solo di più la situazione.
"E in queste due settimane non ti sono mancato neanche un po'?" il suo solito ghigno mi fa sorridere.
"E io? Io ti sono mancata?"
"Si" annuisce sfacciato "Tu mi sei mancata da morire" mi confessa, sorprendendomi.
"Tu no" mento, provocandolo di proposito.
"Vediamo se lo dirai anche dopo di questo" fa per baciarmi, ma sono più veloce ed alzo il peluche mettendolo tra di noi, facendo sì che fosse lui a baciarlo.
Trattiene una risata e si finge indignato, e davanti quell'espressione così buffa scoppio a ridere.
"Brutta stronzetta" ridacchia, facendo per prendermi, ma inizio a correre senza farmi prendere.
Mark inizia a rincorrermi e io, avendo intenzione di stare un po' da sola con lui, supero gli stand e raggiungo il retro dei camion degli organizzatori. Non c'è nessuno qui, la musica è più soffusa, così come le risate delle persone. Mi appoggio con le spalle sul retro di uno dei furgoni, e subito Mark mi intrappola con le spalle contro di esso, per poi premere le sue labbra sulle mie.
Lascio cadere il peluche ai nostri piedi e stringo i suoi capelli tra le dita, Mark porta le mani sotto il mio sedere e con una spinta mi tira su, contro il suo petto, con le gambe intorno al suo bacino.
"Ti voglio" mormora, mordendomi il labbro.
"Sei matto?" strabuzzo gli occhi, soffocando una risata "Se ci vede qualcuno-"
"Non c'è nessuno" mi fa presente, ed è vero, ma è troppo rischioso, e io e lui siamo già fin troppo nei guai.
"Mark..." mormoro, quando sento la sua mano infilarsi sotto la felpa "No" lo blocco, e lui sospira, mordendomi la guancia.
"Eh va bene" mormora innocentemente, per poi tornare a baciarmi "Sei bellissima Lù" aggiunge, e capisco che queste parole gli sono uscite così di getto che sembra essersene accorto dopo anche lui.
Sorrido, gli lascio un'ultimo bacio sulle labbra, poi recupero il peluche tornando alla fiera. Cammina al mio fianco e quando incrociamo lo sguardo malizioso e curioso di Grace, alzo gli occhi al cielo ridacchiando.
"Da domani dobbiamo impegnarci, abbiamo due settimane da recuperare" mi canzona, e io sospiro, perchè inizio davvero ad odiare questo gioco del silenzio che c'è tra di noi quando le cose iniziano a non andare bene.
Ci fermiamo per comprare due gelati e io ne approfitto per sfilare la felpa e rimanendo in t-shirt, inizio a sentire troppo caldo.
"Che hai fatto al braccio?" si acciglia Mark, sfiorando la fasciatura.
"Nulla di preoccupante, oggi mentre montavamo gli stand è caduta un'asse" scrollo le spalle con nonchalance.
"Ancora non capisco perchè ti ostini a fare queste cose, come rappresentante devi sempre fare tutto tu, è stressante" alza gli occhi al cielo, e io scuoto il capo tranquillamente.
"Fa parte di me" ammeto scrollando le spalle, e lui mi guarda più curioso "Può sembrare stupido, ma a me piace, questo è il quinto anno che sono rappresentate ed è diventata una cosa che mi rende ciò che sono"
"Quanto sei secchiona" rotea gli occhi al cielo divertito.
"Posso farti una domanda" azzardo, e lui annuisce mangiando tranquillamente il suo gelato "Quella sera, perchè eri all'Homecoming? Che ci facevi nel laboratorio di chimica della scuola?"
Mark i blocca, mi guarda serio per poi sospirare, sa che non ammetto bugie, e questa domanda è stata ignorata fin troppo a lungo.
"Dovevo incontrare Jennifer" ammette "Mi aveva chiesto della roba e dovevamo vederci nel laboratorio di chimica, il più lontano dalla palestra, non volevo rischiare che qualcuno mi vedesse. Avrei preferito saltare, ma lei era in astinenza e mi stava tartassando"  
"Hai vagamente pensato che qualcuno avrebbe potuto vederti?" domando rimproverandolo seria, e lui scolla le spalle come se la cosa non lo riguardasse, e ciò non fa altro che darmi solo di più sui nervi.
"Non mi importa nulla Luna, non ho fatto niente e quei cazzi di trofei, non li ho presi io. Ora per colpa di quei dannati affari rischio il culo" sbuffa, ma senza nessun tono in particolare.
"Che cosa significa?" domando timorosa.
"Che il preside ha parlato con mio padre, se non salta fuori il vero colpevole scatta la denuncia contro di me, hanno la testimonianza di alcuni studenti che mi hanno visto li, e a lui basta questo per addossarmi la colpa. Rischio qualche mese dentro, mio padre è un'avvocato e mi difenderà, ma nessuno sa come finirà questa storia"
Io si. Io lo so.
"Non hai idea di chi possa essere stato a prenderli?"
"Se lo sapevo lo avrei già ucciso" mi fa presente, per poi ridacchiare divertito. 
Odio quando a così, quando questo suo lato menefreghista prende il sopravvento.
Mi vengono in mente le parole del preside. Sarebbero stati guai seri per Mark, e io non voglio  che si prenda la colpa per qualcosa che non ha fatto.
"Hai poi ricevuto risposta dalla Cornell University?" domanda, sorprendendomi del fatto che se lo ricordi.
"Non ancora, ma sinceramente non credo che mi prenderanno" ammetto scoraggiata, la notizia della mia revoca dal ruolo di rappresentante a causa di furto farà il giro della scuola, e se anche gli esaminatori dell'università lo verranno a sapere, posso dire addio al mio sogno di studiare lì per diventare un'architetto.
"Verrai presa senza dubbi. Quando frequentavo ancora la scuola tutti i professori usavano sempre te come esempio, hai i voti più alti di tutti, hai il curriculum pieno di attività extra scolastiche e cosa più importante: non hai ne una nota ne un richiamo per cattiva condotta, sai quanto vale questo?" mi ricorda, e io sorrido amaramente.
"Hai mai pensato di continuare gli studi? Ti manca solo l'ultimo anno dopotutto" domando curiosa, e desiderosa di cambiare argomento.
"La scuola non fa proprio per me, e poi non mi serve a nulla un diploma" scrolla le spalle.
"Al tuo futuro?"
"Intendo dire che a me piacciono i motori, amo la mia moto e conto di entrare in qualche gara prima o poi. Mio padre conosce delle persone e metterà una buona parola" si indica tranquillo, e io non riesco proprio ad inquadrarlo.
"Vuoi gareggiare?" mi acciglio.
"No, ma mi piace sporcarmi le mani di grasso, e mi piacciono i motori"
"Ma non ti infastidisce che arriverai in cima grazie all'aiuto di tuo padre? Arrivarci con le proprie forze, secondo me, deve essere molto più soddisfacente" mormoro, non lo giudico, ma non ho mai amato le scorciatoie.
"Non mi importa a dire il vero. Ci sono persone portate per lo studio, tipo te, e persone non adatte affatto, tipo me"
Abbiamo visioni molto diverse, ma capisco il suo punto di vista.
La serata passa tranquillamente, dopo aver assaggiato cibo da vari stand, raggiungiamo gli altri e verso la mezzanotte Mark mi accompagna a casa.
La fiera non era ancora terminata, c'era ancora abbastanza gente il giro, ma io ero troppo stanca per poter restare ancora. 

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