Capitolo 11.

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"Chissà perchè ogni volta che ci sei tu nei paraggi finisco sempre con il lasciare di punto in bianco i miei amici" Mark mi solleva per i fianchi, senza smettere di baciarmi il collo, e mi fa sedere sul grande tavolo della cucina di casa sua. 
Abbiamo lasciato il locale e siamo finiti qui, a scopare, approfittando del fatto che i suoi genitori non ci sono.
Lascio che la sua lingua mi invada la bocca, con le dita stringo i suoi capelli tirandoli appena, facendolo boccheggiare, mentre porto avanti in bacino, facendo scontrare i nostri sessi. Sento di poter esplodere da un momento all'altro, sono così bagnata e eccitata che ho bisogno che mi prenda adesso.
"Non farò sesso nella tua cucina Mark" lo avviso, quando le sue mani si spostano sotto la mia gonna, verso l'interno coscia.  
"Non lo trovi dannatamente eccitante?" ridacchia mordendomi il collo, e io boccheggio, stringendo le gambe eccitata.
"No, la trovo una cazzata. Se i tuoi dovessero rientrar-ah" sussulto, quando mi morde il collo.  
"Io invece penso a quando mi ritroverò a mangiare qui e penserò a te nuda su questo tavolo, mentre mi implori di scoparti" la sua voce rauca è così maledettamente sexy, che il mio oppormi non durerà poi così tanto.
"Mark, non possiamo" non lo allontano, ne mi oppongo, sono come ipnotizzata dal suo tocco, e dal calore del suo corpo tremendamente vicino al mio.
"So io cosa ci vuole" mi lecca il collo prima di allontanarsi, e io lo guardo confusa andare verso il frigorifero alle nostre spalle, oltre il ripiano.  
"Cosa diavolo vuoi fare?" mi acciglio, e quando vedo la vaschetta di gelato fra le sue mani, strabuzzo gli occhi ridacchiando "Non ci pensare neanche, brutto maniaco pervertito che non sei altro"
"Sta buona" ghigna avvicinandosi, poi con un gesto violento mi sfila il top, e quando capisce che il reggiseno è di troppo, mi libera anche di quello, senza pensarci troppo.
"Mark" mormoro distrattamente, mentre la sua mano si intrufola sotto la mia gonna, sfiorando il tessuto bagnato delle mie mutandine "non possiamo" scuoto il capo, per niente convinta delle mie stesse parole.
"Sei sicura?" domanda afferrando una mia mano, che porta sui suoi jeans, dove l'erezione pulsa violentemente.
"Gesù" impreco, stufa di trattenermi.
Gli sfilo la maglietta e mi libero anche della sua cintura, le nostre labbra si divorano e assaporo la sua lingua come se fosse un frutto proibito.
"Cazzo, quanto voglio scoparti" mi morde il labbro inferiore, mentre mi sfila la gonna insieme alle mutandine, stanco di aspettare "Non ne hai idea Lù" afferra nel pugno una ciocca di capelli, per poi tirarmeli facendomi portare la testa all'indietro. 
Sento il rumore del coperchio della vaschetta aprirsi, poi dopo qualche secondo, il gelato cola tra i miei seni duri, finendo sulla pancia, macchiandomi tutta.
"M-Mark" sussulto per il contatto freddo contro la pelle, e quando sento la sua lingua sul mio corpo, mi lascio andare completamente, distendendo la schiena sul tavolo, mentre Mark nona accenna a lasciarmi andare.
La sua lingua giocava sulla mia pelle, ripulendomi tutta, tranne quella scia che ricade sul mio ventre, finendo nella mia parte più sensibile. 
"Cazzo" sono senza fiato, quando la sua lingua finisce fra le mie gambe, succhiando ogni parte id me, e leccandomi come se il gelato fosse il suo cibo preferito, e non solo quello. 
Istintivamente stringo le gambe intorno alla sua testa, impedendogli di andare via, incitandolo a continuare, mentre dalle mie labbra fuoriescono sospiri di appagamento. 
Quando sento le sue dita stuzzicare la mia fessura, boccheggia appena prima di rendermi conto che mi riempie con forza, strappando via tutto l'ossigeno dai miei polmoni. 
Ansimo mentre lui continua quella tortura che mi manda in estasi, ma non è così che voglio venire. E neanche lui lo vuole, perchè si ferma, e mentre mi tiro su a sedere, lui infila dalla tasca dei jeans un preservativo, e mentre apre la bustina trasparente, io porto una mano sulla sua erezione muovendola su e giù, e facendolo boccheggiare. 
Mi scopa lì, in quella posizione. Lui fra le mie gambe, mentre sono seduta sul suo tavolo, nella sua cucina, sperando che i suoi genitori non tornino da un momento all'altro. 
Mi penetra con forza, i suoi affondi sono veloci e decisi, mi riempie tutta lasciandomi senza fiato, poi mi svuota e subito ne voglio ancora. Avvicino di più il bacino al suo, portando le mani intorno al suo collo, e le dita fra i suoi capelli, mentre mi lascio scopare senza ritegno. 
I suoi muscoli si tendono sotto la mia mano, e io sospiro, perchè è così perfetto che non sembra reale. I nostri petti si scontrano a ogni spinta, e la stanza inizia a diventare troppo calda, mentre i nostri corpi sono ricoperti su sudore. 
Gemo senza ritegno, e lui mi morde ovunque, il collo, il seno, le clavicole, le labbra. Non mi da pace, non mi da tregua, e io prego che non lo faccia mai, perchè se sto peccando, voglio continuare a farlo con lui, in questo modo. 
Dopo l'ennesimo affondo, sento l'orgasmo attraversarmi la gola, e quando vengo esplodendo con ancora lui dentro, sento il corpo perverso da mille scariche elettriche, che prima mi riempiono tutta, poi mi svuotano, lasciandomi senza pagata e in estasi, ma senza forze.
"L-Luna" Mark è sul punto di esplodere, così gli sfilo il preservativo e mi chino, invertendo le posizioni.
Mi piego sulle ginocchia, mentre riempio la mia bocca con la sua eccitazione, prendendola tutta e succhiandone ogni centimetro, mentre le mie mani gli graffiano il petto.
La sua mano finisce fra i miei capelli, e mi spinge di più contro il suo bacino, incitandomi di non fermarmi.
"Cazzo, più veloce" ordina, e io non me lo lascio ripetere due volte.
Quando sento il suo orgasmo, penso che quello sia il suono più bello di' questo mondo, mentre un liquido caldo mi invade la gola. 
Quando ripulisco tutto, mi distendo sul bancone al suo fianco, con il fiato corto e senza forze.
"Gesù, Bil aveva proprio ragione" scoppio a ridere coprendomi poi il volto con le mani in imbarazzo.
"Di cosa parli?" si acciglia confuso, con un leggero ghigno a colorare le labbra. sSi volta su un fianco, e mi stringe a scorrimi il volto, mentre lo guardo divertita.
Mi perdo nei suoi occhi, e penso che forse stiamo commettendo un'errore, che conoscendomi, non sono in grado di passare intere serate così con Mark Collins, senza poi provare nulla.
Mi perdo nei suoi occhi scuri, sorrido appena passandogli una mano fra i capelli in disordine.  
"Sei illegale Mark Collins" ammetto senza pensarci, e il suo ghigno si allarga, mentre con le dita gioca con i miei capelli.
"Mai quanto te, Luna Tyler" mi lascia un bacio sulla mascella, prima di alzarsi per rivestirsi.
"Ho bisogno di una doccia" mi tocco l'addome bagnato, un po' di sudore, un po' di gelato, un po' di lui.
"Giusto, facciamo la doccia" annuisce con solo i boxer indosso, e io lo guardo ridacchiando, infilando solo la sua t-shirt scura, sopra il corpo nudo. 
"Non faremo la doccia insieme" scuoto il capo decisa, e lui finge una smorfia triste, facendomi scoppiare a ridere. 
Alla fine non cedo, faccio la doccia per prima, poi lo raggiungo in camera rubandogli una maglia larga e comoda dall'armadio, che indosso sopra la mia gonna.
Mark aveva già fatto la doccia nel secondo bagno, e se ne sta comodamente disteso sul suo letto con indosso dei semplici jeans neri, con i capelli in disordine e leggermente bagnati, il petto nudo ricoperto di tatuaggi, e la sigaretta quasi terminata fra le labbra.
Dio, è illegale.
"Che ore sono?" mi lascio cadere sul morbido letto al suo fianco, lui spegne la sigaretta per poi lanciare uno sguardo al display del cellulare sul comodino.
"L'una passata" infila una felpa al volo, poi torna al mio fianco, distendendosi su di un fianco e poggiando la testa sulla mano, per potermi guardare in viso. 
"Perché l'ala di una angelo?" Domando in un sussurro, sfiorando con le dita il ciondolo a forma di ala che portava al collo, precisamente accanto alla targhetta.
"Ha il significato della libertà" esclama senza scomporsi "è per ricordare a me stesso che sono uno spirito libero e posso fare tutto quello che voglio"
"E la targhetta? Cosa c'è inciso sopra?" assottiglio lo sguardo per leggere meglio.
"Era di mio padre, la indossava quando era nell'esercito. Ha conosciuto mia madre quando era un militare, era in un bar insieme a dei colleghi, e la targhetta gli si sfilò senza che se ne accorgesse. Quando tornò a casa e se ne accorse, tornò indietro per cercarla" 
"L'aveva trovata tua madre?" sorrido dolcemente, appassionata alla storia d'amore dei suoi genitori. 
"Lavorava come cameriera in quel bar, e l'ha raccolta aspettando poi il ritorno del proprietario. Si sono conosciuti, e si sono innamorati perdutamente" scrolla le spalle, e io sorriso sfiorandogli la targhetta d'acciaio "Quando sono nato l'hanno data a me, non l'ho mai tolta" esclama poi, e io lo leggo nei suoi occhi, l'amore e l'ammirazione che prova per i suoi genitori. 
"Ma hai detto di non credere nell'amore" gli ricordo, riferendomi alla sera dell'homeconing. 
"Ti sbagli, ho detto che credo nel loro, di amore" mi corregge, e io annuisco pensierosa.
"Mark, sei in casa?" la voce di sua madre, mi fa scattare sull'attenti, guardo la porta semiaperta della sua camera, poi guardo il ghigno sul volto di Mark, colpendolo sulla spalla.
"Avevi detto che passavano la notte fuori" ringhio incazzata.
"Non ti saresti mai fatta scopare sul tavolo altrimenti, e io avevo una gran voglia di prenderti lì e in quel momento" si giustifica, e io alzo gli occhi al cielo.
"Pensa se tornavano mentre io e te... vorrei ammazzarti, cazzo-"
"Ah ma allora ci siete" Vivian si affaccia nella stanza di Mark con un sorriso enorme sul volto.  
"Ciao" sorrido sedendomi sul letto, mentre Mark non si scompone per nulla.
"Ciao tesoro, come mai non siete usciti? È una bellissima serata" fa una smorfia contrariata, tuttavia mi sorride dolcemente.  
"Abbiamo preferito restare qui e fare qualcosa di più produttivo" esclama Mark, e io lo guardo forza un sorriso, ma trasmettendogli con lo sguardo tutto l'odio e l'imbarazzo che provo in questo momento.
"Ti fermi a dormire Luna?"
"Oh no, se non torno a casa entro un po' mio padre è capace di smuovere tutte le pattuglie della città" affermo sicura, facendola ridacchiare.
"Beh allora ti aspetto uno di questi pomeriggi, abbiamo una lezione di cucina in sospeso io e te" mi fa l'occhiolino, poi guarda suo figlio indicandolo autoritaria "Mark, hai lasciato il gelato fuori dal frigo, quante volte devo dirti di essere più ordinato" alza le mani in segno di resa, per poi andare via, chiudendosi la porta dietro.
Mark scoppia a ridere e io lo colpisco con tutta la forza che ho, mentre lui para i colpi divertito.
"Sei uno stronzo, davvero" cedo e rido insieme a lui, poi prendo un sospiro alzandomi dal letto per prima, sotto il suo sguardo.
Sfilo la sua maglietta e gli do le spalle, mentre infilo il mio top, e la giacca sopra.
Mark mi riaccompagna, e quando arriviamo fuori casa mia, lo ringrazio come al solito passandogli il casco, mentre lui spegne il motore della moto, fermandosi a parlare un po' con me. 
Mi stringo nelle spalle per il freddo e Mark si lecca le labbra mentre mi guarda dritto negli occhi.
"Sono stato convocato nello studio del preside Lunedì mattina" sgrano gli occhi a quella notizia, e mi domando perchè io non ne sappia nulla.
E' strano, il preside ha sempre fatto affidamento su di me per ogni piccola cosa, ma per qualche strano motivo mi sta tenendo allo curo di tutto su Mark, e sulla questione dei trofei.
"Per quale motivo?"
"Non ne ho idea e non mi interessa a dire il vero" il suo essere tranquillo mi da i nervi, io ci rischio tutto, e anche lui.  
"Cazzo, se si scopre qualcosa sono morta" mi porto una mano sul viso esasperato, e lui scuote il viso, sospirando.
"Nessuno sa che eri con me Lù, non hanno prove, quindi sta tranquilla"
"E se ti incolpassero sul serio per quei trofei? Mi hai detto che non sei stato tu..."
"Non son stato io e nemmeno mi interessa. Che mi incolpassero pure, e poi cosa vorrebbero farmi? Sono già stato espulso" scrolla le spalle con nonchalance.
"La fai facile tu, sono io che rischio di perdere il mio posto come rappresentante d'istituto e del consiglio studentesco" sbotto nervosa, e lui mi afferra le mani, attirandomi fra le sue gambe, mentre se ne sta appoggiato alla sua moto spenta.
"Hey" con il pollice accarezza le mie guance, e io sospiro amaramente "L'unico a sapere che eri con me quella notte, sono io. E credimi Luna Tyler, non farei il tuo nome neanche sotto tortura" mi fa l'occhiolino, ma io non riesco a tranquillizzarmi.
"E se qualcuno ci ha visti? Hanno visto te, potrebbero aver visto anche me"
"Lo avrebbero già riferito al preside. Sta tranquilla, andrà tutto bene" mi bacia delicatamente la fronte, e io socchiudo gli occhi a quel dolce contatto.

Quando lo saluto, entro in casa senza far rumore, sfilando le scarpe all'ingresso, e sperando che i miei non si sveglino. 
Quando supero l'ingresso, la luce si accende improvvisamente e io sobbalzo per lo spavento, quando vedo mia madre in vestaglia, braccia incrociate, i capelli legati in una treccia, e l'aria di chi non me la farà passare liscia.
"Fai le prove per un film horror?" scherzo, ma lei non ride affatto, sospira e si appoggia alla rampa delle scale.
"Perchè eri con Mark Collins?" il suo tono caldo mi mette i brividi, perchè è molto meglio quando urla o mi da contro.  
"Che c'è, ora mi spii anche?" domando retorica, e il suo sguardo sembra ridurmi in cenere, così sospiro tranquillizzandomi, capendo che questo non è l'approccio giusto "Siamo amici" scrollo le spalle, sfilo poi la giacca e avanzo verso le scale, sperando che sia finita qui.
"E tu ti lasci baciare in quel modo da tutti i tuoi amici?" ed ecco che la mia scusa non basta, davanti i fatti.
"Vuoi dirmi anche chi posso o non posso frequentare?" ridacchio nervosa, poi mi volto a guardarla, e sento che mi manca il mio vecchio rapporto con mia madre.
Quando c'era Robert, non era mica così. Era tutto diverso, tutto più semplice, più colorato. Da quando è morto non mi sono spenta solo io, ma anche i miei genitori. Mia madre ha smesso di sorridere come prima, e spesso la trovo in camera di Robert, con la sua maglia fra le mani che piange il suo bambino.
Io e mia madre siamo sempre state diverse, eppure, si respirava un'aria diversa in questa casa, in questa famiglia. 
La verità è che la morte di mio fratello ci ha un po' uccisi tutti.
"Mark Collins non è un bravo ragazzo, e soprattutto non è un ragazzo che una madre vorrebbe vedere al fianco della propria figlia" sospira, questa volta più calma.
"Vorrei che ti fidassi di me" mi stringo nelle spalle, e lei annuisce poggiando le mani sulle mie spalle, accarezzandomi i capelli.
"Non so perchè tu e Jeff avete chiuso, ma stai cambiando piccola mia. Stai crescendo, e io voglio darti fiducia, voglio fidarmi di te. Solo Luna, ti prego fa attenzione, non posso perdere anche te"
E nei suoi occhi, vedo tutto l'amore che prova per me, e tutta la sua paura nel perdermi, proprio come ha perso Robert. 

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