CANZONE CAPITOLO: HAPPIER by BASTILLE
Maddie Pov
Questa mattina ho dovuto lasciare la casa per tornare a Los Angeles. Mi pento della mia scelta? Sì, tantissimo. Ma poi mi guardo interno e mi ripeto che lo faccio per loro. Ho pensato a me stessa per troppo tempo, adesso che ne ho la possibilità devo essere altruista e pensare a far vivere ai ragazzi qualche mese di tranquillità. Tra poco compierò 18 anni, e sono sicura al cento per cento che Haley aveva già organizzato qualche sorpresa per me.
"Mi mancherai."
"Tornerò presto. Queste settimane passeranno velocemente."
"Lo so. Ma sarà strano non averti in giro."
"E non doverti portarti a scuola in ritardo." Aggiunge Dylan "Sarà strano anche non dover controllare ogni secondo dalla finestra se entra qualcuno nel seminterrato."
"Non ti preoccupare, appena torno ti riempirò la casa di ragazzi." Dico scherzando "Comunque..Vi voglio bene."
"Anche noi. Rimettiti." Ci abbracciamo e poi salgo sul taxi.
Arriviamo a LA in serata e appena scendo dalla macchina ci sono già due persone sulla porta ad aspettarci. Entro in casa e noto un sacco di gente. Quando mio padre aveva parlato di avere il personale non pensavo che ne avesse chiamati così tanti "Ti prego dimmi che è uno scherzo." Dico mettendomi in piedi appoggiandomi alle stampelle.
"Ti ho detto che avevamo il personale."
"Pensavo due o tre persone. Non così tante."
"Sono qui per rimetterti in piedi quindi, sii gentile con tutti." Inizio ad avviarmi verso l'entrata quando mio padre mi ferma di nuovo "Poi dobbiamo parlare." E questo non mi piace per niente. Forse Stanford è più vicina di quanto vorrei. Scuoto la testa e mi avvio in casa. Mi viene affidato un tizio sulla trentina che, a detta di mio padre, mi aiuterà a fare qualsiasi cosa "E dovrebbe pure accompagnarmi in bagno?"
"Certo che no! Ti aiuterà a tornare in piedi e con la fisioterapia. E poi di cosa ti lamenti, non che sia così lontano da quello che faceva il fidanzato di Haley."
"Intanto è il marito di Haley. E poi che c'entra, mica mi accompagnava in bagno." Ma di certo preferirei farmi vedere da Dylan che da questo tizio. È un incubo.
Mi siedo e prendo il telefono "Che cosa stai facendo?" Dice il tizio di cui non ricordo il nome "Scrivo ad Haley. Qualche problema?"
"Sì. Devi rimetterti, e non lo farei stando con il telefono in mano."
"Mi sono operata due giorni fa. Neanche lo appoggio il piede per terra."
"E tu pensi di rimetterti?"
"Hai una minima idea di ciò che è successo?"
"Sì, so tutto. Tuo padre mi ha detto tutto. Adesso alzati."
"Com'è che non riesci a capire? Non so alzarmi da sola! Ho la gamba bloccata! Ho un dolore allucinante, non riesco a muovermi e tu vuoi che io mi alzi?" Dico iniziando ad urlare "Qual'è il tuo compito eh? Farmi sentire una nullità? Mi ci sento anche da sola, il tuo aiuto non mi serve!" Continuo afferrando le stampelle e stringendo i denti per alzarmi spingendo tutto il mio peso sulla gamba destra. Mi alzo con tante difficoltà e lui mi guarda con uno sguardo soddisfatto "Che vuoi?"
"Ti sei alzata. Ho trovato il metodo adatto per te." Lo guardo dall'alto al basso "Ma vaffanculo. Sei licenziato."
"Non puoi licenziarmi tu. Non sei tu a pagare il mio stipendio."
"Non mi interessa. Io non lavorerò con te."
"Dove stai andando?"
"In bagno! Devi monitorare qualsiasi cosa faccia?" Chiedo nervosa "No. Devo monitorare ogni tuo movimento."
"Cosa non capisci delle parole 'non lavorerò con te'? Devo scrivertelo? Così capisci!"
"Madison!" La voce di mio padre mi fa voltare "Che c'è?"
"Non comportarti da bambina capricciosa. E ora andiamo, nel mio ufficio."
"Un aiuto sarebbe gradito." Il tizio scuote la testa e mi aiuta a raggiungere l'ufficio di mio padre "Anche un grazie sarebbe gradito." Apro la porta e dopo essere entrata gliela sbatto in faccia. Mi vado a sedere con difficoltà su una delle sedie di pelle che stanno di fronte alla scrivania e so già dove vuole andare a parare.
"Cosa ti fa dubitare di Steven?" Oh, ecco come si chiama "Mi ero assicurato che fosse il migliore."
"Credo che il suo metodo di lavoro non sia adatto a me."
"Perché?" Questa sua improvvisa preoccupazione mi agita, mi aspettavo domande ben diverse "Il suo metodo si basa sul farmi incazzare. Non riesco a muovere la gamba e lui mi obbliga a camminare. Sono la prima a voler avere una rapida guarigione, ma non ci riuscirò se mi fa sentire una nullità e mi mette pressione." Mio padre annuisce "Va bene. Gli dirò di aggiustare un po' il tiro con te. Ma credo che lo faccia solo per aiutarti."
"Beh, non mi sta aiutando. Per niente."
"Io parlerò con lui, ma tu ti scuserai e ti metterai d'impegno a recuperare."
"Posso andare?"
"Avevamo fatto un patto." Ecco, appunto "Ne vogliamo parlare?"
"Non sono pronta a lasciare la danza. È stato solo un'incidente."
"Il patto era chiaro."
"Perché ne dobbiamo parlare adesso? Potremo almeno aspettare che riesca ad appoggiare il piede per terra? Non arriviamo a conclusioni affrettate."
"Ho spedito la domanda a Stanford per te."
"Che cosa hai fatto?" Chiedo quasi urlando, anzi, sto decisamente urlando "I patti non erano questi!"
"Era la cosa giusta da fare! I test erano andati perfettamente e non potevi perdere tempo!"
"Mi sono operata due giorni fa, non puoi averla spedita questa mattina. Non posso credere che tu abbia preso una decisione al mio posto!"
"Non ho preso nessuna decisione! Ho solo inviato la richiesta. Prima che ti facciano sapere qualcosa passeranno mesi."
"Doveva essere una mia decisione. Dovevo essere io a decidere di inviare la richiesta o no." Mia madre, sicuramente preoccupata nel sentirmi urlare, apre la porta "Che sta succedendo?"
"Ha spedito la domanda per Stanford! Ti prego non dirmi che lo sapevi."
"Tua madre non ne aveva idea. Ho fatto tutto da solo."
"Per questo mi volevi qui. Non volevi assicurarti che mi riprendessi, volevi assicurarti che non tornassi mai più a ballare. Per questo hai assunto Steven. Sapevi qual'era il suo metodo di lavoro e speravi che potesse funzionare con me."
"Ti ho solo aiutato a prendere la decisione migliore. Non potevo sapere che ti saresti fatta male."
"Ma ci speravi, non è vero?"
"Maddie! Capisco che ha esagerato, ma non puoi davvero pensare che sperasse una cosa simile."
"Non mi importa. Ha fatto l'iscrizione a Stanford a mio conto. Non è lui a decidere il mio futuro."
"E cosa vorresti fare allora? La ballerina di fila insieme a tante altre? Vivere nell'ombra di Haley per sempre? Non ti terrà in quella casa per sempre. E poi ci hai pensato? Se sai arrivata a vincere tutto è per merito di Haley. Quando troverai persone davvero cattive che non ti aiuteranno cosa farai? Mollerai?" Le lacrime che stavo cercando di trattenere stanno scendendo incontrollate "Michael adesso stai esagerando."
"La sto solo preparando. Se si laureasse a Stanford sarebbe il capo di se stessa e.."
"Io non andrò a Stanford!" Urlo interrompendo il suo discorso "Preferisco fare la ballerina di fila che diventare come te!" Mi alzo e mi dirigo il più veloce possibile verso la porta. Cavolo, se non avessi un pezzo di ferro nella gamba la mia uscita sarebbe stata molto più di effetto.. è più veloce. Torno nella mia camera e mi butto sul letto. Sono qui da nemmeno un giorno e mio padre sta rovinando tutto. Dopo un po' mia madre entra nella mia stanza e si siede ai piedi del letto "Non sapevo che avesse spedito la richiesta al posto tuo."
"Tu pensi che finirei davvero a fare la ballerina di fila se tornassi a ballare? E per favore sii sincera."
"Ti ho vista ballare per tanti, tantissimi anni. Quando ti accompagnavo alle gare e le altre mamme parlavano di come tu avessi talento io mi sentivo sempre fiera. Sei sempre stata la ragazza da battere, che non riusciva mai ad essere battuta. Io non credo che questo infortunio ti toglierà qualcosa, credo invece che ti renderà ancora più forte. Tuo padre ha ragione, c'è gente cattiva là fuori, che farà di tutto per farti finire a terra, ma no. Non finirai a fare la ballerina di fila per nessuno."
"E se avesse ragione? Se non sapessi tenere la tensione? Se mollassi?"
"Stai dicendo tutto questo perché per la prima volta nella tua vita ti sei trovata davanti ad un infortunio."
"E se non lo superassi?"
"Lo supererai. E ne uscirai più forte, ne sono certa. E sotto sotto lo sai anche tu. Haley non ti avrebbe portato con lei se non pensasse che tu sia la migliore."
"Non lo so mamma."
"Quando siamo arrivati in ospedale e c'era Elias.. Haley mi aveva detto che vi siete lasciati.. c'entra qualcosa?" Alzo lo sguardo e fisso mia madre "Se dicessi di sì darei la colpa a lui."
"Cosa intendi?"
"Ho sperato che, nonostante il tradimento, lui sarebbe stato lì. Ma non c'era."
"Perché non lo hai perdonato?"
"L'ho fatto. Ma non gliel'ho detto."
"E perché era lì? Lo avevi chiamato?"
"No. Credo che Jen glielo abbia detto."
"E si è precipitato subito da te. E, da ciò che so, non è neanche la prima volta che ti corre dietro."
"Lo so. Ma adesso sono qui, poi lui andrà alla Penn State con Nate. È stato bello, ma non poteva durare."
"Nate. Sa che lo stai usando come rimpiazzo?"
"Mamma! Non è un rimpiazzo. E non stiamo insieme."
"Quindi ti piace?" Continua ancora "Perché mi fai tutte queste domande mamma?"
"Per tenermi informata. Haley non mi dirà mai tutto."
"Mi piace, ma non mi sento pronta. Devo superare Elias." Sento il telefono vibrare e quando vedo chi è rimango bloccata, senza sapere che fare "Chi è?"
"Sua madre. Gli avrà detto dell'infortunio."
"Rispondi. Io vado di sotto." Quando mia madre esce il telefono ha già smesso di suonare ma decido di richiamarla.
Risponde al primo squillo "Ciao tesoro come stai? Elias mi ha detto tutto e non sapevo come comportarmi."
"Non preoccuparti Eleonor. Mi fa piacere sentirti."
"Come stai?"
"Vorrei dirti che sto bene, ma non è così. Ho ancora molto dolore e non mi muovo."
"Oh tesoro, è veramente difficile sentirti così triste. Ma sono certa che ne verrai fuori presto, e sarai più forte di prima."
"Grazie Eleonor." Mi mordo il labbro "Lui come sta?"
"È molto preoccupato per te. Gli manchi molto."
"Posso chiederti un favore?"
"Certo tesoro. Ciò che vuoi."
"Puoi dirgli che lo perdono?" Chiedo mordendo forte il labbro inferiore per cercare di fermare le lacrime "E che mi dispiace."
"Sì. Glielo dirò."
La ringrazio e cerco di chiudere in fretta la chiamata. Sento che sto per scoppiare. E non appena chiudo la chiamata mi butto sul letto e inizio a singhiozzare. Ci siamo visti due giorni fa, perché non gliel'ho detto? Non ho mai accettato i tradimenti, l'ho sempre visti come cattiverie. Ma lui.. lui l'ho perdonato. Per che cosa? Per dirgli che non siamo destinati? Per lasciarlo col cuore spezzato come ha fatto lui con me? "Tesoro." Sento mia madre che mi abbraccia "Ho sbagliato mamma."
"E allora chiamalo." Scuoto la testa. Lo vorrei qui, lo vorrei tanto, ma per non so quale assurda ragione c'è qualcosa dentro di me che mi spinge a non chiamarlo, che mi dice che starà meglio senza di me.
"Starà meglio senza di me."
"Perché vuoi continuare a farti del male tesoro? Lui sta aspettando solo la tua chiamata."
"C'è un motivo se ha baciato quella ragazza. Ed il motivo è chiaro. Non siamo destinati a stare insieme."
"Non puoi saperlo! Se lo ami non puoi smettere di lottare." Tiro su col naso e asciugo le lacrime "È proprio perché lo amo che devo ammettere la sconfitta." Lei continua ad abbracciarmi e mi dice che mi sostiene ma so che non mi sostiene in questa decisione, perché neanche io mi sostengo.
L'amore ti prende e ti scaraventa per terra. L'amore ti riempie di gioia per poi distruggerti lentamente. Quando entrò in quella sala quegli occhi mi attirarono subito, come una calamita. La sua arroganza, la sua strafottenza. L'ho odiato, l'ho odiato tanto per il suo modo di fare e di essere. Ma è proprio quel suo modo che mi ha incollata a lui. Non ho mai sentito le farfalle nello stomaco, sentivo i brividi. Ogni volta che mi toccava e che mi guardava quel secondo di troppo. E, forse, avrei dovuto continuare ad odiarlo. Non avrei dovuto bere, non avrei dovuto raccontargli tutto. Ma il fatto è che quando stavo con lui mi sentivo sempre protetta, come non lo sono mai stata in vita mia. Ma l'amore non ti fa ragionare, ti fa prendere decisioni in modo irrazionale, decisioni che non prenderesti mai senza pensarci due volte. E noi due, quando stavamo insieme, non abbiamo mai pensato alle conseguenze. Gli ho dato tutto e lui ha fatto lo stesso con me. Ma quel filo invisibile che ci legava si sta spezzando giorno dopo giorno e, quando mi renderò conto che questo è stato solo un'enorme errore, quel filo sarà del tutto spezzato e lo avrò perso.
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LOST IN NEW YORK #WATTYS2019
RomanceNella vita spesso ci sono eventi, o anche semplici parole che, una volta pronunciate, possono cambiare per sempre la vita di una persona. Nel caso di Maddie Davis erano state le parole pronunciate da Haley, l'amica di sempre, a cambiare il corso de...