Capitolo 9- Di fughe, padri mancati e riunioni massoniche

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Capitolo 9- Di fughe, padri mancati e riunioni massoniche.


Anno 1729, 26 aprile, h 02,35

Port Royal, Giamaica (ufficio di Cutler Beckett)


Erano ore che firmava scartoffie ed impilava documenti. I suoi progetti di recuperare le ore di sonno perdute erano andati a farsi benedire nel momento esatto in cui quella strega coi capelli rossi aveva avuto l'ardire di infiltrarsi nei suoi appartamenti. Il solo pensiero gli faceva venire ancora la pelle d'oca.

Se, almeno, avesse avuto la decenza di soffrire in silenzio e lasciarsi sparare velocemente, entrambi si sarebbero risparmiati ulteriori preoccupazioni. Le sue amiche non sarebbero state coinvolte e lui avrebbe potuto finalmente riposare. Perché nulla poteva mai andare secondo i suoi piani? Aveva impostato un colpo di stato da poche ora ed iniziavano già i tentativi di spionaggio, roba da non credere. E poi, giustamente, spie! Dovevano essere spie: non poteva mica trovare due ladruncoli da quattro soldi e freddarli senza troppe cerimonie. No, signori della corte: dovevano essere degli individui altamente sospetti che, invece di confessare velocemente il nome del mandante, avevano preferito rifilargli una marea di fandonie, talmente assurde da far sorgere il sospetto che stessero dicendo la verità. Il che significava non potersi sbarazzare dei loro corpi in fretta e dover attendere di aver fatto chiarezza sulla loro identità. Cosa che sarebbe risultata alquanto difficile, data la loro appartenenza la gentil sesso. Quale uomo che si rispetti avrebbe deciso di mettere a repentaglio il proprio orgoglio per arrecare danno a delle fragili fanciulle, anche se, a suo avviso, quelle quattro serpi di fragile non avevano un bel niente.

Le sue riflessioni furono interrotte da un insieme di voci e passi concitati in avvicinamento, seguiti dallo sbattere della porta del suo ufficio. I tenenti Gillette e Groves e un'altra manciata di sotto ufficiali di cui non ricordava il nome si fiondarono all'interno senza avere nemmeno l'accortezza di domandare il permesso. Nel tragitto tra la porta e la sua scrivania, appena 6 metri, riuscirono a ribaltare rispettivamente una libreria, due tavoli, cinque sedie ed una coppia di lampade ad olio.

Per lo meno questa volta non avrebbe dovuto chiamare il carpentiere per riparare la porta, e gli oggetti caduti non sembravano danneggiati, ma non era questo il punto: perché la gente non bussava mai prima di entrare?

I soggetti a severo rischio d'estinzione per mano di un dittatore imparruccato e con una seria crisi d'astinenza da sonno e vendetta contro Jack Sparrow, non parvero accorgersi della minaccia incombente. Al contrario, continuarono a camminare avanti ed indietro per la stanza, senza un motivo apparente e starnazzando come uno stormo di oche viaggiatrici.

Tuttavia, bastò un solo sguardo da parte del loro superiore per ritrovare il contegno e la compostezza.

‹‹Perdoni la nostra intrusione, my Lord, ma è sorto un problema che richiede la vostra urgente attenzione›› Theodore Groves si fece portavoce del pensiero comune.

‹‹E quale tipologia di problema, se non sono troppo indiscreto, avrebbe il potere di ridurre dei membri della fiera marina britannica ALLA STREGUA DI UNO STOCK DI BUFALI?›› Cutler Beckett si premurò di alzare sensibilmente il tono della propria voce nel pronunciare l'ultima parte della frase, costringendo i suoi interlocutori ad arretrare, visibilmente terrorizzati.

‹‹Lo-lord Beckett, vi prego di accettare le nostre più sincere scuse per il nostro comportamento indegno, ma vede, ...›› Groves si costrinse a prendere un bel respiro, prima di continuare, spronato dallo sguardo attento di Cutler Beckett, che aveva assunto nuovamente un'espressione imperturbabile ‹‹Le prigioni sono in fermento: quattro prigionieri sono fuggiti con il favore delle tenebre››

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