Capitolo 20- Fuga da (Alcatraz) camera di Mercer

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Vi consiglio di far partire il video quando vedrete il testo della canzone. Per comodità e motivi di trama, ho trascritto solo la parte finale, ma nel video c'è la versione completa.


Capitolo 20- Fuga da Alcatraz camera di Mercer


Anno 1729, 12 maggio, h 17,10

Port Royal, Giamaica (Camera di Mercer)


‹‹Uff... siete davvero un infame, lo sapete?›› borbottò Mary, imbronciata. Da quando erano arrivati nella stanza, si era seduta al contrario su una sedia e lì era rimasta, dando le spalle al proprietario.

‹‹Io sono fedele solo a Lord Beckett. Il suo ordine di riferirgli tutti i tuoi spostamenti sovrasta immancabilmente la tua richiesta di silenzio›› ghignò lui, divertito dal suo comportamento infantile.

‹‹Pff... antipatico›› bofonchiò lei, terribilmente irritata dal suo atteggiamento. A casa sua si comportava come un villano e, a momenti, applicava la legge del taglione, ma agli occhi di Beckett voleva passare come un uomo d'onore. Faceva solo quello che gli conveniva: era davvero un brutto antipatico. ‹‹Visto che quest'oggi siete così sincero e propositivo, immagino che abbiate anche raccontato al vostro onorato signore la causa del taglio che mi va dal polso alla spalla. Oppure potrei aiutarvi io, che ne dite?››

Mr. Mercer non si lasciò scomporre dalla velata minaccia: ‹‹Se questa fosse stata la tua intenzione, non avresti indossato una felpa con le maniche lunghe, con il caldo che fa a Port Royal. Pensi che non mi sia accorto che giri in maniche corte finché non ci sono meno di dieci gradi?››

‹‹Vorrà dire che ho le caldane, magari è la volta buona che vado in menopausa!›› si fece sfuggire un sorriso lei, anche se ciò non toglieva la voglia che in quel momento aveva di strozzarlo.

‹‹N-ne dubito fortemente, Miss...›› fece lui titubante. Come ogni uomo delle epoche passate, era sempre piuttosto imbarazzato quando si toccavano certi argomenti e Maria Vittoria sfruttava questa cosa per metterlo a disagio quando la faceva arrabbiare. ‹‹E comunque, vi ricordo che sono a conoscenza del vostro piccolo segreto e noi non vogliamo che Lord Beckett o i vostri amici inizino a guardarvi con occhi diversi...››

‹‹C-che cosa ne ricavereste divulgandolo in giro, sentiamo?›› tentò di fingersi indifferente lei, anche se la sua insicurezza si notava lontano un miglio.

‹‹Che cosa ne ricaverei non divulgandolo, vorrete dire!›› come al solito riusciva sempre a rigirare la frittata a suo favore.

‹‹S-siete davvero pessimo! Non solo per colpa vostra perderò un'altra lezione di karate, ma vi divertite pure a ricattarmi››

‹‹Mi sembrava di avervi detto che se mi avreste disubbidito ve l'avrei fatta pagare e che c'erano cose decisamente peggiori delle botte...›› sibilò lui, malefico.

‹‹C-cosa? Ma perché anche il karate: è l'unica gioia della mia vita!››

‹‹Appunto››

‹‹Siete crudeleee! E poi non vi bastava quello scherzo di pessimo gusto che mi avete giocato l'altra sera?!›› finse le lacrime, mentre lo accusava. Se doveva essere sincera, quando aveva udito quella minaccia si era immaginata una cosa come dieci mila scenari decisamente peggiori di una lezione di karate saltata.

‹‹Non so di cosa tu stia parlando››

‹‹Non fingete: non mi sono dimenticata che cosa mi avete detto quando abbiamo letto le leggi sulla legittima difesa. Anche se mai mi sarei aspettata che sareste riuscito a convincere due ladri a spaventarmi in quel modo. Magari per voi uomini non significa niente, ma vi posso assicurare che non sono cose su cui una donna sia disposta a scherzare›› concluse lei, questa volta seria.

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