Capitolo 11- Ritorno a casa

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Capitolo 11- Ritorno a casa.

Capitolo 7- Ritorno a casa.

Anno 1729, 29 aprile, h 22,00

Port Royal, Giamaica (ufficio di Lord Beckett)


Data la maniera poco cavalleresca in cui era stata accompagnata fuori dall'ufficio di Beckett, e poi scortata fino alla stanza dove tutto era cominciato, Maria Vittoria aveva pensato che, per lo meno, non avrebbe dovuto strisciare sotto un letto davanti a tutti. Per quanto tendesse a "parlare a macchinetta" anche con gli sconosciuti, era pur sempre una ragazza piuttosto timida ed odiava essere al centro dell'attenzione. Non che mancasse di autostima, era semplicemente consapevole delle proprie debolezze, tra cui spiccavano la goffaggine ed un talento innato per dire/compiere la cosa più inappropriata nel luogo meno indicato e nel momento peggiore. Se a ciò aggiungiamo il fatto che nel Settecento, perfino mostrare una caviglia era considerato "indecente", figurarsi una fanciulla abbigliata in maniera poco consona, che gattonava sotto il letto di una camera altrui, accompagnata ad un individuo del sesso opposto, senza la scorta di uno chaperon (sì, anche sotto un letto... I puritani sono strani. Nd: me) e ad un orario indecente, per i canoni dell'epoca.

Ora, l'ottimismo non era mai stato un problema per le Mary Sue, ma, ricordando che la nostra protagonista appartiene ad una categoria ben più vicina a quella di Fantozzi che alla loro, si può facilmente immaginare i risvolti negativi di tale propensione. Uno tra tutti, l'"attirare la sventura", come ampiamente sottolineato da Marta & company. Ed anche questo caso, ahi lei, seguiva la regola. Non appena Mercer varcò la soglia della stanza del suo padrone (il povero Cutler aveva, ormai, capito che, dato il livello cerebrale della gente da cui era circondato, avrebbe corso meno rischi a non sostituire la porta distrutta), infatti, l'intero reggimento si palesò davanti ai loro occhi. Nonostante fosse una stanza molto spaziosa, non poteva, certo, contenere tutte le truppe di Port Royal. Inutile dire che coloro che non riuscirono ad entrare si accalcarono alle finestre o si arrampicarono sulle palme, osservando la scena con l'ausilio di cannocchiali d'ottone. Il Grande Fratello concedeva un'atmosfera di intimità, al confronto. E meno male che Cutler Beckett voleva mantenere segreta la sua identità!

Mr. Mercer, dal canto suo, non parve minimamente turbato dalla moltitudine di occhi puntati su di loro... evidentemente, il fatto che la marina inglese fosse composta da una branca di suocere pettegole era risaputo.

Notando con sommo disappunto che la "mocciosa" a cui doveva fare da balia stava tergiversando, le diede un forte strattone al braccio. L'atto dell'uomo, che doveva essere volto ad evitare inutili perdite di tempo, produsse esattamente il risultato opposto, dato che quell'impiastro che si stava trascinando dietro perse l'equilibrio e cadde a terra come una pera cotta. Certo, Maria Vittoria mancava innegabilmente di grazia, equilibrio e prontezza di riflessi, ma se a questo sommiamo le ore di sonno perdute, il dolore e le privazioni sopportate nei giorni precedenti e l'ultima notizia shock, la sua mancata reazione risulta quanto meno giustificata. Mercer, tuttavia, non parve pensarla allo stesso modo, dato che l'afferrò per i capelli, senza nemmeno aspettare che si rialzasse, per poi ricominciare a trascinarla verso la loro meta, come se nulla fosse accaduto. Del resto, l'uomo, scettico di natura, era abbastanza convinto che le storie di quell'assurda ragazza dalla criniera indomabile (sì, l'aveva notato persino lui, dato che ogni volta che l'afferrava per i capelli era costretto a recidere un paio di ciocche con l'ausilio del pugnale... del resto, o loro o la sua mano) fossero totalmente inventate. Lo stesso Lord Beckett non aveva creduto ad una sola parola.

E allora, perché perdere tempo per organizzare questo simpatico teatrino, vi chiederete. Beh, bisogna sempre tener conto del fatto che Cutler Beckett era un uomo pieno di complessi: la salute cagionevole sin dalla più tenera età, l'essere nato nerd in un epoca in cui "essere sfigato" ancora non andava di moda (Se fosse nato nell'Ottocento avrebbe ottenuto perfino più successo di Leopardi... del resto, la frase "la natura è crudele", pronunciata da un uomo che aveva dovuto superare tutte quelle peripezie, aveva, certo, più valore di quella di un figlio di papà che ce l'aveva col mondo solo per via della gobba e perché i suoi orari sregolati andavano a peggiorare la sua già precaria salute), il bullismo, l'altezza insignificante, il fatto che il padre gli preferisse i fratelli, l'essere continuamente paragonato a Jack Sparrow che, a detta di tutti, lo batteva in ogni campo, l'essersi fatto fregare l'amata dall'apprendista di un maniscalco fallito, essere lo zimbello di tutti di tutti i comandanti di flotta... "Lo Spagnolo" non perdeva mai l'occasione di s*******o, sottolineando l'incompetenza dei suoi uomini, in confronto ai suoi soldatini perfetti. Non che avesse tutti i torti, in effetti, dato che quando due delle loro imbarcazioni si trovavano vicine, sembrava quasi che quella spagnola fosse illuminata dal sole e acclamata da un coro di voci angeliche.

Una nerd, tre liguri e un mare di guai!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora