Capitolo 19- Di quando Mary si sentì il bambino di "Mamma ho perso l'aereo"

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Capitolo 19- Di quando Mary si sentì il bambino di "Mamma ho perso l'aereo"

L'"attendere" di Mary durò all'incirca due minuti: giusto il tempo di prendere a pugni il muro, blaterando cose del tipo "Stupido Mr. Mercer" o "Brutto cattivo!". Quella che sul momento le era sembrata una trovata geniale per sbollire la rabbia, si era presto rivelata una pessima idea. Maria Vittoria non si era mai distinta nello sport, e Karate non faceva certo eccezione. In particolare, nonostante i lunghi anni di allenamento, non era ancora in grado di tirare un pugno decente, che fosse uno. Immaginate, dunque il risultato derivante dal colpire, senza esserne in grado una parete bianca. Due parole: parete rossa.

‹‹Ahi, ahi, ahi! Ma perché non me ne va mai dritta una?›› si lamentò, cercando di mantenere il tono più basso possibile, mentre saltellava per la stanza, soffiandosi sulle nocche delle mani. Non voleva certo attirare l'attenzione dei ladri.

Sconsolata, prese la sua cassetta personale del pronto soccorso (un vero Fantozzi ne ha sempre bisogno) ed iniziò a disinfettare e fasciare le ferite. Mentre procedeva con la medicazione, si concesse del tempo per ragionare sul da farsi. Rimanere ferma ad aspettare era assolutamente fuori discussione. Ma Mr. Mercer l'aveva capito o no che era una persona ansiosa? Era talmente codarda che preferiva affrontare i ladri che rimanere nascosta in un angolo a farsi film mentali su ciò che sarebbe potuto accadere se l'avessero trovata. Avete presente il detto "Il problema non è quando vedi il ragno, ma quando non lo vedi più"? Ecco, Mary ne aveva fatta una filosofia di vita.

Eppure, non poteva nemmeno contravvenire agli ordini del signor Mercer... non aveva nessuna intenzione di scoprire che cosa intendesse con "peggio delle botte". Che fare, dunque?

‹‹Signore, mandami un segno dall'alto, per favo...›› non fece in tempo a terminare la frase che un fulmine cadde nel suo giardino, distruggendo la statuetta di brontolo (sì, ho Biancaneve e i sette nani in cortile... Non giudicate, okay? Okay? OKAY?! Nd: Mary).

 Non giudicate, okay? Okay? OKAY?! Nd: Mary)

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‹‹Arg, terribile presagio...›› commentò lei, preoccupata, per poi assumere un tono più pio: ‹‹Ma grazie, comunque, per il pensiero!›› Una statua abbattuta da un fulmine era da sempre stata un evidente segno di sventura e lei non voleva certo ignorarlo e fare la fine di Caio Giulio Cesare. Inoltre, se l'intuito non la ingannava, brontolo poteva benissimo rappresentare Mr. Mercer (chissà perché... Nd: me). Che fosse in pericolo? Maria Vittoria ne dubitava fortemente, ma tanto valeva andare a controllare. Del resto, non voleva mica fare la fine di Publio Sestio Baculo... Fu così che prese la sua decisione: si sarebbe nascosta dietro una parete ed avrebbe osservato l'evolversi degli eventi. Solo allora, avrebbe deciso se intervenire o meno.

Fiera della sua decisione, spostò leggermente il quadro che aveva appeso sopra la scrivania e questo rilevò la presenza di una chiave, rigorosamente verniciata di rosa. Da quando Mr. Mercer era entrato nella sua vita (anche se detto così sembra quasi una relazione amorosa, hahaha), la ragazza aveva avuto l'accortezza di nascondere le doppie-chiavi all'interno di ogni stanza, proprio in previsione di eventi di questo tipo. Ovviamente, poi avrebbe finto di aver aperto la porta con delle forcine per capelli. Faceva decisamente più scena, e poi voleva proprio vedere la faccia dell'uomo quando avrebbe cercato, invano, di comprendere come avesse fatto ad uscire senza danneggiare la porta.

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