CAPITOLO 5

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Non ho idea di quanto tempo sia passato dall'inizio della cena, abbiamo spazzolato via tutto quello che hanno preparato Dario e Nic accompagnato da abbondanti fiumi di alcool; Nelson, Nina, Fede e Nicolas hanno iniziato a giocare alla PS, mentre noi restanti abbiamo iniziato una partita interminabile a Risiko che sta vedendo Frank vincere per ora, anche se Tonno sta rubando i carrarmatini da un pezzo e tutti ce ne siamo accorti.
In un momento di distrazione vedo lo schermo del cellulare accendersi, apro la chat e vedo soltanto una foto.
Resto di sasso.
Mi scuso con gli altri, borbottando vagamente di aver bisogno di aria, e mi dirigo sul balcone del salotto incurante del freddo, chiudendomi la porta - finestra dietro di me per poi digitare quel numero che ormai conosco a memoria.
"MI SPIEGHI CHE COSA CAZZO TI PASSA PER LA TESTA?! TI SEMBRA IL MODO DI DIRMELO, CON UNA FOTO SU WHATSAPP?", butto fuori tutto d'un fiato. "Cazzo, lui ti fa la proposta, per di più a Capodanno, e tu mi dici così che ti sposi?!", continuo, con le parole che si ingarbugliano tra loro, forse colpa dell'alcool che ho in corpo, forse per l'emozione, mentre dall'altra parte della cornetta lei ride come una matta.
"Stai calma, mentecatta, sei la prima a saperlo, quasi in diretta per giunta. Mio padre è ancora sotto shock, avrebbe perso tutti i capelli in un colpo solo se già non fosse pelato. Cristo, la prima volta che festeggiamo Capodanno con le due famiglie e lui se ne esce con questa bomba.", mi dice Eleonora.
"Per quando mi devo preparare per sopportarmi le tue crisi isteriche?", replico io, poggiandomi alla balaustra.
"Non c'è fretta, ci metteremo almeno un anno, forse di più, devo prima laurearmi e, soprattutto, cercare casa. A Milano. Isa, mi hanno risposto un paio di aziende ai curricula che ho mandato, alcune pensano di assumermi già dopo la laurea e beh, Alessandro ha superato il concorso, da settembre inizia a lavorare a Milano.", mi dice lei emozionata. "Ovviamente, TU mi devi assolutamente aiutare con tutto, lo sai che sono una frana con l'organizzazione, soprattutto se stiamo parlando di un matrimonio."
"Contaci Ele, non speravo altro.", rispondo io, asciugandomi le lacrime che sono sgorgate all'improvviso. Se lo merita, tutto.
"Ora devo andare, mi raccomando, non lasciarti sfuggire quel manz.", non fa in tempo a finire la frase.
"Isa mi lasci stare un attimo Eleonora, non te la devi sposare tu, sei solo la testimone.", grida dall'altra parte Ale e la telefonata si chiude. In tutto questo non mi sono accorta che qualcun altro è sul balcone e sta fumando una sigaretta poggiato alla balaustra un po' più in là, così mi asciugo velocemente le ultime lacrime residue, attenta a non sbavare il trucco.
"Ha vinto Frank, nonostante Tone stesse rubando i carrarmatini dall'inizio. Si, il fumo è un vizio che mi porto dal liceo, ma è diventato più uno sfogo una tantum.", dice Dario continuando a guardarmi sottecchi mentre ammira ancora i colli, per poi spegnere il mozzicone. "Dovremmo rientrare, è quasi mezzanotte.", continua lui, poggiandomi una mano sulla spalla. Ho gli occhi ancora arrossati e sono restia a tornare dagli altri, lo guardo incerta e non c'è bisogno di chiederlo, mi abbraccia, in silenzio, senza che sia necessario dire nulla.
"Sei un buon amico Da.", gli dico, mentre sciogliamo quell'intreccio e torniamo dentro.

Abbiamo continuato a giocare e a brindare al nuovo anno fino a notte fonda e siamo andati sui colli a vedere l'alba tutti insieme - dove tra l'altro mi è sembrato di vedere un bacio non poco casto tra due nerd di mia conoscenza, ma sarà stato l'alcool a darmi allucinazioni, chissà -, finché, stanchi morti, siamo tornati in casa e, opportunamente muniti di tute e pigiami, ci siamo divisi per andare ognuno nella propria stanza per riposarci.
Ma non ce l'ho fatta, i pensieri hanno preso il sopravvento, e mi sono ritrovata alle 6 di mattina sul divano del salone davanti al camino ancora acceso, con addosso una coperta in pile rossa a quadrettoni e i piedi poggiati sul tavolino in legno, continuando a fare lavorare la mia mente, anche se ancora un po' offuscata dai fumi dell'alcool ingerito. Presa dalle mie riflessioni non ho visto Cesare entrare in cucina per un bicchiere d'acqua, ma, quando chiude di scatto il frigorifero, sobbalzo e intercetto il suo sguardo, accorgendosi anche lui della mia presenza per poi raggiungermi sul divano, dove gli faccio posto lasciandogli un lembo di coperta.
"È stata una bella festa, non mi divertivo così da molto tempo, mi mancavano queste serate, solo noi, senza nessuno di superfluo, senza nessuna costrizione di facciata, con nessuno.", esordisce lui sottovoce, sistemandosi il cappuccio della felpa bianca sulla testa, e capisco subito a cosa si riferisce. A chi.
"È stata dura? Interrompere qualcosa che andava avanti da così tanto tempo?", gli dico, cercando di tenere un tono di voce il più basso e neutro possibile.
"Eravamo d'accordo entrambi, lo siamo ancora, stavamo trascinando dietro qualcosa che ormai c'era solo nel passato, era l'idea che avevamo di noi, ma è stato giusto così.", mi risponde lui.
"Scusami, stiamo parlando solo di me, ma mi sembra che sia tu quella che si sta fissando su qualcosa. Vedo il fumo uscirti dalle orecchie.", continua sorridendo.
"Cambierà tutto, da quest'anno. Io che parto e vengo qui a Bologna, lontana da tutto e tutti per sei mesi, e nel frattempo il mio mondo implode su se stesso per creare altro, qualcosa di nuovo e inaspettato: la mia famiglia si sta allargando, mia cugina, che è più di una sorella per me, è incinta ed io mi escludo da questo per inseguire il mio sogno, mentre la mia migliore amica si sposa, andrà a vivere in un'altra città per costruirsi una vita sua ed io rimarrò in quel triste appartamento di Bari chiedendomi se ciò che faccio è veramente quello che voglio e se non sia il caso di darmi una svegliata.", gli rispondo con un tono melanconico.
"È normale che tutto cambi, sia in bene che in male, ma è giusto così e lo sai anche tu. Non puoi di certo fermare la gravidanza di tua cugina e non puoi fermarti tu, non puoi evitare che Eleonora vada via e non puoi pretendere da te stessa che non ne sentirai la mancanza.", replica Cesare addolcendo il suo tono.
"È che, non so, dovrei essere abituata al dovermi fare da parte, l'ho fatto per tutta la vita, ho rinunciato ad amicizie che duravano da anni, eravamo ragazzine cazzo, perché pensavo di essere io quella sbagliata, quella che ci metteva tutta se stessa e che alla fine era quella cattiva perché non mi facevo andare bene le cazzate della gente. Ho dovuto lasciare la danza dopo 16 anni perché non era possibile inseguire quella passione e portare avanti l'università, finire il mio percorso di studi e realizzarmi nel mondo del lavoro mantenendo quello spiraglio di felicità che solo la danza mi dava.", gli dico abbassando la voce ad un sussurro, cercando di trattenere le lacrime che furiose tentano di uscire.
È un attimo, Cesare lo capisce e mi passa velocemente un braccio dietro le spalle avvicinandomi a lui, così poggio istintivamente la testa sulla sua spalla, mentre calde lacrime mi scorrono sulle guance fino a bagnare la sua felpa.
"Quei cretini non avevano capito niente di quella che sei tu, è bastato un giorno, uno solo, per farlo vedere a noi, a me. Sei intraprendente, cazzo in una settimana hai organizzato tutto 'sto casino a più di 500 chilometri da casa tua, e si vede che ti piace quello che fai; tieni un sacco alle tue amiche, hai incoraggiato Nina con Tone e ti sei messa subito a disposizione con Eleonora per il suo matrimonio, quasi iniziavi a organizzarlo sul balcone. Non fartene una colpa, meriti di essere felice e portare avanti la tua vita con la stessa grinta con cui hai vissuto finora, pur mantenendo questa tua inclinazione ad aiutare chi ami.", mi dice, stringendomi di più a lui, e piano mi accarezza il capo percorrendo tutta la lunghezza dei miei capelli, mentre con l'altra mano accarezza il dorso della mia, che, per il nervosismo, aveva stretto un lembo della coperta.
Il pianto va lentamente scemando.
Mi calmo, con una nuova consapevolezza dentro.
E così, sotto il tepore accogliente che timidamente entra dalla finestra in fondo alla stanza, ci addormentiamo su quel divano, ancora stretti in un legame custodito dalle prime luci del mattino.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora