CAPITOLO 27

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Anche quest'anno il Natale l'ho passato in Puglia con i parenti, mentre per Capodanno sono venuta a Bologna per festeggiare con Cesare, solo che, a differenza dello scorso anno, non ho alloggiato a casa di Nelson, senza ancora conoscere nessuno dei ragazzi, ma a casa del primo, o, per meglio dire, in quella vecchia che condivide ancora con Claudio e suo padre, dato che non ha ancora finito completamente la ristrutturazione e si è rifiutato categoricamente di farmela vedere prima che fosse del tutto completa.
Nei pochi giorni che hanno preceduto l'ultimo dell'anno, ci siamo spesso ritrovati in studio per dare una mano ai ragazzi a sistemare un po', dal momento che avevano già sospeso le riprese fino alla fine delle vacanze natalizie, o a casa di Tonno, dove ormai Nina ha piazzato tutte le sue cose per le innumerevoli volte che è venuta a trovarlo in questi mesi.
Altra differenza dal capodanno dello scorso anno è che non lo passeremo insieme, difatti tutti si sono organizzati in vari modi, così io mi sono fatta trascinare da Cesare a questa specie di festa improvvisata, rispetto alla quale non mi ha detto molto, soltanto di vestirmi comoda perché sarebbe stata molto «tra amici», per cui ho optato per dei jeans chiari a zampa, un maglioncino con il collo alto bordeaux e i miei fedeli stivaletti con il tacco in pelle.
"No, scusa, spiegami una cosa perché non sto capendo: tutti gli altri sono partiti, Nicolas e Giulia sono andati in Austria con Nina e altri loro amici, Bea e Nelson sono a Caorle, quindi noi dove diavolo stiamo andando a festeggiare il Capodanno?", chiedo a Cesare mentre lui guida in questa strada collinare che non ho mai visto - anche se, d'altra parte, non riconosco neanche le strade vicino casa mia, figuriamoci quelle di Bologna.
"A casa di un nostro amico, è il gruppo con cui spesso giochiamo a basket, ci sono anche Tone e Dario, forse ha portato pure Matilde.", mi spiega lui attento alle curve.
"Ce', praticamente non conosco nessuno, non potevamo festeggiarlo tra di noi a questo punto? Avremmo potuto riunirci a casa tua e passare insieme la serata.", gli dico sfoderando uno dei miei soliti toni «lamentini», come quando non sono informata prima delle cose e non vanno come vorrei.
"Eddai, non sai neanche come sarà la serata, e poi a casa c'è ancora troppo da finire, non posso invitare gente con ancora 1/3 dei mobili da sistemare.", mi dice cercando di convincermi sulla buona riuscita di questa «festa» mentre parcheggia davanti ad un piccolo villino e mi fa strada verso il portone di ingresso, salendo poi al primo piano della casa.
"Oh finalmente sei arrivato! Pensavo ti fossi perso per strada, non mi dispiace troppo per te, quanto più per la tua ragazza.", dice il ragazzo che è venuto ad aprirci la porta, a cui mi presenta Cesare, per poi farci strada nel grande appartamento.
Vengo presentata ad altre 5 o 6 persone, tutti ragazzi, finché, in piedi davanti al divano nel salotto, vedo finalmente la prima ragazza della serata, ma, quando si gira, mi viene quasi un colpo.
"ALESSIA!", grido io per farmi notare dalla suddetta, che si accorge di me solo in quel momento.
"ISA! MA CHE CAZZO CI FAI QUI!", mi dice con la stessa veemenza venendomi incontro, per poi stritolarmi in un abbraccio.
"IO? Tu piuttosto, come diavolo ci sei finita a Bologna da Potenza?", le chiedo io curiosa di sapere tutto.
"Eh, ora ci studio! Ti ricordi quando ti tartassavo di domande per l'Uni, che non sapevo ancora decidermi se studiare davvero criminologia? Beh, alla fine mi sono decisa. E casualmente ho anche fatto un piacevole incontro.", mi dice con un ghigno furbo.
"UHU, DI CHI SI TRATTA?", chiedo io ancora più curiosa, ma veniamo interrotte da Cesare e dal ragazzo che è venuto ad aprirci, Gianluca.
"Mi spieghi che sta succedendo?", mi chiede Cesare divertito.
"Oh si, scusa, lei è Alessia, una mia amica, ha appena iniziato qui l'università. Sembra strano dirlo, ma ci siamo conosciute un paio di anni fa, ehm, a causa vostra, di Space Valley. Sai, facevamo, facciamo parte di un gruppo di ragazze, da tutta Italia praticamente, ogni tanto ci sentiamo ancora, abbiamo stretto tanto in questi anni, è anche capitato che tra di noi ci vedessimo, sfortunatamente mai tutte insieme. Siamo ancora in contatto, almeno con un altro paio di ragazze, oltre ad Ale.", dico io con un'espressione mista tra l'imbarazzato e il divertito.
"Beh, noi già ci conosciamo veramente. È la ragazza di Gianluca.", mi spiega Cesare ridendo.
"Praticamente solo io non sapevo che fosse qua, grandioso.", replico io ridendo insieme a lui, mentre mi presenta come si deve Gianluca, anche lui nel mondo di YouTube e della musica.
I due poi si allontanano e rimaniamo solo io e Cesare in salotto.
"Allora, ho fatto bene a convincerti a venire?", mi chiede con un sorrisetto.
"Forse, chi lo sa.", gli dico con tono fintamente vago.
"E così facevi la fangirl con le tue amiche.", continua divertito, che stronzetto.
"Ovviamente. Come se non continuassi a farlo anche ora.", replico io e sbotta in una risata fragorosa, per la quale si becca una spinta, neanche troppo forte.
"Va bene, va bene, la smetto, non voglio che mi tieni il muso a Capodanno. Andiamo di là, prima che Tone si mangi tutta la cena.", mi dice mettendomi un braccio sulle spalle e conducendomi in cucina, continuando a sghignazzare.

Passata la mezzanotte, dopo aver finito di cenare ed esserci scambiati gli auguri per il nuovo anno, abbiamo iniziato una partita a Dixit, interrotta dopo poco perché abbastanza stanchi, per cui alcuni sono rimasti a svaccare sul divano con Spotify in sottofondo mentre Gianluca e Cesare si sono gentilmente offerti di ripulire tutto, di tanto in tanto aiutati da Matilde e Alessia. Non sapendo come impiegare il tempo nell'attesa, sono andata nella piccola veranda che si affaccia dalla cucina, trovandovi però già una persona, come se stesse aspettando qualcuno.
"Diventerà una tradizione trovarci la notte di Capodanno a parlare su un balcone.", mi dice il ragazzo, seduto su un piccolo divanetto.
"Stavolta, però, sono venuta io da te.", gli dico raggiungendolo.
"Ne avevo bisogno io adesso, evidentemente.", replica lui continuando a torturarsi le mani in grembo.
"Cosa è successo?", gli chiedo io un po' apprensiva.
"Ho firmato.", dice Dario passandosi una mano tra i capelli.
"Che? Dario, spiegati, non sto capendo.", lo guardo visibilmente confusa.
"Ti ricordi quelle cose, totalmente a caso, che ti avevo mandato da leggere?", mi chiede con una nota di riserva nella voce.
"Sì che mi ricordo, ovvio, le ho lette appena il mese scorso. Erano bellissime.", gli dico convinta.
"Era solo una bozza, ma hanno deciso di pubblicarmi.", mi spiega lui un po' in imbarazzo.
"Dario, ma è fantastico! Sono felice per te, te lo meriti, davvero.", gli dico abbracciandolo di slancio, ma resta un po' rigido, non riesce a sciogliersi completamente, per cui mi scosto un po' per guardarlo in viso.
"Dario, cos'hai? Cos'è che ti sta mandando in fissa?", gli chiedo preoccupata.
"Hai presente quando tutto va, scorre, insomma il mondo gira, ma tu annaspi nonostante sia tu stesso parte e fautore di quel mondo? Ecco, mi sento così adesso.", mi spiega con sguardo triste.
"Ti senti stretto o di troppo?", gli chiedo allora.
"È proprio questo che non capisco. Sta andando tutto bene, il progetto con i ragazzi, il blog, il podcast, ora il libro, ma mi sento inadeguato, o inadatto, o forse solo confuso.", mi dice lui, per poi cambiare repentinamente sguardo ed alzarsi, come se volesse nascondere tutto e chiuderla qua.
"Pensaci, ma non troppo come fai di solito. Cerca di prenderla al meglio possibile.", gli dico quasi consolandolo, raggiungendolo e poggiando una mano sull'avambraccio.
"Lo sai che puoi contare su di me, anche se ogni tanto sei preso male come ora, si?", gli chiedo con un mezzo sorriso.
"Lo stesso vale per me, lo sai, un appiglio contro le proprie insicurezze serve sempre, tu poi ne sei un po' ossessionata, come me del resto.", risponde lui, sfoderando finalmente un sorriso dopo tutto questo discorso.
"Altro che psicologo, noi siamo meglio.", replico io scoppiando a ridere.
"Avrei dei dubbi, ma per ora ci credo. Come pensi che la prenderanno i ragazzi?", mi chiede poi e io resto sorpresa.
"COME SCUSA? Non glielo hai detto ancora? Sono tra i primi a saperlo?", gli chiedo io scioccata.
"Sei la seconda, Matilde e i miei sono stati i primi.", risponde lui e mi esce un sorrisetto, sono proprio carini loro due.
"Cos'è che noi non sappiamo e lei si?", chiede di punto in bianco Cesare, appena apparso nella veranda, dopo aver finito di sistemare dentro, e Dario ha un attimo di esitazione, per cui gli stringo il polso come a dargli sicurezza.
"Quest'anno esce il mio libro, hanno deciso di pubblicarmi.", dice più convinto lui, avvicinandosi e mettendosi di fronte a Cesare.
"Sarebbe stato da coglioni non farlo.", replica quest'ultimo sorridendo a 32 denti e stringendo in un abbraccio il ragazzo più alto.
"Ehi che succede qua, perché vi abbracciate? Cosa si festeggia?", si lamenta Tone sbucando dalla porta finestra della cucina, avvicinandosi a noi.
"Dario esce con il suo primo libro quest'anno.", dico io sorridendo alla vista dei due ragazzi insieme.
"VEZ MA SEI SERIO? ODDIO CHE BELLO, GRANDE DARIO!", esulta Tonno dandogli una pacca vigorosa, finendo poi per essere travolto dall'abbraccio.
"Oh, siete stronzi però, così mi fate piangere.", mi commuovo io vedendo tutto il bene che si vogliono, anche se difficilmente lo dimostrano, e tutto il sostegno che continuano a darsi costantemente.
"Dai, vieni qua tu.", mi tira Cesare verso di sé per inglobarmi in questa stretta, lasciandomi un bacio sul capo.
Ogni anno sono sempre più felice di passare il Capodanno con loro, non c'è dubbio.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora