CAPITOLO 16

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Nei giorni successivi ci siamo limitati a girare per le spiagge delle città limitrofe, mangiare qualcosa al volo a pranzo e la sera incontrare Ele e Alessandro nella mia città, dove siamo di nuovo andati alla festa patronale per i restanti due giorni e abbiamo visto i fuochi d'artificio finali, mentre per quelli seguenti abbiamo girato un po' di locali, tra cui un pub irlandese, due ristoranti di sushi, alcune pizzerie e ieri sera un ristorante greco, però a Bari. Passate queste giornate di totale nullafacenza, Bea ha pensato di andare un paio di giorni alle Tremiti con Nelson e Dario dal momento che io sarò occupata con la laurea di Eleonora, a cui è stato invitato anche Cesare come mio «accompagnatore», per cui stamattina presto sono partiti e lui mi ha aiutata ad ultimare il cartellone da portare stasera alla cena; dopo aver spiluccato un po' di focaccia a pranzo, adesso ci stiamo preparando per andare a Bari per assistere alla seduta di laurea e fortunatamente Cesare aveva pensato bene di portare con sé un paio di camicie e un semplice pantalone nero classico, il chè mi salva dal doverlo portare in giro per cercare qualcosa di decente da mettere stasera.
"Celeste o bianca?", chiede entrando in camera con solo i pantaloni addosso mentre io mi sto infilando le Channel nere, seduta sul letto.
"Celeste, non devi mettere la cravatta.", gli dico alzandomi e aiutandolo con il colletto, ma mi tremano le mani.
"Sei troppo nervosa.", mi dice bloccandomi i polsi e guardandomi dritta negli occhi.
"Lo so che non dovrei esserlo, però sono in ansia per lei. Insomma, sta per laurearsi, tra un po' si trasferirà a Milano, avrà un bel lavoro ed entro l'anno prossimo si sposerà. È arrivata al massimo della sua vita praticamente.", replico mentre pianta le sue mani sui miei fianchi.
"Calmati, okay? Devi stare tranquilla, andrà tutto bene. Stasera filerà tutto liscio come l'olio, ci penseremo più in là al lavoro, al matrimonio, non farti prendere da ansie inutili. Lo sai che ti mancherà, è normale, ma vi vedrete più spesso di quanto immagini, siete come sorelle, non ti dimenticherà solo perché la sua vita ha preso una nuova strada.", dice con calma poggiando le labbra sul mio collo lasciandovi una scia di baci, per poi fare aderire il mio corpo al suo, ma il suono di un cellulare lo interrompe e sbuffa sconfortato.
"Dobbiamo andare, ma non mi scappi.", conclude lui.
"Non ci penso nemmeno.", gli dico ridendo e ci affrettiamo entrando in macchina per partire in direzione Bari.
Ho già ricevuto almeno 20 chiamate dagli altri ragazzi e finalmente, dopo una buona mezz'ora, parcheggiamo davanti al Politecnico, raggiungendo il gruppo all'ingresso che ci sta aspettando, tra cui scorgo anche i genitori di Eleonora.
"Isa! Che bello vederti, era da tanto che non ci ritrovavamo!", mi dice la mamma della mia amica stringendomi in un abbraccio.
"Ci voleva la laurea di Ele per trovare finalmente l'occasione. È da tanto che io e Ele non passiamo più le serate a casa vostra guardando film horror e mangiando sushi.", replico io sorridendo.
"E questo giovanotto chi è?", mi chiede il papà.
"Lui è Cesare...", inizio io.
"Sono il ragazzo di Isabella, molto piacere signore." finisce lui stringendo la mano dell'uomo, per poi dirigerci tutti insieme verso l'aula dove si tiene la seduta di laurea, ma prima di entrare lo blocco.
"Il mio ragazzo?", gli chiedo io con un cipiglio serio ma divertito.
"Andiamo, è un mese che stiamo insieme. Devo farti la proposta smielata come ha fatto Tone?", mi chiede prendendomi una mano.
"No, anche se avrei preferito che me lo dicessi almeno.", replico io facendolo ridere. "Ma non l'ho ancora detto ai miei.", finisco.
"Non c'è bisogno di correre, ma volevo mettere in chiaro le cose. C'erano troppi ragazzi che non ti toglievano gli occhi di dosso.", mi dice rubandomi un bacio.
"Alcuni sono amici di una vita, niente di più, altri non li conosco minimamente. E io guardo solo te. Sei geloso per caso?", gli chiedo soffiando l'ultima frase sulle sue labbra.
"Sono mooolto possessivo sulle mie cose. E tu sei mia, punto.", replica serio baciandomi con più irruenza, per poi staccarsi velocemente e lasciarmi senza fiato.
"Andiamo, stanno per cominciare, finiremo questo «discorso» dopo.", mi dice prendendomi per mano e trascinandomi nell'aula, ancora scioccata per la sincerità disarmante con cui ha parlato.

Dopo la proclamazione siamo andati in un bar per bere qualcosa tutti insieme sul lungomare, dove Cesare ha iniziato a presentarsi a tutti mettendo subito in chiaro la sua posizione ed Ale e Eleonora mi hanno presa in disparte.
"Sta marchiando il territorio eh?", mi chiede la mia migliore amica ridendo.
"Ormai non lo fermi più. Già prima che iniziasse la seduta, quando sono andata a salutare i tuoi, si è presentato a tuo padre come il mio ragazzo.", rispondo io vedendolo parlare con un nostro amico dei tempi del liceo, così decido di avvicinarmi e trascinarlo via, andando a sederci sul muretto di fronte al bar, proprio davanti al porto.
"Simpatici i vostri amici.", mi dice facendomi poggiare con la schiena al suo petto.
"Con lui ho avuto una storia un paio di anni fa.", gli dico indicando il ragazzo con cui parlava proprio un momento prima, così mi fa staccare da lui velocemente. Rimango seria per un momento, poi mi alzo e mi metto di fronte a lui poggiando le mani sulle sue cosce, infilandomi tra le sue gambe divaricate.
"Ti prendevo in giro scemo.", dico ridendo e abbassa lo sguardo su di me.
"Me la stai facendo pagare perché non ti ho chiesto seriamente di essere la mia ragazza?", mi chiede con un'espressione che mi fa intenerire, ma non mi lascia tempo per rispondere.
"Ho iniziato a scoprirti da quella notte di Capodanno e da allora non posso fare a meno di te, sei fantastica, sul serio, e lo ammetto, hai guadagnato un sacco di punti per i tuoi capelli, li adoro. Ho capito che mi attraevi da quella sera in discoteca, quando ti ho fatto quella scenata per mio fratello, e da allora non hai idea di quanto mi sia trattenuto dal saltarti addosso ogni volta che ti ho vista. Sei diventata una droga, non credevo si potesse amare una persona così tanto da poter sorvolare sul fatto che non ti piace Star Wars, andiamo sei pazza! Ma non mi interessa ed è proprio questo il punto: non mi importa se riesco a trovare qualcosa che non mi convince di te, ce ne saranno altre milioni che mi confermeranno che tutto questo, che noi siamo giusti così.", mi dice prendendomi il viso tra le mani.
"Cesare Cantelli, non potevi chiedermelo in un modo più sdolcinato ma estremamente alternativo di così. Posso mai rifiutare?", gli dico e non aspetta oltre per catturare le mie labbra in un bacio urgente, possessivo e al contempo romantico. Quando ci stacchiamo, decido di lasciarmi andare anche io.
"Non ho mai avuto storie troppo serie, erano vuote, stupide cotte che dopo poco lasciavano il tempo che trovavano. Ma da quando ti ho incontrato ho dovuto rivalutare tutto, ci siamo conosciuti la prima volta a casa di Nelson, poi davvero a Capodanno, mi sei stato vicino, mi hai ascoltato, sei riuscito a capirmi più di quanto non abbia fatto io in questi anni, e poi è successo: ti sei insinuato nel mio cuore lentamente, facendomi scoprire ogni giorno quello che provo per te, anche quando facevamo le teste di cazzo e non ci parlavamo. E quando mi hai baciata a Firenze ero al settimo cielo, da cui sono precipitata rovinosamente, però non potevi farti perdonare in modo migliore al mio compleanno. Non mi servono gesti eclatanti, mi basti tu, come sei, il Cesare cazzaro dei video, lo stesso che mi consola sempre e si fa in 4 per me, nonostante possa essere insopportabile a volte. Mi hai dato una sicurezza che non ho mai avuto prima, ero timida, insicura per il mio corpo e per quello che facevo, sempre attenta al giudizio degli altri, costantemente alla ricerca di qualcosa di stabile e sicuro. E l'ho trovato in te.", gli dico mentre anche lui scende dal muretto per poi abbracciarmi davanti a uno dei tramonti più belli e significativi che io abbia mai visto.
"Ehi piccioncini, muovetevi, stiamo andando al ristorante!", grida Alessandro dall'altra parte della strada facendo ridere Eleonora. Sciogliamo l'abbraccio dandoci un ultimo lungo bacio, dopo il quale Cesare mi prende per mano e raggiungiamo gli altri, per poi dividerci nelle macchine.
Arrivati al ristorante, poco prima di entrare mi ferma un attimo.
"Non ho con me un anello, solitamente si fa così, almeno credo, non sono bravo con le formalità, e potrò sembrarti superficiale, stiamo insieme «ufficialmente» da poco più di un mese, ma sento di dovertelo dire. Ti amo, Isa.", mi dice tutto d'un fiato guardandomi serio negli occhi, facendomi perdere un battito.
"Non mi serve un anello per vedere quanto sei sincero. Ti amo, Cesi.", gli dico sicura come non mai e mi lascia velocemente un bacio tra i capelli, per poi entrare insieme nel locale, mano nella mano.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora