CAPITOLO 23

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"È permesso?", chiedo io affacciandomi nella stanza.
"Venite, venite.", risponde una voce maschile.
"Oh, finalmente sei qui! Ormai non sei più tu la piccola della famiglia, Isa!", mi dice ridendo mia cugina mentre ci salutiamo.
"Dovrò farmene una ragione. E direi che era anche l'ora, non potevo continuare a detenere questo primato a 24 anni.", replico io.
"Aspetta, ma tu devi essere Cesare! Isa mi ha parlato di te, ovviamente nel migliore dei modi.", ribatte mia cugina come se si accorgesse in quel momento della sua presenza nella camera.
"Sono proprio io.", risponde lui imbarazzato.
"Cesare, sciogliti pure, ormai sei di famiglia.", lo incoraggia il marito di mia cugina, Costantino, dandogli una pacca sulla spalla, lasciandolo però confuso.
"Loro due e mio cugino sanno già tutto di noi, erano gli unici finora.", gli spiego io.
"Come hanno reagito gli altri di là?", mi chiede mia cugina Angela.
"Mamma lo aveva capito quando siamo venuti qui a luglio, mio padre e il tuo erano scioccati, credevo che gli si staccasse la mandibola per lo stupore, zia non poteva che essere contenta, come al solito.", le dico. "Quando posso andare a vedere la bambina?", chiedo poi.
"Puoi passare anche adesso, tanto dentro non fanno entrare nessuno eccetto i genitori, la potete vedere dal vetro. È l'ultima a destra nella seconda fila.", mi risponde lei.
"Isa, ma stanotte dove state? A casa dei tuoi?", chiede mio cugino acquisto.
"Assolutamente no. Andremo nell'appartamento che uso per l'università. Dopo chiedo a Vì un passaggio fino a Bari.", spiego io.
"Dai, vi lasciamo liberi, vai a vedere la tua figlioccia.", mi dice sorridendo mia cugina.
"CHE COSA?", caccio io con un urletto.
"Hai sentito benissimo e smettila di urlare, sveglierai tutto il reparto.", mi dice Costa ridendo.
"Ma perché io? C'è tua cognata, e poi anche Anto, siete amiche da una vita, è stata anche tua testimone. Perché proprio io?", le chiedo, perché sono sicura che sia stata un'idea di quella pazza di mia cugina.
"Isa, i tuoi genitori sono stati testimoni dei miei e viceversa, tua madre è stata la mia madrina. Io lo sono stata per te e tu mi hai fatto da damigella d'onore al matrimonio. Senza offesa per mia cognata eh, ma volevo, volevamo, che fossi tu. Ti ho sempre considerata una sorella minore, ti conosco da quando sei nata, per i miei sei più di una figlia, da sempre. Siamo legate in un modo speciale, questo sarà soltanto un altro filo rosso che ci lega. E poi Marta non potrebbe sperare in una madrina migliore, quanto è figo poter dire di avere un'archeologa come madrina?", mi spiega lei e mi fiondo ad abbracciarla, come faccio con suo marito, per poi salutarli ed uscire dalla stanza, partendo spedita verso la nursery con Cesare che mi segue.
Mi fermo davanti alla vetrata del reparto, dentro la grande stanza ci sono almeno una ventina di bambini, quasi tutti già addormentati vista l'ora, e non faccio fatica ad individuarla, è proprio lì, vicino la parete a destra, quasi sotto il vetro che ci separa; resto ad osservarla e con la coda dell'occhio vedo Cesare avvicinarsi per guardare, muovendo la testa in modo buffo per cercare di catturare la sua attenzione, dato che sembra l'unica bambina sveglia.
"Non sono mai riuscita a trovare somiglianze tra genitori e bambini, non riesco a vederle di solito, ma lei ha proprio il naso e gli occhi di mia cugina e sono sicura prenderà anche i suoi ricci e le lentiggini, la bocca è come quella di Costa, ma le mani sono quelle di zia Rosa, è di famiglia.", dico io rigirandomi tra le mani il cellulare.
Cesare resta in silenzio a braccia conserte continuando a guardare il fagottino che pian piano si sta addormentando, così poggio una mano sul suo avambraccio per farlo girare verso di me.
"Speriamo almeno non abbia preso da te, la faccia da angelo maschera bene la testa dura.", mi dice guardandomi con un sorrisetto.
"Ah ah, sei proprio divertente. Cretino.", replico io, superandolo per andarmi a sedere sulla panca dietro di noi, ma Cesare mi ferma, facendomi girare di nuovo verso di lui.
"Non ho detto sia una brutta cosa, anzi. Non saresti tu senza la tua testardaggine.", mi dice sorridendo.
"Possiamo anche chiamarla testa di cazzo, so che sono fatta così.", replico facendo ridere entrambi.
"Io non scherzo mica, eh. Ci scorneremo parecchio, ormai ne sono consapevole.", ribatte lui tirandomi poi a sé e stringendomi, mentre io passo le braccia intorno al suo busto e poggio la fronte sul suo petto per un tempo interminabile.
"Hey, c'è tuo cugino che viene verso di noi.", mi dice scostandomi.
"Isa, io sto andando via, devo accompagnarvi?", chiede infatti mio cugino avvicinandosi.
"Se ci puoi dare uno strappo a Bari sei il migliore cugino del mondo.", rispondo io mentre usciamo dall'ospedale per entrare in auto.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora