“Avete preso tutto, le valigie sono a posto? Controllato in ogni armadio? Svuotato il frigo, la dispensa?”, chiede Dario caricando nella macchina di Cesare l’ultima valigia.
“Dario, calmati, sei peggio di Isa.”, dice Nina sedendosi nel posto centrale.
“Oh no, lei non la batte mica, è una rompicoglioni con l’organizzazione.”, ribatte Giulia alla sua sinistra mentre anche io mi siedo sul sedile posteriore, lasciando ai due ragazzi quelli davanti.
“Ah ah. Guardate che vi sento.”, replico io e scoppiano a ridere tutti e quattro mentre Cesare mette in moto l’auto.
Arrivati in stazione centrale, scarichiamo la nostra roba dalla macchina e, dopo aver controllato il tabellone, ci dirigiamo verso il nostro binario, sistemandoci su una panchina per aspettare il treno, che dovrebbe arrivare nel giro di un quarto d’ora. Dopo nemmeno 5 minuti arrivano anche gli altri per darci un ultimo saluto, nonostante ci siamo visti non più di 11/12 ore fa, difatti Bea ieri ha insistito per fare un’ultima pizzata tutti insieme a casa sua e salutarci prima della partenza, ma evidentemente non sono servite a niente le nostre continue raccomandazioni sul non presentarsi qui stamattina.
“Non era necessario che veniste tutti, ci eravamo già visti ieri.”, le dico abbracciandola stretta.
“Oh, andiamo, non vuoi piangere in pubblico?”, mi chiede sorridendo mentre passo a salutare Frank, Nic e Nelson.
“L’all you can eat al sushi non sarà più lo stesso senza voi tre.”, dice Nelson mentre abbraccia anche Nina e Giulia.
“Dai, ci vedremo presto, tu preparati per la prossima abbuffata, faremo una grande serata a tema sushi e ne usciremo distrutti.”, dice Nina stretta a Tonno.
“Io ci conto eh.”, risponde Nelson per lasciare spazio a Dario che ci saluta una ad una.
“Nana, non combinare guai, mi raccomando.”, mi dice scompigliandomi i capelli perfettamente, o lo erano fino ad un secondo fa, lisci.
“Smettila, guarda che tra noi tre sono la più alta.”, gli dico con il broncio.
“Si, ma sei sempre una tappetta.”, replica lui ridendo e stringendomi un’altra volta, mentre con la coda dell’occhio vedo Nina e Giulia che si allontanano per salutare i rispettivi fidanzati.
“Solo perché tu sei uno stangone di 1,90. Mi raccomando, fatti sentire, poi voglio sapere come va avanti quel progetto. Aspetto tue notizie, lo sai che ci sono sempre se hai bisogno, se sei in crisi sentiti libero di chiamarmi anche nel cuore della notte, anche se, conoscendoti, mi chiameresti con più probabilità all'alba.”, gli bisbiglio le ultime frasi all’orecchio e mi sorride un po’ imbarazzato, forse un po’ felice di poterne parlare con qualcuno.
“Non mi saluti?”, chiedo io al ragazzo che è rimasto in disparte, aspettando che gli altri si allontanino per raggiungere Nic e Tonno con Giulia e Nina.
“Devo per forza?”, mi dice stringendomi poi a sé, poggiando il mento sulla mia testa mentre nascondo il viso nel suo petto.
“Mi sa proprio di sì. Un pochino mi mancherai.”, gli dico lasciandogli un bacio appena sotto la mascella.
“Ti avverto, non inizierò la solita manfrina da film con «No, tu di più, no io di più, no io di più.», perché potrei vomitare.”, dice lui con un sorrisetto.
“E io che speravo di vederti rincorrere il treno finché non fosse scomparso all’orizzonte mentre io sventolavo un fazzoletto di pizzo fuori dal finestrino.”, ribatto io con un tono pomposo e teatrale, fintamente delusa, scoppiando poi a ridere, seguita da Cesare.
“Chiamami. A qualunque ora del giorno e della notte, anche se sai che siamo in studio, fregatene. Scrivimi quello che vuoi, che hai mangiato le tagliatelle con il salmone, le tue preferite, o che a lezione ti stavi per addormentare sul libro, che la sera eri troppo stanca per lavare i piatti e quando ti sei svegliata eri così in ritardo che hai dovuto lasciarli nel lavello, anche se non è da te. Scrivimi se hai una giornata no, se hai incontrato il vicino rompiballe o se hai bruciato la cena; scrivimi se ti sei divertita, se hai fatto un rimpatriata con la tua classe di liceo, se hai mangiato un poke davanti al tuo film preferito. Però fallo.”, mi dice Cesare, stringendomi ancora più forte e facendomi sollevare di qualche centimetro da terra.
“Promesso. Però scrivimi anche tu, mandami le foto di Chewbe, raccontami di come Tonno ha bisticciato ancora una volta con Nic, delle serate al pub con i ragazzi, Nelson che continua a comprare roba inutile senza che Beatrice riesca a convincerlo a desistere, delle discussioni che avete tu e Dario in studio perchè vuoi passare l'aspirapolvere, anche chiamato aggeggio del demonio, alle 9 perché avete un nuovo ospite. Raccontami delle partite a basket che ormai fate quasi tutte le sere al campetto, della fatica dopo una giornata di riprese e subito dopo in palestra, le litigate con Claudio, i nuovi vestiti che sta creando Carolina, le giornate passate a svaccare a letto, mandami le foto che scatti con il tuo adorato gioiellino, perché mi piacciono da matti. Fammi sapere tutto.”, replico io mentre si scosta per guardarmi negli occhi.
“Parola di boy scout. Cercherò di liberarmi quanto prima, proverò a venire da te il prima possibile, convincerò i ragazzi a prenderci un weekend lungo di riposo e ti raggiungo. Anche se sarò stanco morto, dalla settimana prossima inizio a ristrutturare la mansarda, mi trasferisco.”, mi dice sorridendo orgoglioso.
“Allora se vi vengo a trovare non dovrò costringere Bea e Nelson ad ospitarmi da loro.”, gli dico dandogli un bacio a stampo.
“Si, ma tu non ti preoccupare, ci penso io a raggiungerti, portati avanti con lo studio e inizia la tesi, luglio si avvicina. E tu non ti fare prendere dalle solite paure e insicurezze, ce la farai a fare tutto bene, come sempre.”, si raccomanda Cesare prendendomi il viso tra le mani.
“Si papà, faccio la brava. Mi sa che devo andare via ora.”, gli dico vedendo con la coda dell’occhio le altre due ragazze che si avvicinano.
“Mi raccomando, tenetemela d’occhio voi, se inizia con la solita storia «non sono abbastanza brava» e tutte quelle cazzate lì, datele un pugno da parte mia.”, dice Cesare salutando le mie due compagne.
“Mi inviti a nozze praticamente.”, risponde Giulia ridendo.
Il treno si è appena fermato, noi ci avviciniamo alla prima porta più vicina, che non tarda ad aprirsi, ed una per volta carichiamo le valigie negli scomparti sopra i nostri posti, ma ho ancora un minuto prima che parta il treno, così scendo in fretta e furia per dare un ultimo bacio a Cesare.
“Scrivimi!”, dico io mentre corro di nuovo sul treno.
“Chiamami!”, replica lui in fretta quasi gridando mentre ormai scompaio dietro le porte del treno e mi accomodo sul sedile di fronte a Nina e Giulia.
Guardo fuori dal finestrino, Bologna che pian piano mi scivola via dalle mani, dagli occhi, ma non dal cuore, dai ricordi, dalle emozioni.È ormai sera quando, trascinando il borsone e la grande valigia di pelle nera, rientro nel mio appartamento a Bari, che ormai non condivido più con nessuno, se non con me stessa.
Inizio a disfare la valigia, carico già la prima lavatrice con una parte dei miei vestiti e nel frattempo vado in cucina per cercare qualcosa da mettere sotto i denti, magari mentre guardo un film o una serie TV, trovando in dispensa solo un paio di pacchi di pasta e delle scatolette di tonno, per cui, troppo stanca per uscire e andare a fare la spesa, decido di ordinare cibo cinese da un locale qui vicino. La casa non è troppo sporca, c’è un leggero strato di polvere sulle mensole della libreria nella mia camera e su quelle poste al di sopra del divano in salotto, quindi decido di dare una sistemata mentre aspetto il fattorino con la mia cena improvvisata, che arriva proprio quando ho finito di pulire l’ultima pallina con la neve della mia collezione.
Sistemo le scatoline con i ravioli al vapore e i miei amati spaghetti di riso sul basso tavolino di legno davanti alla televisione prima di andare in camera e prendere una felpa tra quelle che ho fregato a Cesare, per poi tornare in salotto e accendere la TV per guardare uno dei miei film preferiti, i Goonies.
Quasi a metà film, vedo il display del cellulare, abbandonato accanto a me sul divano, illuminarsi, così lo sblocco e vedo che Cesare mi ha mandato una foto di Chewbe steso sul suo letto «mi ha rubato il posto», a cui rispondo subito con un’altra foto «cinese e Goonies».
“Hai iniziato a mangiare anche tu male come Nelson?”, mi chiede Cesare appena apro la chiamata che mi è arrivata da lui.
“No, ma in casa non ho praticamente niente e non avevo la minima intenzione di andare a fare la spesa ora, ci penserò domani. E poi mi sono contenuta, solo due confezioni di ravioli e una di spaghetti.”, gli dico io facendolo ridere.
“Chewbe sente la tua mancanza.”, mi dice mentre sento il cane che abbaia dall’altro lato della cornetta.
“Anche a me manca quel pelosetto, soprattutto ora che inizierà a fare freddo e non posso spupazzarmelo nel letto prima di andare a dormire.”, dico un po’ nostalgica.
“E io che sono? La ruota di scorta?”, mi chiede ridendo. “Dai, ti lascio finire il film, poi vai dritta a dormire, sicuramente avrai già risistemato tutta casa da quando sei tornata.”, si raccomanda lui.
“Potrebbe essere. Potrebbe. Salutami i ragazzi domani.”, gli dico io ridendo.
“Lo farò. Ti amo.”, butta fuori Cesare come se non avesse aspettato di dire altro in questa breve conversazione.
“Anche io Ce’.”, chiudo io la chiamata, la prima di molte a cui presto dovrò abituarmi a considerarle come la nostra nuova routine.
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Away from all the fears you left behind. - Cesare Cantelli
RomanceSpogliarsi delle proprie paure e lasciare andare le proprie debolezze. Capire l'altro, nonostante non lo si conosca. Trovare un rifugio sicuro, una persona su cui contare, nonostante tutto. Questo è ciò che cerca e desidera Isabella, con tutta se st...