CAPITOLO 6

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Il risveglio, giunto ormai verso l'ora di pranzo, è stato alquanto strano, imbarazzante: mi sono svegliata nella stessa posizione in cui ero solo poche ore prima, abbracciata da Cesare, e il tutto mi ha fatto scattare qualcosa dentro, ho sentito il bisogno di allontanarmi velocemente da ciò e rifugiarmi in bagno, ignara che lo stesso ragazzo era già sveglio da un pezzo e ha assistito alla mia reazione. Ho ripreso rapidamente il controllo di me stessa ed ho accuratamente evitato di incrociare il mio sguardo con Cesare - l'ho proprio scansato per tutto il resto della giornata in effetti - mentre entravo in cucina, dove ho trovato gli altri intenti a far colazione con gli avanzi della sera precedente, ancora mezzi intontiti dal sonno e dai residui alcolici.
Nel pomeriggio abbiamo deciso di fare una passeggiata sui colli portando con noi il cane di Nicolas, Carlotta, che sto osservando mentre rincorre i ragazzi e gioca con loro, seduta sotto un grande albero stringendomi le ginocchia al petto; Nic mi osserva da lontano e in pochi passi mi raggiunge, sedendosi accanto a me e poggiando la schiena contro il tronco dell'albero.
"Allora, le hai scritto?", gli chiedo mantenendo lo sguardo fisso sulla scena.
"Le ho mandato un messaggio o due stamattina presto, mi ha richiamato e abbiamo parlato un bel po', quasi per un'ora. Voi due invece?", mi risponde sorridendo.
"Noi chi? Sono Tone e Nina la coppia del momento, non mi ha detto ancora nulla, ma domani in treno la spremo per bene.", gli dico ridacchiando.
"Isa, vi ho visti stamattina in salotto, sono arrivato prima degli altri. Vi state evitando, anzi, lo stai evitando.", replica lui girandosi verso di me.
"Ah. Beh, non è successo niente. Abbiamo solo parlato, io non riuscivo a dormire e mi ha tenuto compagnia, ma mi sono esposta troppo, ho lasciato uscire una parte di me che in pochi hanno visto."
"Non ti fidi? Si, lo so che Cesare sa essere un completo cazzaro a volte, molto spesso in realtà, ma se ti è stato accanto è stato sincero con te.", mi chiede lui.
"Non è che non mi fidi di lui, ma ci conosciamo da due giorni cazzo, gli ho detto cose che forse nessuno mi ha mai sentito dire, non mi sono aperta così tanto neanche con Dario e sono settimane che parlo con lui costantemente.", gli dico turbata.
"Dario ti piace?", mi ferma lui.
"No, non in quel senso, è un buon amico, lo stimo un sacco come scrittore e tutto il resto, sicuramente è un bel ragazzo, non lo nego, ma no, non mi interessa.", gli rispondo subito senza il bisogno di pensarci troppo.
"Quindi non provi nessun interesse per lui?", mi chiede Nic.
"Nic, tra me e Dario non c'è niente di ciò che pensi. È vero, ci siamo avvicinati molto in queste poche settimane, abbiamo parlato un sacco, di molte cose, non solo del lavoro che dobbiamo fare con voi. Ma no, non ho mai pensato a lui in quel modo ed anche da parte sua è lo stesso.", gli dico sincera.
"E di Cesare che mi dici?", incalza lui.
"Te l'ho detto Nic, ci conosciamo solo da due giorni, ho sbagliato a dirgli tutte quelle cose, non è un peso che deve portarsi, nessuno dovrebbe farlo al posto mio. Davvero, non c'è altro tra me e lui, e poi, cosa dovrebbe esserci?", butto fuori e proprio in quel momento mi squilla il cellulare e mi allontano per rispondere.
"MI HA CHIAMATA NIC STAMATTINA, TI RENDI CONTO?! POTEVI AVVISARMI CHE GLI AVEVI DATO IL MIO NUMERO.", grida Giulia.
"Come se ti fosse dispiaciuto, sei cotta di lui da anni, è stata la tua crush platonica finora e ti lamenti pure?", le dico ridendo.
"Mi ha anche detto di qualcuno, non farò nomi...", inizia a dire lei.
"Si, credo proprio che quei due ieri abbiano limonato alla grande, ma domani in treno la torchio per bene.", rispondo io, ma mi zittisce subito.
"Io parlavo di te. Te e un certo ragazzo, un divano, sai la voce gira.", replica lei velocemente.
"Non è successo niente, mi ha solo lasciata sfogare, colpa dei bicchieri di vino, liquore e spumante di troppo, tutta la mia frustrazione, ho messo a nudo tutte le mie insicurezze, ma solo questo, nient'altro.", le dico allora io.
"Isa, dammi retta, metti in un angolo la tua cazzo di paranoia e lasciati andare, seriamente, fottitene e vivi al momento, non puoi farti condizionare da quella storia, eri una cazzo di ragazzina, non può segnarti per sempre. E poi scusa, ma non me la bevo la cazzata, non sei solita andare in giro a raccontare qualcosa di importante per te, so che lo hai fatto, si capisce da come ti ha destabilizzata questa cosa.", mi dice consolandomi, ma con una punta di amarezza.
"Non succederà niente, stai tranquilla, domani torneremo a casa e tutto riprenderà come al solito."
"E cosa accadrà quando sarai costretta a tornare a Bologna? Non puoi evitarlo, dovrai lavorarci insieme e ti assicuro che non finirà lì la frequentazione, soprattutto se Nina si dà una svegliata e io ho finalmente la sacrosanta «botta di culo» della mia vita con Nic. Isa, dammi retta, lascia andare la paura di farti ferire da qualunque cosa ci sia, o ci potrebbe essere, tra te e Cesare.", controbatte lei chiudendo la chiamata, mentre mi perdo ancora ad osservarlo ridere con gli altri.
Dietro, il sole che cala oltre i colli, dove davvero «ci si sente spesso soli, come a Bologna».

In serata siamo tornate a casa con Beatrice e Nelson ed oggi siamo subito venute in stazione, accompagnate da Bea, per prendere il treno di ritorno, mentre i ragazzi sono dovuti andare in studio a registrare, per quello non ci siamo salutati, niente fronzoli e cerimonie, e va bene così, in fondo saremo di nuovo a Bologna tra nemmeno due mesi. Ma ci sono rimasta un po' male, aspettavo un suo messaggio, qualunque cosa, anche un <<ci vediamo>>, ma niente di niente, e questo conferma la mia teoria, non è successo niente ieri e non succederà niente dopo.
Trovati i nostri posti, mi metto comoda per affrontare il lungo viaggio che abbiamo davanti, che durerà più dell'andata perché farà un mucchio di scali intermedi - ecco perché il biglietto costava così poco -, e accendo il PC per guardare un film o qualunque altra cosa possa distrarmi dal pensiero fisso e costante che mi attanaglia da ore. Ma Nina sembra essere di un altro avviso.
"Sei troppo silenziosa e questa cosa non va per niente bene, non è un buon segno da parte tua, di solito sei una macchinetta", esordisce.
"Neanche tu sei stata troppo loquace, mi aspettavo che mi dicessi qualcosa dell'altra sera, eravamo ubriachi, ma ce ne siamo accorti tutti.", replico io piccata, sperando di sviare un discorso che al momento non ho la voglia di affrontare.
"Non c'è molto da dire, ci siamo baciati e basta. Okay più di una volta, ma erano solo baci.", mi dice vedendo il mio sguardo dubbioso.
"Oh andiamo, non fare l'indifferente con me, non attacca. Non mi riferivo solo al bacio, anzi ai baci, molto frequenti e molto lunghi a quanto pare, ma a ciò che c'è dietro. Siete in sintonia, ce ne siamo resi conto tutti, da subito.", rispondo io con fermezza.
"Non credo sia così, ci conosciamo da poco e non sappiamo niente l'uno dell'altra. Abbiamo qualcosa in comune, è vero, ma...", inizia lei ma la interrompo subito.
"Ma smettila, si vede che vi piacete, anche molto aggiungerei. Avete un sacco di cose in comune, siete due nerd incalliti e allo stesso tempo due pazzi esaltati, avete passato ore a parlare in questi giorni, dal primo momento. Non farti delle pare assurde sul niente, a marzo saremo di nuovo qui e potrete riprendere tutto da dove lo avete lasciato in sospeso. Vi siete trovati, è semplice.", le dico io sicura e non può fare a meno di concordare con me.
"Sono proprio una cretina, eh?  Ci proverò, ma con calma." mi dice con un sorriso, abbracciandomi.
"Hai tutto il tempo che vuoi Nina, solo, non lasciartelo scappare, non lasciatevi sfuggire.", concludo io ricambiando la stretta.
Le ore di treno passano in fretta, Nina si è addormentata da un bel po' e io ne ho approfittato per finire una tesina da consegnare per uno degli esami, ormai così vicini, e vedere qualche puntata di una serie che mi ha consigliato Dario, ma succede qualcosa di inaspettato. Un messaggio vocale, nient'altro.
"Non capisco, davvero, ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho detto qualcosa che non andava? Non mi sembrava. Ma quando sei scappata così, ieri mattina, mi è venuto il dubbio, il pensiero fisso, di aver sbagliato a venire da te, lasciare che ti sfogassi e che le tue lacrime amare bagnassero la mia felpa. Ma ci ho pensato, ogni cazzo di secondo, tutta la notte, e mi sono detto che non posso aver sbagliato a fare tutto questo, se ti faceva stare meglio, se faceva stare bene me.", si ferma, prende un respiro.
"Tutto quello che mi hai detto, ciò che mi hai confidato...lo so che le mie parole non cambieranno niente, ma fidati, tu sei abbastanza. Sei molto di più che abbastanza, sei anche troppo per molti, non ti sottovalutare, è sbagliato, come fai a non capirlo? Come fai a dare voce a quella paura che ti dice di essere di troppo, non necessaria, di poco valore? Non lo vedi, cazzo, cosa, come, chi sei tu?", butta fuori più convinto.
"Non mi interessa se non ti frega assolutamente un cazzo di quello che ti ho detto, se ti sei lasciata andare con me solo perché c'ero io in quel momento e se avresti fatto lo stesso con chiunque altro, con Dario, che ormai conosci così bene, con Nelson, con Tone. Volevo solo che lo sapessi.", sento nella nota vocale di Cesare, con la voce distaccata.
E fa male.
Non avevo capito proprio un cazzo.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora