CAPITOLO 28

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Ho passato tutto gennaio e buona parte di febbraio rinchiusa nel mio appartamento, ormai da sola senza nessuna coinquilina, a studiare per gli ultimi esami di questa magistrale, che mi sta facendo penare come poche cose nella vita, soprattutto quando ho realizzato di dover pensare alla tesi e ho iniziato a fare avanti e indietro dall'Ateneo, per parlare con il mio docente relatore, e dalla Segreteria Studenti, che in tutti questi anni che frequento l'università non ha fatto altro che diventare sempre più delirante e confusionaria, per iniziare a consegnare tutti i documenti necessari per laurearmi. Alla fine il periodo degli esami è finito, sono riuscita a concludere tutto in tempo entro fine marzo, così Cesare mi ha convinta a passare una settimana, ad inizio aprile, a Bologna in occasione delle feste pasquali, dato che è da Capodanno che non ci vediamo, cogliendo anche l'occasione del compleanno di Frank, che cade proprio il giorno di Pasqua, il quale stranamente non si è opposto alla volontà dei regaz di festeggiarlo, seppur in piccolo, forse, anzi sicuramente, convinto da Cristina.
Dopo pochi giorni, quindi, dalla fine degli esami, ho organizzato in fretta e furia la mia breve trasferta, alla quale si sono aggiunte Nina e Giulia, e abbiamo raggiunto i regaz a Bologna, sommersi come al solito dal lavoro in studio, per festeggiare insieme il compleanno di Frank tra uova di cioccolato, tortellini - per quanti me ne fanno mangiare credo che mi usciranno anche dalle orecchie  - e partite infinite a Risiko a casa di Nelson, ormai una tradizione consolidata delle loro, anzi nostre, rimpatriate. In tutto ciò il mio breve soggiorno a Bologna è gentilmente offerto dal mio Cantelli preferito nella sua nuova casa, che ha da poco finito di ristrutturare, e devo dire che mi piace da impazzire - non mi ha mica mandato 3000 foto al giorno, mentre non c'ero, di ogni cazzo di inquadratura di ogni minimo punto della casa, per niente direi -, perché è tutta in legno e gli ambienti sembrano molto più grandi, come se già di per sé non lo siano, dato che sono tutti collegati e ci sono pochissime porte che li dividono, anche se, devo ammettere, che le zone che preferisco sono la camera da letto con il lucernario e la zona relax con i due divani color carta da zucchero, dove vorrebbe farci anche un piccolo camino e l'idea mi manda alle stelle, ho sempre amato i camini.
Al momento sono da sola in cucina mentre inizio a preparare la cena di questa sera, in netto anticipo come mio solito di almeno 3 ore, con Chewbe che mi segue, attento nel caso in cui un qualunque microscopico pezzo di cibo possa cadermi per divorarlo, quando mi squilla il telefono, che ho lasciato sul comodino in camera da letto attaccato alla presa per caricarlo.
"Ciao Bea, dimmi tutto.", rispondo trafelata all'ultimo squillo.
"Cesare è già tornato a casa?", mi chiede con una nota strana nella voce.
"Non ancora, credo abbiano finito di registrare poco fa.", le dico, controllando l'orologio al polso.
"Oh okay. Nelson è appena tornato, mi ha avvisato che con Tone vengono da voi a lavorare stasera, Cesare ci ha invitati a cena tutti e 3.", mi spiega.
"Ah, va benissimo, io mi ero appena messa ai fornelli, sto preparando il pollo con le patate. Per voi va bene?", le chiedo io allora.
"Sisi, stai tranquilla, io avevo fatto già una torta salata zucchine e prosciutto, dopo la porto. Ti lascio cucinare allora, Cesare dovrebbe tornare a momenti credo.", mi informa chiudendo la chiamata, ma ho la sensazione che abbia tralasciato di dirmi qualcosa.
Rimetto il cellulare in carica e sento la porta di ingresso sbattere, con Chewbe che abbaia ma dopo un po' si zittisce, per cui torno in soggiorno, dove trovo Cesare che sta accarezzando il cane con ancora lo zaino addosso e un paio di buste poggiate davanti alla porta.
"Hey.", lo richiamo io per fargli notare la mia presenza.
"Ciao. Vengono a cena Bea, Tone e Nelson, dobbiamo lavorare per il canale di vlog dopo.", mi informa lui, ma lo vedo strano, mi sembra stanco.
"Si, lo so, ho appena chiuso una chiamata con Bea. Cesi, che c'è? Tutto okay?", gli chiedo io avvicinandomi a lui, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.
Lui butta fuori un sospiro pesante, si allontana per prendere le buste con un po' di spesa, che lascia sui banconi ad isola della cucina, e si trascina in silenzio nel piccolo studiolo accanto al salotto senza fiatare, con Chewbe che mi gira intorno, forse anche lui non capisce il comportamento del padrone. A passo svelto mi avvicino di nuovo ai fornelli per spegnerli e raggiungo Cesare, che è rimasto in piedi davanti alla grande scrivania con sopra lo zaino, in cui sembra stia guardando ma che non sta vedendo davvero. È assorto, è perso in qualcos'altro.
"Ce', che succede?", gli chiedo piano.
"Lui lascia.", dice in un leggero sussurro rialzando la testa, senza però guardarmi, piantando lo sguardo sul muro di fronte a lui.
"Di chi stiamo parlando? E cosa lascia?", domando confusa mentre mi avvicino un po'.
"Dario. Dario lascia. Lui vuole lasciare Space Valley, anzi, ha già deciso.", sbotta lui girandosi e io sobbalzo leggermente.
"Oh.", riesco a dire soltanto.
"Cosa? Isa, tu già lo sapevi, non è così?", mi chiede in fretta, abbastanza alterato.
"No, Cesare, non ne sapevo niente. Ma sospettavo ci fosse qualcosa, era strano negli ultimi tempi.", gli dico io, avvicinandomi piano a lui.
"Che vuoi dire?", mi chiede lui tormentandosi il bordo della maglietta.
"Ti ricordi quando ci ha detto che avrebbe pubblicato il suo libro quest'anno, a casa di Gianluca?", replico io.
"Vai avanti.", annuisce soltanto.
"Beh, avevamo parlato un po' prima. Si sentiva confuso, inadatto, di troppo. Sentiva che tutto quello che gli stava capitando di bello, voi, il libro, SeconDario, gli stesse scivolando via senza nemmeno accorgersene.", gli spiego con calma.
"Perché non ce ne ha parlato prima? Avremmo potuto trovare una soluzione, qualunque soluzione!", ribatte lui con forza.
"Vieni.", gli dico addolcendo la voce, prendendogli una mano e trascinandolo fino in camera, dove lo faccio sedere sul letto, ancora per poco illuminato dalla luce che entra dal lucernario data l'ora, sedendomi accanto a lui.
"Lui cosa vi ha detto? Non voglio i dettagli, quelli rimangono vostri.", gli chiedo io guardandolo.
"Che è stanco, che non riesce più a dare a tutto il 110%, che ci ha pensato a lungo, non voleva arrivare a tanto. Ci ha provato ad andare avanti, ma è troppo per lui.", butta fuori con un sospiro, sdraiandosi lentamente sul letto di schiena e osservando la piccola porzione di cielo che si intravede dal lucernaio, per cui lo imito, stendendomi accanto a lui.
"E tu?", gli domando girando poco la testa verso di lui.
"Io cosa?", replica Cesare ricambiando lo sguardo.
"Come la stai prendendo?", gli chiedo allora, ammetto un po' preoccupata.
"Non lo so. Isa, e se, insomma, e se dopo Dario andasse tutto a rotoli? Se ci accorgessimo che siamo già alla frutta?", risponde in un sussurro, la voce che trema appena, non riesco a vederlo così, allargo appena le braccia e lui mi si avvinghia addosso, poggiando la testa sul petto, e lo stringo a me.
"Ce', non butterete tutti questi anni solo perché Dario prenderà una strada diversa. Voi andrete avanti perché questo è quello che vi piace fare, non dico che sarà facile, non lo sarà né per voi né per lui, ma andrà bene, lo farete andare bene voi. E, Cesare, non smetterete di essere amici solo perché non lavorate più insieme, la vostra amicizia va oltre la Valle.", gli dico calma accarezzandogli piano i capelli, mentre lo sento singhiozzare per il pianto e lo lascio sfogare stringendolo di più a me.

Quasi quattro ore dopo abbiamo finito di cenare e Nelson, Cesare e Tone si sono rinchiusi nello studiolo per lavorare al canale di vlog del primo, così io ho approfittato della situazione per parlare un po' con Beatrice mentre laviamo i piatti.
"Come ha reagito Nelson?", le chiedo passandole i piatti da asciugare.
"Ci ha scherzato su, come suo solito, gli ha detto «ricordati di noi quando sarai famoso, magari i rovere chiameranno Flevor per un feat». Non possono di certo fargliene una colpa, è una sua decisione, basti vedere quanto lui e Nelson possano essere diametralmente opposti, Nels non riesce a stare fermo, Dario ha bisogno di più tranquillità, non avrebbe resistito ancora per molto con tutto questo peso addosso e dentro. Però a casa un po' si è incrinato anche Nelson, non ha pianto, quello non lo fa mai, ma era parecchio giù.", mi spiega lei e non posso non essere più d'accordo di così.
"Anche Cesare, era frustrato, voleva trovare una soluzione a tutti i costi, in un primo momento non riusciva ad accettarlo. L'ho visto davvero vulnerabile.", replico io.
"Sicuramente anche Frank l'ha presa sul ridere, si sarà lamentato con lui perché lo lascerà con 4 pazzi che dopo due giorni faranno saltare in aria lo studio.", continuo io ridendo.
"Ehi, non siamo 4 pazzi.", si lamenta Tonno mentre con gli altri due ritornano in cucina da noi.
"Tu lo sei più di tutti Tone.", ribatto io facendo ridere anche gli altri.
"Nic era distrutto, non se lo aspettava, certo, come tutti noi, ma credo sia quello che ci è rimasto male più di tutti. L'ho trovato in bagno a piangere dopo che siete andati via.", confessa Tonno mentre ci sediamo tutti sul divano.
"Come vi organizzerete?", chiedo allora io di punto in bianco.
"Non ci sarà subito il distacco, continueremo a registrare tutti i video che abbiamo pensato per il prossimo mese, anche perché dobbiamo risolvere tutte le questioni burocratiche e ci vorrà un po'. Poi lo faremo sapere ai fan, Dario vuole fare un video in cui parla sommariamente della situazione.", mi spiega Nelson.
"E lui? Come sta?", chiedo ancora.
"Male. Non lo avevo mai visto così prima d'ora. Negli ultimi giorni era inquieto, lo vedevo troppo stressato, cercava di dividersi tra tutto, il libro imminente, Secondario, gli articoli su Vanity Fair, noi. Un paio di settimane fa mi aveva anche buttato lì un «sono stanco, non riesco a stare dietro a tutto, ho troppo in ballo», ma non ci avevo dato peso, eravamo tutti stanchi nell'ultimo periodo, avevamo dovuto fare un sacco di collaborazioni, tante ospitate, il Nerd Show. Pensavo fosse solo questo.", replica Tone sconfortato.
"Non potevi saperlo Toni, non poteva aspettarselo nessuno.", lo rassicuro io poggiandogli una mano sul braccio.
"Mi mancherà il mio regaz in regia, e in cucina, negli around, in riunione.", dice un'ultima volta lui.
"Mancherà a tutti voi lavorare con lui, ma la vostra amicizia va oltre il lavoro, ne avete passate troppe in questi anni.", lo rassicura ancora Beatrice.
Rimaniamo ancora un po' a parlare, riuscendo a dirottare il discorso su altro, sulla casa nuova, sulla volontà di Bea di prendere un gattino, su Tone che parla con i suoi, di gatti, Nelson che si è fissato, come al solito, su un altro MMO, finché poi non si congedano, sono stanchi.
Chiudo la porta, gli altri sono andati via, e mi giro di nuovo verso Cesare, che non è più seduto sul divano.
"Vado a fare un giro con Chew.", mi dice prendendo il suo guinzaglio dal mobiletto nell'ingresso, facendo scattare in piedi il cane, fin'ora rimasto steso nella cuccia, che lo raggiunge.
"Vuoi compagnia?", gli chiedo mentre mi lascia un bacio delicato sulle labbra.
"No, tranquilla, va pure a letto, torno tra poco.", mi dice riaprendo la porta di ingresso.
"Svegliami quando torni se sto già dormendo.", gli dico sulla soglia.
"Promesso.", replica lui andando via con Chew.
Finisco di sistemare la cucina, mi cambio e mi infilo sotto le coperte, senza accorgermene mi addormento, ma vengo risvegliata, dopo quelli che mi sembrano 5 minuti, dal letto che si muove, è Chewbe che ci è salito sopra e si è steso dalla parte dei piedi; vedo la luce del bagno accesa, sento l'acqua che scorre, Cesare sta sicuramente facendo la doccia, e dopo poco lo vedo entrare in camera, si infila anche lui sotto le coperte, in silenzio, e si gira dalla mia parte, così mi metto anche io su un fianco per guardarlo.
"Che ore sono Cesi?", gli chiedo con la voce un po' impastata.
"Quasi l'una.", mi risponde a voce bassa, come se ci fosse qualcuno da non disturbare.
"Sei stato fuori quasi un'ora.", constato io avvicinandomi un po' a lui, facendo molleggiare il letto sotto di me mentre mi sposto.
"Avevo bisogno di non pensare per un po', Chew è stato di ottima compagnia.", mi dice sempre sottovoce.
"Va meglio ora?", gli domandò mentre con le dita ripercorro piano il suo profilo, la guancia, la mascella, e lui unisce le nostre labbra lentamente, approfondendo il bacio mentre con un braccio mi cinge i fianchi stringendomi a lui.
"Adesso va meglio. Non so come avrei fatto senza di te oggi.", confessa mentre allontana il viso dal mio, accarezzandomi con la mano libera il capo e tutta la lunghezza dei capelli.
"Hey, io ci sono Ce', come tu ci sei sempre per me.", lo rassicuro io, mentre mi stringe e affondo la testa nel suo petto, e pian piano ci addormentiamo abbracciati.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora