CAPITOLO 18

611 26 0
                                    

Il suono dell'acqua che scorre nel bagno adiacente alla camera mi costringe ad aprire gli occhi e a rigirarmi nel letto per nascondermi dalla luce del sole, che timida entra dalla porta - finestra proprio qui di fianco; il posto accanto a me è ancora caldo, segno che Cesare deve essersi svegliato da poco, per cui mi alzo con calma e recupero dal pavimento l'intimo per metterlo nella cesta dei panni sporchi accanto all'armadio, dal quale prendo una canotta e un pantaloncino di jeans, per poi infilarli e tornare a letto. Sistemo i cuscini dietro la schiena e mi ristendo prendendo il libro sul mio comodino per iniziare a leggerlo, ma la suoneria del cellulare di Cesare e il rumore dei suoi passi affrettati mi interrompono, mentre lo vedo che mi osserva entrando in camera, sorprendendosi nel trovarmi già sveglia. Parla con ancora la voce impastata dal sonno con quello che credo sia Nelson e si mette d'accordo con lui per andarli a prendere oggi pomeriggio al porto, dal momento che passeranno la mattina ancora alle Tremiti e all'ora di pranzo si imbarcheranno sul traghetto che li riporterà qui.
Dopo aver messo giù, va in bagno per chiudere il getto d'acqua della doccia, che aveva lasciato aperto, e torna in camera raggiungendomi sul letto, stendendosi su un fianco e attirandomi tra le sue braccia.
"Buongiorno.", mi dice sussurrando al mio orecchio per poi iniziare a baciarmi la mandibola fino ad arrivare all'angolo della bocca.
" 'giorno a te.", gli dico soffiando sulle sue labbra, catturandole in un bacio mentre fa aderire i nostri corpi.
"Non voglio tornare a Bologna, voglio rimanere qui per un tempo indeterminato a fare assolutamente nulla.", confessa tra i miei capelli nascondendo il viso nell'incavo del mio collo, facendomi rabbrividire.
"Lo vorrei anch'io, ma purtroppo dobbiamo tornare a casa, beh, in quella che è diventata la mia nuova casa negli ultimi tempi.", replico io poggiando la fronte contro il suo petto nudo.
"Cosa farai dopo questi sei mesi?", mi chiede scostandosi per guardarmi negli occhi con il suo solito sorriso a metà.
"Non ne ho idea. Ad ottobre inizierà l'ultimo anno di specializzazione, avremo soltanto 4 esami da sostenere, ma c'è la tesi da scrivere, e spero vivamente di poter chiudere tutto in anticipo, a Luglio. Ho già cercato qualcosa, sia a livello di lavoro vero e proprio, sia per un dottorato, ce ne sono di ottimi in zona da fare, o a Torino, una collaborazione al museo Egizio, ma ho ancora un po' di tempo prima di pensarci, devo pensare a laurearmi prima.", gli dico sincera.
"Sarà dura passare tutti quei mesi lontani. Proprio ora che ci siamo legati in un modo che non avevo mai provato con nessuno, te lo assicuro.", replica Cesare e nei suoi occhi posso vedere tutto lo sconforto e la tristezza che lo stanno assalendo.
"Ci vedremmo più spesso di quanto credi, salirei su a Bologna il maggior numero di volte possibile, non mi interessa dei costi, e poi sarebbe la scusa giusta per andare a trovare Ele a Milano e aiutarla con il matrimonio.", lo rassicuro io stringendolo a me.
"Potrei sempre venir giù io qualche volta, posso chiedere ai ragazzi di concentrare le registrazioni al meglio e magari scenderebbero con me anche Tone e Nic, sono sicuro che sarebbero d'accordo.", dice lui convinto e più sereno di prima.
"Un modo lo troviamo, non mi interessa. E poi posso rimanere a Bologna fino a fine settembre, non ho necessità di tornare a Bari prima di ottobre.", replico io con voce ferma ma il più dolce possibile mentre Cesare inizia ad accarezzarmi i capelli.
"Hai già deciso quando partire per Londra?", mi chiede.
"Stavo pensando ai primi giorni di settembre, tra il compleanno di Nelson e quello di Eleonora, per allora sarà già su a Milano con Alessandro e penso proprio organizzeremo qualcosa.", rispondo io lasciandogli un bacio sul collo.
"Nelson vorrà sicuramente festeggiare, solitamente facciamo qualcosa in pizzeria o andiamo a casa del papà a Monghidoro, dovrebbe essere a Bologna anche Federico, quindi mi sembra la soluzione migliore.", ribatte lui dandomi ragione.
"Hai fame? Scendo a fare il caffè se vuoi.", gli chiedo mettendomi seduta e lui si gira a pancia in su.
"Non mi dispiacerebbe.", mi risponde dandomi uno schiaffetto sul culo mentre mi alzo per scendere al piano di sotto, facendomi ridere finché non arrivo in cucina, dove mangio due biscotti al cioccolato dalla busta nella credenza e preparo due tazze di caffè che porto con me.
"Tieni. Attento, è bollente.", gli dico passandogli la sua e sedendomi a gambe incrociate di fronte a Cesare, che si è appena messo seduto con la schiena poggiata alla testiera del letto. Finisce in un sorso il suo caffè e prende anche la mia tazza riponendo entrambe sul comodino, poi mi tira verso di lui e mi fa salire a cavalcioni sulle sue gambe stringendomi la vita tra le braccia, schiacciando il mio corpo sul suo, e non ci mettiamo molto a riproporre la notte appena trascorsa.

Siamo appoggiati alla macchina di Cesare, parcheggiata di fronte al porto, in attesa che Nelson, Bea e Dario ci raggiungano dopo essere scesi dal loro traghetto, e ad un certo punto intravedo un ragazzo alto e moro che si sbraccia nella nostra direzione, così ci incamminiamo andandogli incontro.
"Nelson ti sei bruciato, come al solito. Non ti posso lasciare da solo nemmeno due giorni.", esordisce Cesare ridendo mentre saluta il ragazzo riccioluto per poi passare a Beatrice e Dario, che mi sembra più allegro del solito quando si avvicina per abbracciarmi, come fa ormai spesso.
"Sbaglio o Dario mi sembra particolarmente felice?", chiedo a Bea quando ci salutiamo, mentre i ragazzi sono poco più avanti di noi.
"Credo che abbia avuto un piacevole incontro ieri sera, una vecchia conoscenza, spero per lui che si risentano. Tu che mi dici, invece? Avete risparmiato almeno la mia stanza?", ribatte lei ridendo.
"BEA! E comunque si, la vostra stanza sta bene, ma ti assicuro che non abbiamo passato il tempo a leggere libri.", le dico ridendo con lei.
"Voi due che avete da parlottare?", chiede Dario sorridendo mentre ci avviciniamo alla macchina.
"Oh, cose da donne. Pensa a te, Romeo.", risponde Beatrice lanciandomi un'occhiata complice ed entrando nella macchina.
"La risentirai?", gli chiedo prima di entrare in macchina.
"Forse. Potremmo vederci per il mio compleanno.", mi risponde con un sorrisetto ed entriamo anche noi nell'auto.
È l'ultima sera qui in Puglia e, dopo aver fatto un tour di negozi per comprare vagonate di cibo da portare su a Bologna, ci siamo incontrati per un'ultima volta con Eleonora e Alessandro, che ci hanno convinti ad «accamparci» sulla spiaggia con un fuoco improvvisato, mangiando la parmigiana fatta dalla mamma della mia migliore amica e bevendo qualche birra.
"Oh ti ricordi quella volta alla festa dei maturandi?", mi chiede Eleonora.
"È stata, credo, l'ultima volta in cui ti ho convinta a venire con me in una discoteca.", rispondo io ridendo.
"Perché cosa è successo?", chiede Nelson, il solito pettegolo.
"Dato che non volevamo spendere soldi in alcool al bar, abbiamo pensato di prendere con delle amiche degli alcolici e praticamente in mezzo alla strada farci da sole dei cocktail per iniziare a movimentare la serata.", spiego io ricordando l'evento di alcuni anni prima.
"Si, io ero brilla già dopo un paio di bicchieri, tu come al solito più bevi e meglio stai, e siamo rimaste fino alle 7 della mattina del giorno dopo in questa discoteca all'aperto a ballare solo perché c'era un ragazzo che piaceva ad Isa. Il giorno mi sentivo in coma tanto ero rincoglionita.", confessa Eleonora facendo ridere tutti.
"Questo perché non sei mai voluta venire con me alle varie serate in estate, altrimenti ti saresti abituata. E poi mi stai facendo passare per l'ubriacona di turno, oltre che per sottona. Lo sai che quello è stato il periodo più stressante con Luca.", replico io sorseggiando la birra che mi passa Cesare.
"Luca chi? C'era alla tua laurea? Non dirmi che era il tizio con cui ho parlato io.", replica poi lui.
"No, non era lui. Andavamo insieme alle medie, io ho avuto una cotta decennale per lui, eravamo amicissimi e poi di punto in bianco, quando abbiamo iniziato le superiori, io al classico e lui allo scientifico, ci siamo staccati, non ci siamo più visti come prima, il massimo era salutarsi per strada, e io nel frattempo gli morivo dietro. Poi ci siamo ritrovati all'Università, avevo sperato di non ritrovarlo più così a stretto contatto, mi era praticamente passato tutto, e di punto in bianco salta fuori che frequenta i miei stessi corsi, e mi sono ritrovata di nuovo quella storia tra capo e collo, soprattutto quando amici in comune mi hanno detto che la cotta che avevo avuto io per lui era ricambiata, ci sono stata malissimo. Poi però ho capito.", spiego io, ormai più leggera nel raccontare questa storia.
"Cosa?", mi chiede Cesare curioso, un po' rabbuiato dal sentirmi parlare di un altro ragazzo.
"Che non ero più innamorata, ero ancora ferma al lui di quasi 10 anni prima, non conoscevo effettivamente come fosse diventato in quegli anni, non ci eravamo più frequentati, era stupido da parte mia continuare a fissarmi su di lui. Ero innamorata dell'idea che avevo di lui, di quando eravamo culo e camicia, ma ormai eravamo cambiati e io dovevo andare avanti. E comunque non è vero che siamo rimaste fino all'alba in discoteca per lui, festeggiavamo gli esami di maturità.", replico io, girandomi verso Cesare che ha ripreso a sorridere, dandogli un lento bacio per rassicurarlo, in un certo senso.
"Io in discoteca se non bevo non mi diverto.", confessa Dario ad un tratto e tutti ridiamo di nuovo, restando fino a notte inoltrata a parlare di cazzate del passato e a fantasticare sul futuro sotto le stelle, davanti alle onde del mare che si infrangono sui frangiflutti.

Away from all the fears you left behind. - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora