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Era tornato a casa, non riusciva più a vedere tutte quelle comparse attaccate al vetro per vedere Deku. Non ci riusciva. Non voleva vederlo. Non così perlomeno. Lui lo voleva abbracciare, sfiorare le sue goti così morbide e lisce, scompigliare quei bellissimi capelli, tastare quelle labbra così minuscole così soffici.

Voleva vedere il suo sorriso, voleva che i suoi occhi ritornassero a brillare e sprizzare entusiasmo come un tempo. Voleva potergli dire tutto questo. Lo voleva, ma in fondo come detto da Uraraka, lui, sarebbe stata l'ultima persona alla quale avrebbe rivolto parola non appena sveglio.

Andò a casa sua. Non aveva voglia di andare nel dormitorio. Entrò sbattendo la porta, per poi essere aperta qualche istante dopo da Mitsuki, e si diresse in camera sua. Sbatté anche quella porta, per poi sedersi sul letto e impazzire.

Si mise la mano fra i capelli per qualche istante e si guardò i vestiti. Aveva ancora il costume sporco del sangue di Izuku. Se lo levò più in fretta possibile. Andò nel bagno, si fece una doccia veloce e si sedette per terra; avvicinò le sue ginocchia a sé e ci appoggiò la testa.

Nel suo, Katsuki, stava avendo un crollo. E l'unica persona che avrebbe voluto che fosse li, non c'era perché era stesa su un letto di ospedale a cercare di non morire. Non solo dentro, ora stava avendo un crollo emotivo. Non si accorse nemmeno che sua madre fosse entrata in quella stanza dalla tanta stanchezza. «Vattene.»

«Katsuki Bakugou. Non me ne vado.» disse la madre.

«Ti ho detto di andare cazzo... perché non te ne vai, chiedo troppo?!» disse in un tono calmo, troppo calmo per uno come lui.

«Moccioso, ascoltami cazzo. Senti, io capisco la tua rabbia nel vedere Izuku li sopra un lettino di ospedale e capisco anche la tua tristezza. Ma non devi addossarti tutte le colpe, da quello che ho capito tu non eri con lui. Quindi non avresti potuto fare nu-»

«Ma perché nessuno capisce?!» urlò. «Gli ho rovinato la vita per anni cazzo, gli ho fatto passare le pene dell'inferno! Gli urlavo, lo insultavo, lo odiavo cazzo! Gli ho fatto passare anni di merda e nonostante ciò mi è sempre stato attaccato al culo, cazzo! Sempre. Io non ho mai avuto bisogno ne di lui ne del suo aiuto. Ma lui insisteva sempre, merda! Come ci è riuscito, come?! Come cazzo è riuscito a starmi sempre accanto, anche quando lo allontanavo?! E ora per colpa mia, è su quel cazzo di lettino. Lui, con tutte le persone, proprio lui cazzo. E zia Inko invece di mandarmi a fanculo per quello che ho fatto, cerca in tutti i modi di...» si fermò.

Eccolo, un crollo. Un altro. Ecco le famose lacrime sul volto del forte Katsuki. L'ultima volta che aveva avuto questo crollo era stato quando ha combattuto con Izuku. Lo ha avuto solo davanti a lui, mai a nessun altro.

«È come se lo avessi mandato all'inferno! Io non so più che fare! Diceva sempre che mi ammirava... tsk, non c'è un cazzo da ammirare ora come ora. Io l'ho distrutto... perché.. perché cazzo! Perché ho dovuto distruggere l'unica persona che mi è sempre stata accanto?! Perché?! Perché...»

Mitsuki lo abbracciò. Strano, ma vero. Non lo dimostrava, ma voleva bene a quel moccioso che girovagava per casa.

«Marmocchio. Izuku è forte. Entrambi sappiamo che quel ragazzo non si allontanerà mai da te, mai. Sono anni che vi conoscete ormai e anche se è strano, il vostro rapporto va bene così com'è. Si forse è vero che tu dovresti trattare meglio quel ragazzo, ma sai benissimo che quello che hanno detto poco fa i tuoi compagni non è vero. Tu non eri lì, non avresti potuto fare nulla.»

«Sto nerd...»

«E poi non devi dare peso a quello che ha detto quella tua compagna.» disse staccandosi dall'abbraccio. «Io credo, e ne sono certa, che saresti tu la prima persona che Izuku vorrebbe vedere, dopo Inko, appena sveglio. E su questo, metto la mano sul fuoco.»

Shattered || bakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora