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Un profumo di cibo speziato invase le narici dell'agente.
L'interno del locale ospitava diversi tavolini e poltroncine colorate, soprattutto sulle tonalità calde, sovrastati da lampadari color rame. Le pareti arancioni erano tappezzate di volantini e poster di tutti i tipi, tra i quali spiaccava un tabellone con il menù del ristorante.
Anche se era mattina presto, gli inservienti erano già intenti a lavorare ai fornelli, impastando e mischiando salse alle loro postazioni.

Come Jimin entrò nel locale, facendo suonare la campanella posta sopra la porta, simultaneamente tutti i dipendenti alzarono la testa, dimenticando per un attimo le loro mansioni, rivolgendogli uno sguardo indagatore.

Uno di loro disse <Salve, ci dispiace ma siamo aperti solo a pranzo e cena>

<Non si preoccupi, non sono qui per mangiare>

<Oh...come posso aiutarla allora?>

<Vorrei parlare con il proprietario se è possibile>

<Si certo, ora lo chiamo. Il suo nome? >

<Sono l'agente Park>

Al biondo sembrò di cogliere un bagliore di agitazione negli occhi del dipendente nell'udire la parola "agente", così aggiunge

<Non si preoccupi, devo fare solo qualche domanda riguardo l'incidente di ieri sera>

L'uomo annuì e sparì dietro ad una porta con un oblò trasparente al centro.
Dopo poco Jimin vide tornare il dipendente con quello che si presumeva essere il proprietario.

L'uomo, sulla cinquantina, era di bassa statura e piuttosto robusto; aveva i capelli neri come la pece e la carnagione olivastra; portava una camicia rossa che lasciava scoperta una buona parte del petto su cui pendeva una collana d'oro. Nonostante il suo aspetto da duro, l'uomo sfoggiò un sorriso molto amichevole.

<Buongiorno, stava cercando me?>

<Salve, si vorrei rivolgere qualche domanda riguardo l'incidente di ieri sera>

<Va bene chieda pure ma non so quanto potrò esserle d'aiuto>

Jimin passò una ventina di minuti ad interrogarlo ma senza ricavarne niente. L'uomo insisteva sul fatto che, con tanti clienti, non c'era stato il tempo di buttare un'occhio a quello che succedeva fuori.

<Ne è sicuro? Molti tavolini sono posti davanti la vetrata. Magari qualche cliente ha visto qualcosa>

<Questo non so dirglielo>

Jimin escludeva il fatto che nessuno dei commensali avesse visto la scena, però credeva al proprietario, d'altronde sapeva bene che il locale era sempre pieno di sera e c'era un gran da fare.
Un po' sconsolato, ringraziò e si diresse verso l'uscita, fermandosi per un attimo a guardare nuovamente la fermata del bus attraverso la vetrata.

*La sera prima*

L'uomo si avvicinò al bancone, ordinò un piatto di nachos e una birra e si andò a sedere su un tavolino davanti alla vetrata.
Stava attendendo con pazienza, osservando un punto bene preciso della strada.
Il suo ordine arrivò ma lui non si mosse. Tutta la sua attenzione era rivolta alla fermata del bus e alla calca di persone che si era fermata aspettando l'arrivo del mezzo pubblico.
Un sorriso camparve sul suo volto all'improvviso. Decise che era il momento di addentare i suoi nachos e di bere la birra.
Continuò a guardare compiaciuto fuori dalla vetrata, mentre il suo volto veniva illimitato da luci rosse e blu che si alternavano di continuo.
A fare da sfondo c'era un appena percettibile suono della sirena, coperto dal chiacchiericcio e dalla musica in sottofondo del locale.
~

Il biondo uscì e si fermò in mezzo al marciapiede. Aveva troppi pensieri per la testa. Voleva sapere. Avrebbe interrogato tutta Seoul se necessario.

"E ora che faccio?...SANTO CIELO! L'OSPEDALE!"

Siccome non poteva andare a piedi, tornò a casa per prendere la sua auto. Non la usava molto, solo per le lunghe distanze.
[...]
Jimin stava sfrecciando per le strade di Seoul a gran velocità.
L'aria che entrò dal finestrino abbassato durante la sua corsa gli scompigliò così tanto i capelli che per poco non gli prese un colpo quando, prima di scendere dal veicolo, si guardò sullo specchietto.

L'agente varcò l'ingresso dell'ospedale e si diresse verso la prima infermiera che vide dietro ad un bancone.

<Mi scusi?> disse rivolto alla signorina che era intenta a visionare alcuni referti.

<Buongiorno dica pure>

<Sono l'agente Park, vorrei sapere in che stanza posso trovare...>

Jimin si fermò. Si rese conto che non sapeva il nome del ragazzo. Nessuno dei suoi colleghi lo aveva informato e lui si era scordato di chiederlo.

<...in verità non so il suo nome. È arrivato ieri sera verso le 21.45, è stato investito da un'auto sulla str->

<Si certo, so benissimo di chi sta parlando> lo interruppe l'infermiera <Jeon Jungkook. Un tipo tenace. Solo un'ora dopo l'intervento si era già ripreso e insisteva nel voler tornare a casa. Non è una cosa da tutti>

Jimin sorrise. Quindi era quello il nome dello sconosciuto.

<Come sta adesso?>

<Visto che è stato preso in pieno da un auto poteva andare molto peggio. Abbiamo dovuto fare un intervento al braccio perché era piuttosto malconcio. Per il resto ha qualche costola fratturata e una lieve commozione celebrale>

I due stavano camminando lungo un corridoio con stanze da ogni lato e pazienti a spasso con stampelle e flebo.
Si fermarono davanti ad una porta chiusa.

<È qui dentro. Cerchi di non affaticarlo troppo. Anche se non lo da a vedere è ancora scosso>

<Certo non si preoccupi>

L'infermiera lo congedò con un cenno della testa e sparì a passo svelto dentro un'altra stanza.

Era arrivato il momento. Preso un gran respiro, Jimin alzò un braccio e con la nocca della mano bussò.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora