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"C'è sempre stato quel segno sul muro...?" si chiese Jimin, guardando verso u  punto preciso con la bocca semi aperta.

Era seduto sul divano con la schiena completamente appoggiata sui morbidi cuscini e la testa piegata da un lato.

Si pose quella domanda perché, non sapendo cosa fare, si era messo ad osservare ogni centimetro dello spazio che lo circondava, notando quella piccola crepa che tanto lo infastidiva. Se ne stava lì a rovinare una parete perfettamente bianca, come un pugno in un occhio.

"Cosa dovrei fare?" si domandò, guardando questa volta il soffitto e incrociando le braccia dietro la nuca.

Dopo qualche minuto di contemplazione si alzò lentamente dal divano e camminò con la medesima velocità verso la stanza di Jungkook, fermandosi proprio davanti alla porta.

Dall'altra parte il corvino sentì il rumore dei passi farsi sempre più forte e poi cessare del tutto, così girò la testa nella direzione da cui proveniva e vide un'ombra scivolare parzialmente attraverso la fessura tra il pavimento e la porta.

Si sistemò qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio e si mise seduto più composto, aspettando l'ingresso di Jimin da un momento all'altro.

Anche se era infuriato sperava che venisse a parlargli perché sotto sotto era consapevole di aver esagerato ad urlargli addosso in quel modo.
Sapeva che l'agente voleva solo proteggerlo ma tutta quella situazione lo stava uccidendo lentamente, soffocandolo sempre più. Perciò gli risultava difficile mantenere il controllo ultimamente.

Dall'altro lato il maggiore stava per bussare alla porta quando una chiamata gli fece bloccare la mano chiusa a mezz'aria.
Estrasse il telefono dalla tasca e prima di allontanarsi e rispondere guardò dritto davanti a sé, percependo su tutto il corpo il peso dello sguardo di Jungkook dall'altra parte, quasi come se non ci fosse stata nessuna porta a dividerli in quel momento.

Il moro restò deluso nel sentirlo allontanarsi e ciò non fece altro che peggiorare ulteriormente il suo umore.

Riprese la sua posizione iniziale, ovvero sdraiato a pancia bassa, e si mise a buttar giù i suoi pensieri sul computer, cosa che non faceva da un po' di tempo.

In lontananza era possibile udire la voce di Jimin, troppo distante però per poter capire il contenuto dei suoi discorsi.

<Dimmi pure>

<Sono riuscito a decriptare i file> iniziò Hoseok, con un tono che lasciava intendere la sua soddisfazione <Non puoi neanche immaginare da dove arrivino tutti quei soldi>

<Ti prego, dillo e bast->

<Sueño Mexicano>

Il biondo emise un sospiro di stupore.

<Già, sono sorpreso pure io>

<Ma...come è possibile? È solo un ristorante...>

<Infatti non provengono proprio dal ristorante ma da quello che c'è sotto al ristorante>

<Sotto?>

<Un locale clandestino>

<Stai scherzando?!> urlò Jimin e la sua voce si disperse per tutto l'appartamento, arrivando forte e chiara anche alle orecchie di Jungkook.

Quest'ultimo si alzò dal letto e raggiunse a passo felpato la porta, dove appoggio l'orecchio per tentare di sentire qualcosa.

<Assolutamente no>

<Non ci credo...quindi? Cosa dice il capo?>

<Stasera vuole che andiamo sotto copertura a vedere cosa succede il quel posto. Ci troviamo tra un'ora al distretto per fare il punto della situazione e discutere su quale strategia adottare>

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora