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<Ci avete fatto preoccupare! Dove eravate finiti?!> disse la signora Jeon in piedi davanti ai due ragazzi, puntandogli contro il sedano che aveva in mano.

<Tranquilla mamma, avevo solo bisogno di una boccata d'aria>

La donna lo guardò poco convinta e borbottò un "santo cielo" appena udibile mentre tornava in cucina.

Jungkook salì le scale e Jimin lo seguì automaticamente, come se fossero legati da una corda invisibile.
Il primo dei due entrò nella sua stanza senza dire niente, così Jimin si diresse nella sua.
Doveva metabolizzare quanto accaduto poco prima.

Quando erano partiti per venire a Busan non si sarebbe mai immaginato un risvolto simile nel loro rapporto.

<Assurdo> sussurrò al suo cuscino, sentendo il viso scaldarsi e la pancia contrarsi rivivendo nella mente l'esperienza.

<Jimin> disse il moro dall'altra stanza.

Al diretto interessato iniziò a bettere il cuore molto più velocemente di quanto non stesse già facendo.

<Mh?>

<Non vieni?>

<Oh...si...arrivo> rispose lui, alzandosi di scatto dal letto ed uscendo dalla sua stanza.

Entrò lentamente, fermandosi a poca distanza da Jungkook e aspettando sue direttive.
Quest'ultimo aveva già preso in mano il computer e stava smanettando sui tasti con frenesia. Spostò lo sguardo dallo schermo alla figura immobile davanti a lui, alzando un sopracciglio, confuso.

<Cosa fai lì? Siedi> disse battendo alcuni colpetti con la mano sullo spazio vuoto affianco a lui.

Jimin si avvicinò e si sedette in silenzio, quasi trattenendo il respiro.
Il più piccolo percepì il nervosismo dell'altro e si girò completamente nella sua direzione, mettendo per un momento da parte il pc.

Il biondo incrociò lo sguardo con il suo ma non riuscì a sostenerlo per più di pochi secondi. Tutto il coraggio di prima era completamente svanito. Ora si sentiva stranamente timido, quasi inferiore alla persona che aveva vicino e che sembrava tutt'altro che a disagio.
Jungkook sospirò prima di parlare.

<Jimin...qualcosa non va?>

<No...non lo so...è che...> fece una pausa, cercando di capire cosa volesse davvero esprimere.

<Mi vergogno a dirlo> disse infine, esibendo un sorriso appena accennato di auto commiserazione e spostando l'attenzione sulle sue mani poggiate sopra le cosce.

Il moro allungò le braccia e le afferrò, tirandole a se e stringendole forte, cercando di dargli conforto.

<Non devi> disse infine con tono dolce ma allo stesso tempo autoritario.

<Il punto è che tu sembri così...sicuro>

<Sicuro di amarti? Si...aspetta, tu no?>

Al più piccolo, fin'ora tranquillo, salì una leggera ansia.

<Certo che sono sicuro! Non mi rimangio quello che ti ho detto prima perché è la verità>

<Allora cosa?>

<Vedi è proprio questo il punto...non riesco nemmeno a dirlo!> affermò alzando leggermente la voce, rimproverando se stesso.

<Jimin>

<Mh?>

<Guardami>

Il ragazzo spostò lo sguardo dalla trapunta del letto, che stava fino a quel momento analizzando in ogni suo minimo particolare, al volto del moro.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora