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Jungkook se ne stava disteso sul letto, gli occhi chiusi e le orecchie in ascolto.
Un rumore di passi risuonava per il corridoio dell'ospedale.
Si fermò di colpo. La maniglia iniziò a cigolare e la porta dopo poco si aprì, lasciando che una sagoma scura facesse capolino dallo stipite.

Jungkook aveva il cuore in gola. Per un attimo trattenne il respiro. Poi, con tutta la forza che riuscì a trovare, si girò verso la figura che stava di fianco al suo letto.

Non fece in tempo né a parlare né a vedere chi fosse che questo gli mise le mani al collo impedendogli di respirare.
Il ragazzo annaspò in cerca d'aria mentre con le mani provava ad allentare la presa del suo aggressore.

La figura, visibilmente compiaciuta e divertita, gli disse con un ghigno
<Ti sono mancato?>

La stanza iniziò a girare, la vista si offuscò e tutto divenne buio in un attimo.

Jungkook si svegliò di soprassalto. Era tutto sudato e aveva il fiatone, come se avesse appena corso una maratona. Il corpo, dopo il veloce scatto del busto per mettersi seduto, gli ricordò con un dolore atroce di non essere ancora guarito.

Ispezionò la stanza e con suo grande sollievo vide che non c'era nessuno.

"Calmati. Non è reale" disse a se stesso.

Pian piano il battito si regolarizzò. Il ragazzo sentì il bisogno di bere, così allungò una mano verso la bottiglia sopra il tavolino.

Un foglio bianco piegato con cura era appoggiato al bicchiere.
Jungkook lo prese e lo aprì. I suoi occhi lessero quelle poche parole impresse con l'inchiostro:

"La fortuna ti lascerà"

Per un attimo il suo cervello smise di funzionare.

"È uno scherzo?"

Alcuni brividi iniziarono a percorrergli la schiena.

"Quel Park mi ha messo sotto scorta e lo stesso non sono capaci di proteggermi" pensò con un misto di rabbia e paura.

Era spaventato, anche se non voleva ammetterlo a se stesso, figuriamoci agli altri.
Non avrebbe detto niente del foglietto, ormai aveva deciso.

D'altronde non c'erano scritte vere e proprie minacce, non avrebbero potuto fare niente.
Era meglio non destare preoccupazioni infondate.

La porta all'improvviso si spalancò e Jungkook sobbalzò per lo spavento. Un'infermiera con uno sguardo confuso gli chiese

<Jeon tutto bene?>

<S-si, pensavo fosse...non importa> rispose lui cercando di mantenere un tono calmo.

<Allora> iniziò lei <Domani è il grande giorno>

<Già>

Era passate una settimana dal suo ricovero in ospedale ed era il momento di lasciarsi tutto alle spalle e di tornare a casa.

Non vedeva l'ora di abbandonare quel posto e di continuare a vivere la sua vita come prima.
Se ci sarebbe riuscito oppure no sarebbe stato solo il tempo a dirlo.

<Ah proposito> disse il ragazzo <potreste chiamarmi un taxi per domani?>

L'infermiera lo guardò divertita e disse
<Un taxi? Non credo proprio>

<Come?>

Il giorno seguente

Jimin stava guidando la sua automobile nera per le strade di Seul.
Per poco un auto nella corsia opposta non gli andò addosso.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora