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La stanza si presentava completamente diversa da quella che avevano assegnato al corvino: era più piccola, con gran parte dello spazio occupato da macchinari ingombranti; le pareti erano bianche invece di azzurro pallido e non vi erano poltroncine o divanetti.

Jungkook si premurò di richiudere la porta con delicatezza, poi restò fermo ad osservare quell'ambiente decisamente infelice.

Un'infermiera stava cautamente manovrando i tubi delle flebo collegati al braccio di Jimin, dosando la giusta quantità di medicinali e antidolorifici. Quando sentì la porta chiudersi si voltò verso Jungkook, rivolgendogli un sorriso dolce prima di tornare a sistemare le ultime cose.

<Il paziente è qui da poco e ha già una visita? Deve essere speciale> scherzò la donna per smorzare l'atmosfera tesa.

<Si> disse sorridendo il ragazzo <Molto>

Dopo alcuni istanti di esitazione chiese <Come sta?>

<Ha superato l'intervento e già questa è una cosa positiva. Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli>

<Sia sincera, secondo lei si risveglierà?>

La donna aprì bocca per dire qualcosa, ma la rinchiuse poco dopo perché doveva trovare le parole giuste da usare. In queste situazioni sapeva che doveva essere in grado di unire la verità ad un buon modo per raccontarla e farla recepire senza troppo sconvolgimento.

<Le ferite fortunatamente non erano estese anche agli organi, però erano molto profonde e hanno causato una grande perdita di sangue>

<Perciò...?> fece preoccupato il ragazzo.

<L'ossigeno ha fatto fatica ad arrivare al cervello per un po' di tempo ma per fortuna siamo riusciti ad intervenire prima che fosse troppo tardi...anche se non è detto che si risvegli...è molto probabile che accada però non sarebbe giusto darlo per scontato>

Jungkook annuì e abbassò lo sguardo, pentito di aver fatto quella domanda.

<Non preoccuparti, io sono fiduciosa> disse sorridendo, prima di prendere in mano il fascicolo con la cartella clinica del biondo e dirigersi verso l'uscita, lasciando così la stanza.

Jungkook, ancora fermo sul posto, fece scivolare lo sguardo su tutti i display luminosi che monitoravano le funzioni vitali del paziente, mostrando cifre e abbreviazioni che solo un medico avrebbe potuto comprendere.

Forse per caso o più probabilmente per scelta, non si era soffermato per più di qualche secondo con lo sguardo sul lettino al centro della stanza e di conseguenza anche sul ragazzo che lo stava occupando.

Ben presto si rese conto che percorrere quei pochissimi metri che lo separavano da Jimin sarebbe stato lo sforzo più grande di tutta la sua vita.

Come poteva guardarlo in faccia dopo che questo si era sacrificato per lui e dopo che si era fatto carico di tutti i suoi problemi? Qualcuno avrebbe semplicemente detto "è il suo lavoro, è normale che si sia esposto così tanto", ma Jungkook sapeva che non era così, perché era sicuro che da un certo punto in poi - se non da subito - il maggiore avesse agito andando oltre i suoi doveri da agente.

Si avvicinò a piccoli passi - tanti quanti le piastrelle del pavimento disposte in linea retta da una parete all'altra - fermandosi a lato del letto.

Osservò il volto apparentemente sereno del biondo e una freccia lo trafisse istantaneamente al cuore: in un primo momento sarebbe potuto sembrare solamente addormentato, ma gli occhi gonfi e il colorito spento del volto facevano intendere tutt'altro. Jungkook aveva temuto così tanto di vederlo in quelle condizioni.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora