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Dopo minuti che sembrarono ore, Jimin si mise seduto sul letto, con la schiena appoggiata contro la fredda parete della stanza.

Stava fissando il vuoto. Gli occhi rossi, la testa pesante, un dolore costante al petto. Si sentiva uno schifo, sia per aver fatto arrabbiare Jungkook sia per essersi rintanato lì, come un vigliacco, invece di affrontare i propri problemi.

Doveva riuscire a trovare la forza di alzarsi, di mettere un piede dopo l'altro e di andare nella camera di fronte a chiedere scusa. Doveva.
Scivolò in avanti e si accasciò sul pavimento.

Una reazione eccessiva? In realtà no. Era sempre stato tanto male anche solo per un piccolo diverbio, figuriamoci sentirsi dire "sta lontano da me" dalla persona che...chi era per lui Jungkook?

Come poteva definirlo? Come si sentiva di definirlo? Un ragazzo da proteggere? Un amico? O qualcosa di più?

Non sapeva nemmeno lui. Era confuso e frastornato. Nella testa gli rimbombavano ancora le parole di disprezzo pronunciate dal moro.

"Forza" si disse appoggiando le mani sul pavimento "puoi farcela".

Così si alzò in piedi, inizialmente barcollante ma poi più sicuro. Aprì la porta è si fermò in corridoio, davanti alla stanza di fronte. Prese un bel respiro e bussò.

<Jungkook...> iniziò <possiamo parlare?>

Nessuna risposta.

<So che sei arrabbiato ma lascia che ti spieghi. Io non volevo...mi dispiace. Credevo di fare bene ma invece ho fatto solo un casino...posso entrare?>

Ancora niente.

Jimin abbassò la maniglia ed entrò nella stanza.
Vuota. Non c'era ombra del ragazzo.
Ne rimase stupito perché non aveva sentito nessun rumore di porte che si aprono. Allora come aveva fatto ad uscire?

Stava per andarsene quando il display del computer sopra il suo letto si illuminò. Un po' titubante, il ragazzo si avvicinò, sedendosi sul materasso, e guardò di cosa si trattasse.
Era una semplice notifica di una mail in arrivo.

Per sbaglio, jimin schiacciò un tasto del computer e l'icona sullo schermo si chiuse, lasciando spazio ad una pagina aperta di word.

L'agente non avrebbe voluto ficcare il naso negli affari del più piccolo, anche perché quest'ultimo gli aveva fatto capire di voler mantenere una certa privacy, ma non riuscì a fare a meno di leggere la prima riga.
Iniziava con:

Jimin, vorrei poterti dire

Senza accorgersene, stava già leggendo tutto il testo.

Vorrei poterti dire che mi piaci.
Mi piaci davvero.
Non come ti piace un amico.
Mi piaci come compagno di vita.

Vorrei potertelo dire.
Ma so che se lo facessi tra noi non sarebbe più lo stesso.
Non c'è niente che mi faccia sperare che tu ricambi ciò che provo.
Niente.
La fortuna non è mai stata dalla mia parte e mai lo sarà.

Perciò te lo dico qui, forte e chiaro:
TU. MI. PIACI.

Gustati queste parole perché non le sentirai mai pronunciate ad alta voce.
Non in questa vita almeno.
Magari nella prossima ci rincontreremo ed io sarò più coraggioso.
Lo spero.

Io chi sono per te?
Non serve che mi rispondi, non voglio sapere la verità.
Fa male lo sai?
Io...

Jimin arrivò a leggere fin dove Jungkook si era interrotto. Probabilmente aveva scritto quelle cose prima del litigio.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora