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<È successo un po' di tempo fa mentre stavo lavorando ad un caso. Una coppia molto ricca morì in un incidente stradale, lasciando orfani il figlio di 13 e la figlia di 21 anni con un ingente somma di denaro.
Il più piccolo venne rapito e in cambio del suo rilascio chiesero una parte della loro eredità. Il punto è che i criminali dopo averli contattati chiesero di tenere fuori la polizia>

Jimin fece una pausa per capire come continuare il suo racconto. Cercò di selezionare i ricordi, di metterli in ordine. Non avrebbe parlato di tutto, si sarebbe fermato prima.

<Continua> lo incoraggiò Jungkook con uno sguardo curioso ma allo stesso tempo apprensivo, che non gli aveva mai riservato prima.

<Doveva essere la sorella a consegnare il denaro, non c'era altra scelta. Le mettemmo una ricetrasmittente e una telecamera ma non appena entrò nello stabilimento dove tenevano il bambino smisero di funzionare.
Probabilmente quei tipi si erano attrezzati con delle apparecchiature capaci di mandare in tilt i congegni elettronici. Ovviamente eravamo pronti ad intervenire, così siamo entrati dal tetto e una volta dentro abbiamo atteso>

Svoltò a destra ed arrivò nel parcheggio di casa, dove fermò l'auto è senza scendere concluse la sua storia.

<La ragazza, nonostante le avessimo dato indicazioni precise, decise di cambiare i piani e di agire di sua iniziativa.
Quello che voglio farti capire è che c'è un motivo se ti sono state date delle regole. Lei ha messo in pericolo la vita di sua fratello e la sua, per questo devi stare molto attento>

Il biondo, mentre parlava, aveva gli occhi fissi sul conta-chilometri e le mani strette sul volante, talmente tanto che le nocche persero colore diventando bianche.

Una reazione un po' eccessiva per una storia del genere...o forse c'era qualcosa di più profondo che lo turbava, che non lo lasciava andare avanti.

Con un movimento lento e delicato Jungkook appoggiò la mano sul braccio di Jimin, facendogli allentare la presa.

Si voltò a guardarlo negli occhi, sorpreso per il gesto.

<Va bene ma non vedo questa grande somiglianza con me. Non è stato rapito nessuno> disse Jungkook con un tono quasi saccente, facendo svanire la magia del momento.

"Ah ecco, mi sembrava strano che facesse il carino" pensò l'agente.

<Quella ragazza era sotto la mia protezione, quindi è colpa mia se...le cose non sono andate come previsto>

<Okay starò attento, ho capito>

Senza poter tenere a freno la sua curiosità chiese <Lei e suo fratello stanno bene?>

<Si> mentì Jimin.

Quella era l'unica bugia, il resto era vero, solo che aveva omesso delle parti importanti.

Non era il momento giusto per la versione intera della storia. Inoltre non voleva spaventarlo troppo, il giusto perché capisse, nulla di più.

Nei giorni che seguirono Jungkook uscì di casa molto di rado e solo se accompagnato.
Questo soprattutto per sua volontà: aveva molti progetti da consegnare perciò era sempre intento a lavorare al computer.

Jimin quando tornava a casa da lavoro cercava di farlo uscire dalla sua stanza per passare un po' di tempo assieme, spesso con scarsi risultati.

Non era solo per lo studio che se ne stava rinchiuso lì: da quando aveva ripreso a scrivere a proposito delle sue giornate il suo diario si era trasformato in qualcosa di diverso.

Era diventato una sorta di raccolta di lettere, tutte indirizzate e Jimin. Ovviamente non voleva che le leggesse, ma "scrivergli" in qualche modo lo aiutava a non complicare le cose tra di loro, a mettersi un freno.

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora