Jimin guardava preoccupato la figura legata alla sedia che gli stava affianco, priva di sensi e con la testa bassa, rivolta al petto. Il volto appariva stranamente rilassato, come se il ragazzo stesse dormendo tranquillamente e non si trovasse in quel postaccio ma a casa, al sicuro.
Più ci pensava e più non riusciva a capire perché fosse venuto a cercarlo. E soprattutto, come cavolo aveva fatto a sapere che lui si trovava proprio lì...e poi...cosa gli aveva fatto credere che avesse bisogno di aiuto? Si, in effetti non poteva affermare che filasse tutto liscio dal momento che anche lui si trovava legato - caviglie e polsi - e senza possibilità di fuga...però dover liberare anche Jungkook, oltre a se stesso, non rientrava nei suoi piani - per quanto questi fossero già andati in fumo.
È per di più non aveva avvertito i suoi colleghi. Certo, probabilmente si erano già accorti della sua assenza da lavoro e magari anche della sparizione di Jungkook, ma non era sicuro che sarebbero riusciti a trovarli in tempo.
Non sapeva dire cosa avesse riservato il futuro per loro, se sarebbero usciti sani e salvi da lì, riprendendo la loro vita da dove l'avevano lasciata, oppure...
Jimin scosse il capo. Non voleva nemmeno pensare alle alternative. In un modo o nell'altro sarebbero riusciti a cavarsela, come avevano sempre fatto d'altronde.
All'improvviso la porta si aprì, lasciando entrare un uomo, lo stesso che aveva stordito Jungkook e lo aveva legato, non curante degli insulti e delle minacce di morte che Jimin gli aveva urlato contro.
Appena lo vide la mascella si irrigidì, i pugni si serrarono e gli occhi si riempirono di odio.
La sagoma scura si avvicinò lentamente e quando fu vicina alla luce dei faretti il biondo poté notare un sorrisetto divertito farsi spazio sul suo volto.
Lo guardò con disprezzo di rimando, cercando di sembrare sicuro e non intimorito, nonostante fosse lui quello a trovarsi in una situazione svantaggiosa.L'uomo si fermò ad un metro da lui e senza abbandonare la sua espressione strafottente - dopo qualche istante di contemplazione - si spostò davanti al corvino, chinandosi in avanti e tendendo una mano verso il suo volto.
<Non toccarlo> ruggì Jimin.
<Altrimenti cosa?> fece di rimando l'altro, con tono di sfida <Non mi sembra che tu sia nella posizione di poter decidere>
<Prova a torcergli anche solo un capello e ti farò rimpiangere di essere nato. È una promessa> continuò il ragazzo, come se nulla fosse.
<Park> disse ridendo <smettila, ti stai rendendo ridicolo>
Detto ciò, appoggiò finalmente la mano sulla guancia del corvino e la strofinò sulla pelle fresca, facendo impazzire d'ira il biondo.
<È così morbido...lo sapevi?> chiese stuzzicandolo.
<LURIDO PEZZO DI->
<Hey hey, non c'è bisogno di offendere> lo interruppe questo, allontanando la mano e riavvicinandola poco dopo - come ricordandosi all'improvviso il suo scopo iniziale - dandogli alcuni schiaffi, in modo che si svegliasse.
È così accadde. Il corvino fece qualche smorfia contrariata prima di aprire lentamente gli occhi e alzare lo sguardo verso la persona che aveva davanti.
<Ben svegliato> disse con tono falsamente dolce, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
Jungkook si voltò verso l'agente per vedere con i suoi occhi che quest'ultimo fosse vivo e vegeto affianco a lui e che quindi il sogno - incubo più che altro - avuto prima non fosse reale. Poi riportò la sua attenzione all'uomo che lo stava osservando, guardarlo con occhi penetranti e labbra strette in una linea sottilissima.
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Protection || jikook
FanfictionJimin stava camminando lentamente verso casa quando un ragazzo si scontrò con lui. Qualche parola di scuse da parte di entrambi, nulla di più. Presero direzioni opposte, convinti di non rivedersi più. Jimin si girò indietro e guardare il ragazzo che...