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<AIUTO! VI PREGO!>

La gente urlava in preda al terrore. Tutto si muoveva frenetico intorno a due figure immobili, come intrappolate in una bolla.

Jungkook mosse un primo passo verso il suo appartamento, o quel che ne restava.

<Fermo! Non puoi entrare> disse Jimin.

<NO TU NON CAPISCI! I-IO DEVO ENTRARE...>

Così dicendo fece un altro passo. L'agente dovette bloccarlo di peso con tutta la forza che aveva, per compensare la differenza di corporatura tra i due.

<Non c'è nulla da fare>, poi aggiunse <spostiamoci da qui, potrebbe crollare tutto da un momento all'altro>

In men che non si dica la zona si riempì di camion dei pompieri e di ambulanze.
Una squadra di uomini in tuta arancione e nera si diresse verso l'entrata del condominio, mentre i loro colleghi azionavano le pompe d'acqua per cercare di spegnere l'incendio scatenato dall'esplosione.

Le squadre di salvataggio lavoravano senza sosta per portare a terra tutti i residenti della palazzina.
I due ragazzi rimasero dentro l'ambulanza per curare le ferite superficiali causate dai detriti sbalzati via.

Jungkook era molto scosso. Restò seduto sul bordo del veicolo, con una coperta termica sulle spalle e una tazza di tè caldo in mano, senza berlo e senza proferire parola.

Il suo appartamento, tutta la sua roba, non c'erano più. Si rincuorò solo un pochino quando gli venne in mente che aveva lasciato la borsa con la fotocamera e gli obbiettivi all'università, quindi almeno qualcosa gli era rimasto.

Jimin invece era nervoso. Camminava avanti e indietro davanti al più giovane, pronto a proteggerlo come se da un momento all'altro qualcuno fosse sbucato fuori dal nulla per aggredirlo.
Dentro la sua testa pensieri frenetici e teorie complottistiche prendevano forma, per poi dissolversi subito dopo.

<Jimin?> disse il moro per attirare la sua attenzione.

Niente da fare. L'agente sembrava non averlo sentito.
Jungkook si schiarì la voce e ripeté il suo nome a voce più alta.

<Jimin?>

Questa volta andò meglio.

<Si? Stai male? Ti serve qualcosa?> chiese preoccupato, avvicinandosi al ragazzo.

Il più giovane alzò un sopracciglio, irritato.

"Mi sa che sei tu quello che non sta bene qui" pensò.

<Puoi smettera?>

<Di fare cosa...?>

<Di andare avanti e indietro. Mi stai facendo girare la testa>

<Vedi che stai veramente male, dovresti restare qu->

<Piantala, sto benissimo. Sei paranoico>

<Cosa sono?!>

<Magari hai ancora le orecchie tappate, te lo ripeto: sei P-A-R->

<Ci sento bene> lo interruppe il più grande, visibilmente seccato.

Prima che potesse aggiungere altro, si sentirono le sirene della polizia in lontananza.
In poco tempo un gruppo di macchine si fermò sul ciglio della strada e ne scesero 8 agenti che a passo svelto raggiunsero il collega.

Il commissario Lee, davanti agli altri, lo stava guardando con un'aria indecifrabile.

<Come mai> iniziò <quando succede qualcosa sei sempre presente? Mh?>

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora