<10>

1.5K 113 15
                                    

Jungkook rimase fermo sul posto a squadrare da cima a piedi il palazzo dove avrebbe trascorso le prossime settimane, forse mesi.

Provava la stessa sensazione di chi non può credere che qualcosa stia succedendo davvero, anche se le circostanze dimostrano il contrario.

"Vorrei che fosse solo un incubo" pensò con rammarico.

<Dai entriamo>

Le parole del biondo lo riportarono con i piedi per terra.

Una volta dentro si fermarono davanti all'ascensore, aspettandone l'arrivo.

dlin-dlon

Le porte si aprirono e i due salirono all'interno.
Jimin allungò un braccio e schiacciò il pulsante con un 5 bianco che si illuminò subito.

Durante l'attesa nessuno parlò: jungkook era immerso nei suoi pensieri mentre Jimin non sapeva cosa dire.

Il più grande si limitò ad osservare l'altro con la coda dell'occhio, pronto a cogliere ogni minimo segnale, di qualsiasi tipo.
Questo almeno era quello che aveva detto a se stesso.
In realtà non c'era una ragione precisa. Voleva guardarlo e basta.

Non era ancora consapevole dei suoi sentimenti e di certo non sapeva di privare attrazione per lui.
Jungkook, al contrario, sapeva di essere gay. Per lui non era un problema dirlo, non se ne vergognava, ma questa volta era diverso.
Non voleva che Jimin sapesse perché sapere significava dirgli "si, hai una possibilità con me" e non voleva di certo questo.

Ma d'altronde non sapeva nemmeno se il biondo ricambiasse. Anzi, si accorse di non sapere nulla di lui. Forse avrebbe potuto aprirsi un pochino, vedere cosa potessero condividere, che esperienze avesse avuto, magari parlare anche del suo lavoro...

Jimin ruppe il silenzio.
<Dunque, ora ti sistemo la camera...>

L'altro non lo ascoltò minimamente e continuò il suo dialogo interiore.

Si rese conto che non poteva esporsi così tanto, infondo voleva mantenere le distanze così si disse un bel "NO", forte e chiaro.

Qualche problema?

Si.

Era sovrappensiero e non si accorse di aver detto quel "NO" ad alta voce.
Jimin si girò e guardarlo con un'espressione accigliata.

<No ehm...non dicevo a te> si affrettò a dire.

Siccome il biondo non aggiunse altro gli disse <Continua pure, ti ascolto>

Non voleva essere sgarbato perché infondo era ospite in casa di uno più grande.
Era già una bella scocciatura per lui, non osava immaginare per Jimin.

Le porte si aprirono e i due scivolarono fuori dall'ascensore, diretti al "loro" appartamento.
Il più grande stava intrattenendo un discorso informativo selle varie zone della casa, come "il bagno che avreppe potuto usare appena si fosse sistemato" oppure "la dispensa che era sempre a sua disposizione".

Prima di abbassare la maniglia si girò a guardarlo e concluse il tutto con un "fai come fossi a casa tua" accompagnato da una lieve inarcatura delle labbra che poteva vagamente ricordare un sorriso timido.
Jungkook annuì in risposta.

[...]

Il più giovane era in bagno: stava cercando di sfilarsi la felpa per fare un bagno caldo, con poco successo.
Il gesso continuava ad incastrati nella manica ed ad ogni movimento troppo azzardato sentiva un dolore lancinante sul fianco.

Non voleva chiedere aiuto a Jimin, non si sarebbe abbassato a tanto. Lui, persona indipendente, che si faceva aiutare da qualcuno? Non era possibile.

Restò a provare per circa 10 minuti, riuscendo a sfilare solo il braccio sano. Sentì una rabbia sempre maggiore ribollirgli nelle vene.

L'agente, non sentendo il rumore dell'acqua che scorre, si preoccupò ed andò a bussare alla porta del bagno.

<Jungkook? Tutto bene?>

<Si>

Stava per allontanarsi dalla porta quando...

<No aspetta...non riesco a...potresti aiutarmi?> ammise in fine il più giovane, sconfitto da quella maledetta felpa.

Jimin entrò e lo trovò con il torso mezzo nudo.
Rimase qualche secondo a fissare i suoi addominali scolpiti, per poi deglutire e spostare l'attenzione sul problema.

<Non riesci a toglierla? Aspetta...>

Con molta delicatezza, per paura di causargli dolore, riuscì a sfilare la felpa dal gesso.

<Grazie> disse in imbarazzo Jungkook.

<Niente>

Jimin passò lo sguardo dal suo volto, al suo torace, per poi fermarsi sui suoi pantaloni.

"Devo aiutarlo anche per...?" pensò, sentendo il volto cambiare colore.

Il moro sembrò capire al volo cosa gli passasse per la testa e disse <Mi arrangio grazie>

<Va bene, ma sei hai problemi->

<Non ne avrò>

E detto ciò lo spinse fuori dal bagno.
"No. Non perdere il controllo. Puoi farcela"

Il biondo nel mentre si era messo a riordinare la stanza e cambiare le lenzuola, appoggiando la trapunta piegata ai piedi del letto.

La camera ed il bagno avevano le porte una di fronte all'altra. Infatti i due, uscendo contemporaneamente della rispettive stanze, si trovarono faccia a faccia.
Si osservarono entrambi, senza nulla da dire.

Jimin, per interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato, si schiarì la voce ed invitò jungkook ad andare a dormire, vista la giornata poco tranquilla appena trascorsa.

<Si ora vado. Mi dispiace di doverti rubare il letto>

<Non preoccuparti. Pensa a riposare invece>

Jungkook sorrise, abbasando lo sguardo. Gli era ormai chiaro che vivere con Jimin avrebbe significato condividere gli spazi con una sorta di mamma premurosa.

Preso da un momento di debolezza disse
<Notte hyung>

Il più grande rimase sorpreso di questo suo gesto. Per molti sarebbe stato ordinaria amministrazione.
Per lui invece significava che il "piccolo" si fidava anche solo un po' di lui.

<Buona notte> gli rispose, sfoggiando un sorriso compiaciuto.

I due si separarono, pronti a sprofondare nel sonno. Cosa che non accadde presto.
Avevano entrambi pensieri turbolenti.

Jungkook sapeva che sarebbe stata dura tenere a freno i suoi sentimenti, mentre Jimin stava per la prima volta facendo conoscenza con qualcosa che lo spaventava.

Non era sicuro di quello che stava succedendo nella sua testa ma le emozioni che provava nella pancia non mentivano.
Sarà pronto ad accettarle?

Capitolo breve, sorry.
I prossimi saranno più lunghi.
Enjoy ツ

Protection || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora