1 - Grotta

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"Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te".

Friedrich Nietzsche

~ WALTHER ~

Era buio.

L'oscurità avvolgeva quello che sembrava essere l'interno di una grotta, c'era da dire che queste per me erano sempre state tremendamente familiari. Avevo trascorso la mia infanzia in gallerie e cunicoli, la mia comunità, la comunità di Karbon aveva sempre avuto una relazione intima con le grotte:
La grotta è il ventre della madre Terra, ti accoglie, ti fa sentire a casa, la grotta ti protegge.
Era questo il nostro mantra.

Ma allora perché questa volta non mi sentivo a mio agio? Perché avanzavo così a fatica? E soprattutto, perché mi trovavo qui?

Mi feci coraggio, quello non mi era mai mancato, a tentoni mi aprii la strada tra le tenebre, non avevo nemmeno una torcia ad illuminare il mio cammino.

Era buio.

La mia vista piano piano iniziava ad abituarsi. Riuscivo a distinguere chiaramente alcuni dettagli della grotta come le stalagmiti che erano sotto ai miei piedi.

«Devo fare attenzione» pensai ad alta voce.

L'istinto mi diceva di proseguire, mi addentrai sempre di più in quello che sembrava un tunnel senza via d'uscita.

I miei passi si fecero più decisi, non sapevo come ero finito lì, ma una cosa era più che sicura: ne volevo uscire al più presto!

«Chissà se è la direzione giusta».

Tutto ad un tratto, in lontananza, mi parve di scorgere qualcuno: una ragazza. Mi fissava con aria malinconica, avrà avuto poco più di sedici anni, capelli di un nero corvino, lunghi fino alle spalle, vestita solamente di quella che sembrava una stola o una vestaglia. Era di un bianco sporco, avorio oserei dire. Quello strano abbigliamento, senza dubbio inusuale per una grotta gelida come quella in cui mi trovavo, passava letteralmente in secondo piano una volta incrociato il suo sguardo. I suoi occhi: di un blu scintillante che sembravano due zaffiri, quasi ad illuminare quel posto lugubre e dall'aria tetra. Non erano occhi normali, no di certo, nessun essere umano poteva possedere quella tonalità di blu, così penetrante, così intenso. Avevo sentito strane storie nei miei viaggi, di persone con strani occhi blu, esseri umani speciali, esseri umani che potevano fare cose sensazionali, miracoli! Alcuni ipotizzavano che erano degli dei scesi in terra, altri che erano semplicemente dei mostri. Io avevo sempre pensato con un po' di scetticismo che erano solo storie, folklore di questi tempi bui e di desolazione.

Tanto sta che ora, proprio una di loro era di fronte a me, lì a fissarmi, con lo stesso sguardo nostalgico, quasi come mi conoscesse. In effetti, anche a me la figura che mi si parava davanti non mi sembrava aliena, anzi, avvertivo una strana sensazione di familiarità. Nonostante ciò, il mio istinto mi diceva di scappare a gambe levate, di voltarmi e tornare indietro, quegli occhi, erano gli occhi del diavolo! Impossibile sostenere lo sguardo per più di pochi secondi, mi sentivo schiacciato, oppresso, come se la mia anima e i miei segreti più intimi venissero violati. Decisi di voltarmi in fretta e andarmene, dovevo trovare un'altra uscita!

Non feci in tempo a cambiare strada che, eccola, era di nuovo davanti a me, questa volta vicinissima, da distanza ravvicinata i suoi occhi color zaffiro risultavano ancora più ammalianti, affascinanti ma allo stesso tempo spaventosi. Balbettavo, non riuscivo a parlare, le gambe mi tremavano, la gola era secca. Si avvicinava, ancora un altro passo, un altro ancora. Eravamo faccia a faccia. Ero pietrificato. Sollevava il braccio con un movimento armonico poggiando la mano sulla mia fronte e...

Era buio.

...

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