6 - Consiglio

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* COLT *

Lasciammo solo il prigioniero.

Io e altri due membri del consiglio, Vince e Chester percorrevamo il lungo viale che ci avrebbe condotto alla Sala del Fuoco. Luogo dove si svolgevano le loro riunioni.

Durante il cammino nessuno di noi disse una parola. Non avevo mai visto Vince e Chester così preoccupati. L'attacco subito da quella gente, capitanata da quell'essere spaventoso con gli occhi blu ci aveva inevitabilmente scosso. Avevamo sempre pensato che fossero solo leggende. Ci sbagliavamo, erano reali. Sinceramente speravo in cuor mio di non dovermi più imbattere in uno di quei mostri.

Arrivammo all'ingresso della Sala ed entrammo. All'interno un grande fuoco situato al centro della stanza la rendeva accogliente ed ospitale. Ci togliemmo le grosse pellicce. Gli altri sei membri del consiglio seduti tutti in cerchio dinnanzi al fuoco ci stavano aspettando.
Era la prima volta che vi partecipavo, avevo da poco compiuto diciannove anni. Mio padre, membro anziano del consiglio era morto qualche settimana prima dell'attacco che avevamo subito. Non mi sentivo pronto per una tale responsabilità, ma gli ultimi eventi mi avevano spronato ad accettare tale carica.«È tempo di crescere Colt» pensai mentre mi apprestavo a sedermi intorno al fuoco di fianco la vecchia Eloise. La persona più anziana di Zambon.

Da che avevo memoria la ricordavo sempre uguale ad adesso. Per quel che ne sapevo era più vecchia della stessa Zambon, avrà avuto cento anni, ma che dico di più, almeno duecento!
Fu proprio Eloise a prendere per prima la parola. Con un piccolo colpo di tosse si schiarì la voce in modo che tutti potessero prestarle attenzione.

«Dunque Vince. Cosa ne pensi? Hai visto il prigioniero. Cosa dovremmo farne?» chiese.

Vince incrociò il mio sguardo per un secondo poi prese parola: "Lui nega, ma secondo me è coinvolto. Per come la vedo io dovremmo ucciderlo immediatamente. Che sia da monito a chiunque altro cerchi di attaccarci in futuro!"

Un brusio si levò nella Sala. Alcuni membri del consiglio farfugliavano tra loro. Eloise rimase in silenzio aspettando che tornasse la quiete poi mi rivolse la parola:
«Colt, sei stato tu a trovarlo. Racconta a tutti esattamente come è andata. I dettagli».

Raccontai tutto: del lago; dei lupi; della lotta che avevo avuto con lui. Non trascurai il minimo particolare. Una volta che ebbi finito la vecchia Eloise che aveva prestato molta attenzione disse:
«Capisco. Bene, a questo punto credo che la decisione spetti a te. Cosa proponi per lui?».

A quelle parole un altro membro del consiglio, Hal, scattò in piedi furente:
«Adesso facciamo prendere le decisioni ai mocciosi?» tuonò mentre puntava le sue dita tozze su di me.

Eloise rimase impassibile. I suoi occhi spenti e stanchi, scrutarono imperturbabili quelli di Hal.
Mio padre ed Hal non erano mai andati d'accordo. Il suo astio nei miei confronti era il riflesso degli attriti che in passato aveva avuto con mio padre. Forse mi odiava.

«Il ragazzo ha rischiato la vita per portarlo qui. Inoltre...»

«Lo faremo lavorare» dissi interrompendo Eloise.
Con sua sorpresa la vecchia mi guardò ma mi lasciò parola:
«Stavo pensando..." feci una breve pausa poi proseguii "abbiamo subito parecchie perdite, la roccaforte ha subito dei danni ingenti. Siamo a corto di persone in grado di lavorare. Lui è giovane e in forza. Lavorerà per noi. Ci aiuterà a ricostruire ciò che quel mostro ha distrutto. E se dovessi accorgermi di qualche comportamento sospetto...lo ucciderò, seduta stante».

Non sapevo bene cosa stessi facendo. Forse volevo dimostrare a tutti che non ero più un bambino, soprattutto a quel troglodita di Hal.

«Chi è d'accordo alzi la mano» disse la vecchia Eloise mentre tirava su la sua.
Mi guardai intorno gli unici ad aver tenuto la mano abbassata furono Vince ed Hal, ma con sette voti favorevoli e due contrari la mia proposta venne accettata.

«E sia...» proferì Eloise non tono solenne.

Hal, furente di rabbia si levò in piedi ed abbandonò anzi tempo il consiglio. Prese la sua grossa pelliccia di orso bruno ed uscì dalla Sala.

«Non badarci troppo ragazzo» mi sussurrò Chester mentre osservavo con aria torva Hal dileguarsi.
La riunione del consiglio proseguì per ore. Affrontammo molti altri argomenti, la maggior parte noiosissimi: organizzare le battute di caccia, la raccolta della legna, il problema dei lupi.
A volte faticavo a mantenere alta l'attenzione e ci era mancato tanto così che mi addormentassi. Dopotutto queste riunioni non erano così appassionanti come me le ero immaginate.

Fu notte fonda quando tutti i membri lasciarono la Sala del Fuoco. Ripercorsi il viale che mi avrebbe portato alla prigione. Walther, così mi pare abbia detto di chiamarsi, era ancora lì. Portai con me dell'acqua e del cervo essiccato, non toccava cibo da tutto il giorno.

Entrai e lo vidi. Era seduto con le spalle rivolte verso il muro, la testa china. Aveva l'aria di essere decisamente provato e stanco. Nemmeno si era accorto di me.
«Tieni, mangia. Devi tenerti in forze» gli dissi mentre gli porgevo il cervo.

Walther sollevò lo sguardo e mi fissò con aria distratta.
«Tenermi in forza? Per cosa?» Mi chiese con tono alienato. Il suo unico pensiero sembrava essere quel cervo essiccato che divorò in un baleno.

«Da oggi, sei alle mie dipendenze».

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