13 - Falco

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∞HAMADA∞

Dopo quel giorno funesto, Isaac mi mise sotto stretta sorveglianza. Era molto adirato con me. Non tollerava essere all'oscuro di qualcosa e soprattutto non aveva tollerato il fatto che non gli avessi rivelato che ero in grado di entrare a mio piacimento nel subconscio delle persone. Sentivo che iniziava a temermi. Non aveva più lo sguardo benevolo di un tempo. Forse per lui potevo rappresentare più una minaccia che un arma.

Mi venne tolto l'affidamento di Lin e rimasi chiusa in stanza per settimane. Marakova e Glock, i gemelli, mi tenevano sotto controllo. Costretti, anche loro, a passare le giornate in mia compagnia.
Marakova era la creatura più bella cui qualsiasi sguardo, Indaco e non, si sia mai posato. Capelli biondi color miele e un viso celestiale. Le iridi blu che contraddistinguevano la nostra razza la rendevano una dea in tutto è per tutto. Ho sempre pensato che se davvero una figura del genere esistesse, questa avrebbe le sembianze di mia sorella.
Glock era altrettanto bello ma con tratti tipicamente maschili. Mascella squadrata, spalle larghe. Anche lui, come ogni Indaco che si rispetti aveva occhi blu scintillanti con riflessi violacei che potevano penetrarti nel più profondo dell'anima.

«Mi dispiace molto Hamada. Ma lo sai, non abbiamo scelta» disse mia sorella con lo charme che la contraddistingueva.

«Non preoccuparti, è colpa mia».

Mi sorrise: «Parlerò con nostro padre, non ha più senso starti così addosso. A quest'ora Korovin e Sauer avranno catturato quel tipo e lo staranno portando qui».

«Ha paura che lo tradisca di nuovo, che io sia una minaccia per lui. Ma non è così. Sono fedele ad Isaac, credo veramente nella sua missione».

«Questo lo so e lo sa anche lui. Ma sai come è fatto. È sempre stato molto diffidente e paranoico. Fosse per lui, non dovremmo nemmeno celargli i nostri pensieri. A proposito Hamada, mi dispiace. Mi dispiace di averti letto la mente quel giorno, lo trovo veramente orribile lo sai, soprattutto tra di noi» e mi carezzo il volto.

«Sei stata ingenua sorella, se non avessi nascosto tutto a nostro padre a quest'ora non saremmo tutti in questa brutta situazione. Credi che farti da baby-sitter sia divertente per noi?» disse Glock con un certo nervosismo

«Avete ragione. Scusatemi, di nuovo».

Glock sospirò, aveva l'aria di essere molto infastidito «Ormai è passato, quello che fatto è fatto. Scusami sorella, non volevo essere brusco con te».

Cercai di cambiare argomento: «Vorrei visitare la città oggi. Che ne dite?» domandai.

«Mischiarci agli inferiori? Al fine non c'è mai peggio» ribatté esasperato Glock.
Era sempre stato un tipo burbero ma sentivo che teneva alla sua famiglia, ai suoi fratelli. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerci, anche da nostro padre se necessario.

«Si, certo. Non sei mica una prigioniera, sei nostra sorella. Fare qualcosa di diverso non può far così male. Sarà divertente» replicò Marakova.

Scendemmo dalla torre che sovrastava tutta Luxor. Ci immergemmo nella vita cittadina. Nel corso degli anni avevamo portato qui vari popoli, gente senza futuro, delle etnie più disparate. senza più una casa. Noi gliela abbiamo data. Qua tra le vecchie rovine di una civiltà passata, la vita è risorta. La neve non era più presente per tutto l'anno ma si alterava a periodi, anche se di poco, più caldi. Le temperature da sempre vicino allo zero stavano, man mano che gli anni passavano, risalendo.

Luxor stava diventando frenetica, quelle che una volta erano delle rovine vennero rimesse a nuovo, crearono abitazioni, punti di ritrovo, un mercato dove poter attuare il tipico baratto o scambiare merci con dei piccoli dischi tondi, concavi e seghettati, generalmente di metallo. Erano sparsi dappertutto tra le rovine, di vari colori: verde; rosso; marrone. Alcuni riportavano dei simboli sul lato superiore, o delle immagini. Con una decina potevi acquistare del formaggio, con mille una capra intera.

Pianeta IndacoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora